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Non chiamatela (solo) viticoltura eroica

Intervista al Presidente del Consorzio Vino di Valtellina Aldo Rainoldi: argomenti principali, la vendemmia imminente e la particolarità di essere viticoltori in un territorio unico

Settembre, mese della vendemmia per antonomasia. Mentre gran parte dei territori vitivinicoli lungo tutta la penisola sono già da qualche settimana alle prese con la raccolta, c’è chi, invece, dovrà attendere ancora un po’. È il caso della Valtellina, con i suoi 2.500 chilometri di terrazzamenti costruiti nel cuore delle Alpi. Un territorio unico, caratterizzato da una lunga storia e tradizione, dove la produzione di vino si scontra con le impervie della natura. Difficoltà che non hanno, però, impedito ai tanti produttori della zona di dare vita a vini inconfondibili. Ce ne parla il Presidente del Consorzio Vini di Valtellina, Aldo Rainoldi.

Presidente, cosa significa fare viticoltura eroica qui in Valtellina?

“Innanzitutto, vorrei sottolineare che il termine eroico oggi può e deve essere attribuito ad altre professioni, che in questi mesi difficili hanno fatto tanto per la nostra comunità. Quello che preferisco per la nostra realtà è viticoltura di qualità, perché è questo che facciamo in Valtellina. Siamo imprenditori, non eroi: quello che facciamo è cercare di tirare fuori il meglio da questo territorio e valorizzarlo. Certo, produrre vino qui è faticoso, non ci sono pianure o dolci colline; ma, alla fine, è anche fonte di grande soddisfazione. Prendiamo il Nebbiolo: è un vitigno che cresce e prospera diversamente in più zone d’Italia – come le Langhe – ma qui si incontra da vicino con le montagne e la montagna stessa lo firma e lo caratterizza fortemente. Si distingue per finezza e per olfatto, per un’armonia e gentilezza unica, diventa un vero e proprio vino iconico. Mai invadente e scorbutico, potremmo quasi definirlo un nebbiolo ingentilito”.

A differenza del resto d’Italia, qui la vendemmia parte dopo, tra fine settembre e inizio ottobre. Cosa dicono le previsioni?

“Al contrario di altre zone della regione, ci aspettiamo una resa quantitativa inferiore rispetto alle scorse annate, sia confrontandoci con il 2019 che con il 2018. Dopo due anni generosi come quelli scorsi, devo dire che ce lo aspettavamo. Restiamo, invece, fiduciosi per la qualità. È presto dirlo, dato che le ultime settimana prima della raccolta decreteranno la qualità della vendemmia. La preoccupazione è maggiore in quei territori che sono stati colpiti da una forte grandinata lo scorso 24 luglio; per il resto, siamo ottimisti”.  

Lavorando in un territorio particolare come questo, con i suoi terrazzamenti, quali sono i diversi accorgimenti da adottare in periodo di vendemmia?

“Innanzitutto, ci vuole una conoscenza minuziosa non di ogni vigneto, ma di ogni singolo terrazzamento. Ognuno, infatti, è diverso dagli altri e segue tempistiche leggermente diverse. L’errore più grande è sbagliare il momento di raccolta: è quello che decreta la riuscita eccellente dell’annata. Ci vuole molta sensibilità, chi vive e lavora in queste terre lo sa bene”.

Cosa ricorderà di questa vendemmia post lockdown, ai tempi del Covid-19?

“L’aver messo in luce alcune piccole cose. Qui da noi non abbiamo avuto, per fortuna, il problema della manodopera presente in gran parte d’Italia, perché in Valtellina la vendemmia è, in larga parte, ancora un affare di famiglia, che si svolge a livello locale. Ecco, apprezzeremo ancora di più questa dimensione, che è la nostra forza ora più che mai”.

Recentemente, i Vigneti Terrazzati del versante Retico della Valtellina sono stati riconosciuti Paesaggio Rurale Storico: qui il link all’articolo completo

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