Il Borro, la filosofia del Bio nel vino e nell’arte

S’intitola “Alchimie tra Terra & Cielo” la mostra presso la Tenuta Il Borro proprietà di Ferruccio Ferragamo

Veduta del Borgo medievale

Il Borro, azienda vitivinicola di proprietà di Ferruccio Ferragamo, ha inaugurato una nuova raccolta di incisioni ed opere d’arte contemporanee che vanno ad arricchire la Galleria Vino & Arte, curata da Martina Becattini e situata all’interno della Tenuta. Uno spazio che da dieci anni dalla sua apertura vuol essere un forte richiamo e coinvolgimento del visitatore nella cultura del vino, dell’arte, i frutti della terra e la filosofia Bio. Quest’ultimo passaggio rispecchia l’identità originaria de Il Borro, oggi espressa anche nella produzione degli ortaggi, del miele, delle uova di galline allevate a terra, all’insegna delle ferree regole della certificazione biologica. In quest’ottica s’inserisce la mostra inaugurata lo scorso 17 marzo dal titolo Alchimie tra terra e cielo: un concept che raccoglie nella collezione di famiglia i più vari riferimenti alla vita nei campi, alle fasi salienti della vendemmia e del suo elemento per eccellenza, il vino. Dal simbolismo lirico di Marc Chagall, al verismo di Giovanni Fattori, alla più recente raccolta del fiorentino Saverio Manetti che ingombra la parete di una delle sale principali con la “storia degli uccelli, un’imponente opera di volatili variopinti che vivacizzano l’atmosfera con le loro piume sapientemente dettagliate.

 

Ed è su questo sfondo che Ferruccio Ferragamo, accompagnato da tre dei suoi sei figli, ha introdotto le nuove installazioni: Covo-nius, Adozione e We only drift here with the rest. Sono opere realizzate da Eva Sauer e Pamela Gori, in particolare Covo-nius unisce l’esperienza artistica di entrambe e ha il potere assoluto di coinvolgere direttamente il visitatore. Un concetto che ritroviamo anche nella natura stessa, la possiamo ammirare, ne possiamo godere la bellezza ma talvolta ne siamo coinvolti e sopraffatti. La storia del vino è anche questa: la terra si tocca con mano, si coltiva, si subisce nelle sue infinite metamorfosi e si dà infine vita al vino come suo prodotto finito. Tutto ciò nel rispetto religioso di essa e della sua genuinità: per cui il biologico a Il Borro non sarà mai una natura alterata artificialmente.

Salvatore Ferragamo

 

Ne abbiamo parlato con Salvatore Ferragamo amministratore delegato dell’azienda vitivinicola.

Il Borro dal 2015 ha ottenuto la certificazione biologica ma la filosofia bio è una “fede” che Ferruccio Ferragamo e i suoi figli sembrano aver abbracciato fin dai primi restauri del Borgo: è evidente nell’assoluto rispetto che è stato mantenuto per la sua struttura originaria e la natura che lo accoglie.

“Un atto di fede che dura nel tempo” così mio padre Ferruccio Ferragamo descrive la sua passione per questa tenuta fin dal primo istante, passione che poi lo ha portato ad acquistarla nel 1993. Da quel momento in poi abbiamo avviato un’importante attività di ripristino, restauro e messa in opera della tenuta che continua e si rinnova anche oggi. ll Borro si concentra da sempre su una filosofia sostenibile, nella nostra proprietà produciamo energia elettrica pari a 2 MWh annuali attraverso i nostri pannelli fotovoltaici introdotti nel 2011. Questi pannelli solari contribuiscono a un risparmio di 930 tonnellate di CO2 in un anno, equivalenti a 225 volte il giro del mondo in macchina. La terra è coltivata secondo i principi dell’agricoltura biodinamica che sostituisce i prodotti chimici con i corno letami, le tisane di erbe e selezionati processi di concimazione naturali. Lasciamo che la natura faccia il suo corso, accompagnata dalla presenza dei nostri esperti agronomi ed enologi, pronti ad intervenire nel miglior dei modi per ottenere sempre prodotti di primissima scelta e qualità, come le verdure dell’Orto del Borro, uno dei progetti condotti a partire dal 2014 da mia sorella Vittoria Ferragamo, l’olio e miele biologico. E’ una filosofia che coinvolge tutta la vita della tenuta, dall’accoglienza, alla ristorazione, agli spazi benessere, che trova il suo naturale connubio con la storia e le tradizioni del Borro anche attraverso la produzione del vino. I nostri vigneti crescono sulle colline del Valdarno ai piedi del monte Pratomagno, territorio ideale per la produzione di vini d’eccellenza grazie alle condizioni pedoclimatiche uniche. La fattoria, distribuita su 700 ettari, coltiva le vigne secondo principi di tradizione, natura e sostenibilità”.

