Export olio extravergine italiano: vince la qualità

L’olio extravergine italiano contribuisce sempre di più allo sviluppo dell’export agroalimentare italiano apprezzato  nel mondo per l’eccellente qualità e pronto per far leva sull’oleoturismo

Abbiamo analizzato con Denis Pantini – responsabile Agricoltura e industria alimentare di Nomisma – l’ export dell’olio extravergine italiano che rappresenta sempre di più un elemento fondamentale nel paniere dell’agri food italiano .

Qual è il ruolo dell’olio extravergine nell’export dell’agrifood italiano?

“Nel 2021, l’ export di olio extravergine d’oliva dall’Italia vale circa 1,5 miliardi di euro, il 3% dell’export agroalimentare italiano. Di questo valore, l’86% è riconducibile all’olio extravergine di oliva. I primi acquirenti di Evo italiano sono stati gli Usa, con una quota del 30%, seguiti da Germania 14%, Francia 10% e Giappone 6%. Per una quota superiore al 60%, il nostro Evo finisce in paesi extra Ue”.

Per quali elementi il nostro olio viene apprezzato sui mercati esteri?

“Da indagini che abbiamo realizzato in questi anni, come Nomisma, nei diversi mercati mondiali è emerso che, nella percezione del consumatore, l’extravergine italiano figura al primo posto per qualità. Lo si riscontra nel 58% dei consumatori statunitensi, nel 53% dei giapponesi e nel 43% dei tedeschi. Tra i fattori, rispetto a quello dei concorrenti, in tutti i mercati analizzati emergono caratteristiche organolettiche, valori nutrizionali e qualità salutistiche”.

Su quali elementi le aziende olearie italiane possono contare per il proprio export?

“Dipende dai mercati. L’origine territoriale può essere un valore in più in Germania e Stati Uniti, dove alcune regioni vengono percepite come territori ad alta vocazione produttiva di olio EVO. Toscana e Sicilia in primis. In Giappone invece, la conoscenza dei territori è meno sviluppata e assumono importanza la confezione, il packaging e l’abbinamento con la cucina locale”.

Quale contributo potrà dare dell’oleoturismo all’export dell’olio italiano?

“Il contributo può essere molto elevato. In tutte le nostre consumer survey, nel definire l’identikit del consumatore di food&wine made in Italy, emerge un consumatore che è stato in Italia negli ultimi anni per vacanza o lavoro. Questo significa che la cucina, il territorio, il turismo enogastronomico rappresentano delle leve potenti per sviluppare l’export di qualsiasi prodotto agroalimentare e l’olio figura a pieno titolo in questa casistica”.

L’incertezza geopolitica e l’incremento dei costi energetici come influiranno sull’export dell’olio italiano?

“Non c’è dubbio che le tensioni geopolitiche e le spinte inflattive nelle commodity finiscono per riverberarsi sulla propensione a viaggiare e consumare dei turisti stranieri. Al di là del crollo delle presenze di turisti russi, si dovranno mettere in conto anche riduzioni di flussi turistici derivanti da timori e preoccupazioni generate dalle instabilità nelle aree vicine al conflitto, senza contare i maggiori costi di viaggi e trasporti, quest’ultimi fattori penalizzanti anche per l’export di tutte le merci, EVO compreso”.

(Emanuele Gorelli)

Related Posts

Ultimi Articoli