Merano Wine Festival 32° edizione: Helmuth Köcher, il Wine Hunter

Intervista ad Helmuth Köcher, Wine Hunter e patron di Merano Wine Festival, che giunge alla 32° edizione

Helmuth Köcher, noto Wine Hunter e patron del prestigioso Merano Wine Festival, si prepara a feteggiare il successo della 32° edizione di uno degli eventi enogastronomici più rinomati al mondo. In un mondo in continua evoluzione, dove le tendenze nel settore del vino e della gastronomia si susseguono a un ritmo sempre più rapido, Köcher è riuscito a mantenere intatto il fascino e l’appeal di questo evento di eccellenza, offrendo agli appassionati un’occasione unica di scoprire e apprezzare le eccellenze enologiche e culinarie provenienti da tutto il globo.

La 32° edizione è tornata pieno della normalità, estremamente vissuta e molto ricca di proposte di nuove proposte, possiamo raccontare questi primi due giorni?

“Ecco, questi primi due giorni sono stati già emozionanti perché abbiamo avuto una bella affluenza e anche grosso interesse. Proprio stamattina ho parlato con i buyers che sono qua tramite l’ICE e sono rimasti impressionati, non si aspettavano un evento di queste dimensioni, ma anche l’organizzazione, e l’accurata selezione dei prodotti presenti all’interno dei vari settori come la biodinamica nella prima giornata, poi ieri che abbiamo iniziato col The Festival e quindi con evento che è l’evento centrale con tutte quelle selezioni di aziende dell’Italia dal Nord al Sud, la parte International e anche con la parte Food che ha una sua importanza, abbiamo oltre 140 produttori di prodotti tipici e le due aree Show Cooking. A questo si è aggiunto anche la parte di Masterclasses che erano numerevoli, ma sono state seguite bene e anche lì ho avuto riscontro molto positivo da parte dei produttori che sono rimasti soddisfattissimi. Non per ultimo, ed è la cosa che mi sta a cuore di più, è la parte di ricerca tecnica scientifica. Ho realizzato un summit con la denominazione “Grido e Respiro della Terra” e all’interno di questo Summit sono stati trattati degli argomenti importanti, soprattutto per quanto riguarda la viticoltura, la vite e il vigneto, cioè la cura proprio di fronte a queste situazioni che stiamo vivendo attualmente di cambiamento climatico, in un anno come questo che stiamo trascorrendo dove abbiamo visto una perdita notevole soprattutto nel sud, in Abruzzo sentivo anche fino all’80%. Insomma sono delle situazioni che vanno affrontate. Il Merano Wine Festival vuole cercare di creare un vero e proprio think tank dove possono esserci dei confronti e magari in base in seguito a questo confronto che possono esserci anche delle soluzioni per il futuro”.

“Back to the roots” è il claim di questa edizione. Cosa si intende esattamente?

“Ecco lo spiego molto facilmente. Basta pensare che la vite è questa piantina che va fino a 20 metri e oltre sotto terra, ti trascina il dna di migliaia di anni di storia. Qui il “Back to the roots” riguarda il ricredere nel potenziale della viticoltura e l’agricoltura in generale, anche a fronte dei cambiamenti climatici, che si sono verificati in ogni epoca. Il vino rappresenta un po’ tutta questa evoluzione ed è importante che ogni volta che assaggiamo un vino ci sia la consapevolezza che c’è dietro tutta questa storia. Ecco, questo è il Back to the road, e anche per Merano Wine Festival che è nato nel 1992 significa richiedere in questi valori, credere nella terra e credere nella natura come nostro amico e alleato penso che possa veramente aiutare a guardare verso il futuro, rispettando e valorizzando il passato, che ha una sua importanza e ci mostra la nostra evoluzione”.

Biodinamica, vitigni resistenti e nuove proposte, qual’è il tuo punto di vista?

“La biodinamica è un evento che ho realizzato del 2005 e fin dall’inizio ha riscosso un discreto interesse. Adesso questo interesse è aumentato notevolmente soprattutto dopo il periodo di Covid, vogliamo avere informazioni sulla salubrità, non a caso vino e salute è diventato un tema molto trattato in questo ultimo anno. Un trend per il futuro molto importante è quello di ricredere nei valori autoctoni del proprio territorio. Vedo tanti vini, magari che non erano considerati negli anni passati e ora stanno venendo fuori, si stanno presentando in maniera egregia. Questo è il Back to the roots, credere in questi valori che poi ovviamente nella nella versione biodinamica o anche dei vitigni resistenti, può avere un suo habitat una sua referenza. Per quanto riguarda i mercati, ad esempio nei monopoli, maggiormente stimolati da vini certificati, sono convinto che nel futuro, parlo di dieci anni, queste categorie incrementeranno sempre di più la loro presenza e quindi il biologico sarà quasi un must”.

Ieri abbiamo assistito a un importantissimo taglio del nastro. Il Mercato della Terra di Slow Food approda a Merano?

“Ecco proprio questo questo mercato è frutto di una collaborazione con lo Slow Food Alto Adige, col presidente Angelo Carillo ma con la presidente Nazionale Barbara Nappini. Quindi abbiamo voluto realizzare un riferimento importante ossia che a Merano Wine Festival si parla di vini di alta qualità ma c’è anche un mondo dietro. Con Back to the roots abbiamo voluto valorizzare il legame con la terra, e con il Mercato Slow Food portare i prodotti della natura, fatti dai contadini, dai piccoli coltivatori. Ecco allora che il Merano Wine Festival ha realizzato un riferimento importante che si sposa in maniera egregia con la nostra filosofia.

Per vedere il video dell’intervista: LINK AL VIDEO

Related Posts

Ultimi Articoli