Vigna Polissena

 

Come si esprime il biologico nella produzione vitivinicola e quali sono le etichette di punta?

“Il risultato di tanto impegno trova la sua espressione nelle etichette che produciamo, ormai conosciute in tutto il mondo e oggetto di prestigiosi punteggi e premi dalle Guide italiane e internazionali. Ecco i nostri vini: BOLLE DI BORRO – 100% Sangiovese – Rosé Metodo Classico; IL BORRO – 50% Merlot, 35% Cabernet, 10% Syrah, 5% Petit Verdot; ALESSANDRO DAL BORRO – 100% Syrah; PIAN DI NOVA – 75% Syrah, 25% Sangiovese; LAMELLE – 100% Chardonnay; OCCHIO DI PERNICE VIN SANTO DEL CHIANTI – 100% Sangiovese. Il flagship wine è Il Borro, un vino dal blend energico e ricercato, che sa regalare grandi soddisfazioni nel tempo, mentre Alessandro dal Borro è ottenuto da Syrah in purezza, si presenta solo in versione magnun da 1,5 litri, rappresentando la punta di diamante della nostra produzione vinicola. I vini dove abbiamo concluso la conversione biologica sono: Petruna 2016, 100% Sangiovese in anfora, Borrigiano Valdarno di Sopra DOC 2016, Syrah, Merlot e Sangiovese, Polissena 2015 100% Sangiovese e Rosé del Borro 2017, 100% Sangiovese. Anche l’annata 2015 della nostra Grappa del Borro 100% Petit Verdot è biologica”.

Siete presenti al Merano Wine Festival e prossimamente al Vinitaly, l’evento più importante in Italia. Ci saranno delle novità?

“Come in passato, anche per il 2018 Il Borro parteciperà a Merano e Vinitaly, ma siamo lieti di annunciare che per la prima volta saremo presenti a Summa evento dedicato ai vini biologici, che si terrà il 14 e 15 aprile nella Tenuta Alois Lageder, a Magrè. Il Borro sarà a Summa per presentare i propri vini biologici: Rosé del Borro 2017 biologico, Petruna 2016 biologico, Polissena 2015 biologico. A Vinitaly saremo presenti con le nuove annate (Petruna 2016 biologico, Borrigiano 2016 biologico, Polissena 2015 biologico, Lamelle 2017, Pian di Nova 2015, Rosé del Borro 2017 biologico, Il Borro 2014, Vinsanto Occhio di Pernice 2015) e con Bolle di Borro 2012, il nostro Rosé metodo classico di uve Sangiovese, che ha trascorso 60 mesi sui lieviti (invece dei canonici 48) dando vita a un prodotto unico nel suo genere”.

Ferruccio e Salvatore Ferragamo

Il vino italiano e in particolare le bollicine hanno chiuso il 2017 con un record di vendite eccellente, soprattutto all’estero. Come si è posizionato il Borro sul mercato vitivinicolo italiano e quali sono le aspettative per il 2018 per i mercati stranieri?

