L’enologo Mourad Ouada sul cambiamento climatico e le abitudini dei consumatori

Raccontiamo l’esperienza di Mourad Ouada in campo enologico e il suo intervento a Wine Experience Oschiri 2022 in merito al cambiamento climatico

Mourad Ouada è un agronomo ed enologo di professione, guidato da una forte passione, nato in Algeria ma con anima francese. Dalla sua esperienza abbiamo approfondito alcuni temi che riguardano il ruolo dell’enologo all’interno delle aziende vitivinicole e come il clima sta cambiando anche i gusti del consumatore. In particolare questo ultimo tema è stato trattato in occasione della kermesse Wine Experience che si è tenuta a Oschiri.

Ci racconti il suo percorso, come si è appassionato al mondo dell’enologia e quali sono stati i primi passi? Come è cambiato il suo lavoro nel corso degli anni?

“Avendo un’anima francese è stato naturale approcciarmi al mondo del vino. Ho mosso i primi passi in questo settore alla fine degli anni 90 quando ho iniziato a lavorare come collaboratore di Riccardo Cotarella. Il lavoro da primo collaboratore di un enologo del suo calibro mi ha permesso di crescere molto a livello professionale. Dopo 16 anni ho capito che era giunto il momento di fare un percorso tutto mio ed ora sono 8 anni che lavoro come libero professionista.

Il lavoro in sé e per sé non è cambiato se non per il fatto che prima ero un dipendente ed ora lavoro come libero professionista, ciò mi consente di dare una mia impronta ai vini e di essere libero di percorrere le vie che ritengo più giuste”.

Oggi segue numerose aziende sia in Italia che all’estero. Quali sono le realtà più interessanti, territori o aziende e perché?

“Seguo molte aziende in Italia e all’estero, le realtà dove opero che ritengo più interessanti sono indubbiamente quelle dei paesi dell’est europeo che si collocano intorno al Mar Nero quali Bulgaria, Romania e Georgia. Le motivazioni sono diverse: innanzitutto perché in questi paesi sono subentrati diversi investitori nazionali ed internazionali dando spinta al mondo vitivinicolo, inoltre il cambiamento climatico ha agevolato la coltivazione della vite in quelle zone ed infine non dimentichiamo che la storia della vite inizia proprio da quelle zone e questo significherà pure qualcosa”.

In che modo l’enologo secondo lei deve interagire con una azienda e quindi con lo stile di un vino?

“Negli ultimi anni la figura dell’enologo si è molto evoluta, oggi l’enologo oltre alla competenza puramente tecnica del fare il vino deve essere anche agronomo, ma anche comunicatore e commerciale quindi deve saper spiegare e promuovere il prodotto che fa. Inoltre deve conoscere prima di tutto il territorio dove produce i propri vini, lo stile del suo popolo quello che esso richiede per creare un prodotto che soddisfi le sue esigenze, solo in questo modo si creerà una sinergia tra tutti i settori del mondo del vino, dalla vigna al mercato che porterà al successo del prodotto e il lavoro dell’enologo è anche quello di conoscere ed entrare in comunicazione con tutti questi settori”.

Ha partecipato all’evento di Wine Experience Oschiri 2022 con un intervento sul cambiamento climatico. Come ritiene che questo stia influenzando il consumatore?

“Il cambiamento climatico è reale ed ha avuto un’enorme rilevanza sulla produzione del vino degli ultimi 25/30 anni. Il vino ha cambiato le sue caratteristiche aromatiche, organolettiche ma soprattutto chimiche. Basti pensare al periodo della vendemmia: in passato si vendemmiava ad ottobre mentre oggi si inizia sin da agosto. Nel passato avevamo vini più acidi con un ph più basso mentre oggi sono meno acidi e con ph più alto. Inoltre non dobbiamo dimenticare che anche le abitudini alimentari delle persone sono molto cambiate, siamo passati dalla cucina delle nonne piuttosto pesante che richiedeva vini più corposi e strutturati ad una cucina più leggera con apericene e aperitivi che richiedono invece vini freschi ed eleganti, facili da bere”.

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