“Nel 2017 anche la nostra azienda ha conosciuto una crescita importante rispetto all’anno precedente sia sul mercato nazionale che estero, in particolare in Asia e Stati Uniti che sono nostri mercati di riferimento. Quello che ci rende particolarmente entusiasti è che non si è trattato di una crescita giudicabile solamente dal volume di ordini evasi, ma anche dal prezzo medio dei nostri prodotti che evidenzia quanto i consumatori stiano comprendendo gli sforzi fatti fino ad oggi da Il Borro nel produrre vini di qualità in questo angolo di Toscana”.

 

In merito alle tre installazioni dislocate in sale diverse della galleria Vino & Arte, vi sono ispirazioni al mondo rurale, alla lavorazione della terra e alla vigna, alla vita dell’uomo e al suo rapporto con la natura e con l’ambiente circostante. A Martina Becattini, curatrice della mostra, abbiamo chiesto di spiegarci il concetto e il lavoro progettuale su cui poggia la filosofia della galleria.

Martina Becattini: “La nuova mostra, Alchimie tra terra e cielo presso la Galleria Vino & Arte della tenuta Il Borro, viene dopo altre due esposizioni che vertevano sulla storia della tradizione vinicola e sui modi del bere. Questa volta abbiamo deciso di soffermarsi su un altro aspetto della produzione vinicola, oggi molto attuale, la componente del biologico e del biodinamico. Volevamo una mostra che facesse esperire al visitatore un nuovo modo di concepire la storia del vino attraverso la natura che la circonda e nella quale è, con rispetto, prodotta. Il progetto è nato in virtù di una delle più recenti acquisizioni della raccolta di incisioni di Ferruccio Ferragamo, 115 incisioni acquerellate a mano del Settecento, tratte dalla monumentale opera Storia naturale degli uccelli, del botanico fiorentino Saverio Manetti. Da qui è quindi iniziato il nuovo lavoro progettuale sulla mostra, provare per la prima volta dopo dieci anni a creare un’esposizione che sviluppasse queste nuove tematiche, legate ad altri aspetti della natura e della terra (Il Borro ha intrapreso la direzione del Bio abbracciando la coltivazione degli alberi da frutto, delle confetture, delle uova etc..) allontanandosi solo apparentemente dalla tradizionale tematica del vino e delle sue rappresentazioni. Così da una parte abbiamo deciso di aprire la mostra con una selezione di incisione che provenissero dal nucleo tematico principale della raccolta di Ferruccio Ferragamo.Il nostro percorso espositivo inizia dalle mense, da bicchieri ed orci lasciati sui tavoli, in atmosfere sospese come quella offertaci da Tissot. Il vino infatti nasce dalla terra, dal lavoro paziente nei campi come ci ricorda Giovanni Fattori, sotto assolate giornate o inverni ghiacciati. Infine arriva settembre, la vendemmia, un momento di comunione tra uomo e natura che ricorda la mitologica età dell’oro, come mostra anche Hendrik Goltzius. Dall’altra parte abbiamo voluto sorprendere il visitatore, mostrando nella seconda parte della mostra, le incisioni del Manetti, una fedele raffigurazione di tutti gli animali che popolano la terra, simbolo della perfetta armonia fra uomo e natura. Ma volevamo rendere ancora più vivida e attuale l’immersione del visitatore in questa dimensione naturale ed è stato a questo punto che abbiamo deciso di coinvolgere due artiste contemporanee, Pamela Gori ed Eva Sauer”.

 

Con Pamela Gori  e Eva Sauer abbiamo parlato  delle alchimie di ciascuna opera, a partire da Covo-nius, realizzata da entrambe.

 Pamela e Eva: “Quest’ultima essendo stata concepita anche come opera relazionale, per noi, è stata quasi una conseguenza naturale quella di usare gli elementi vegetali della tenuta. Abbiamo pensato ad una forma che fosse circolare e avvolgente con un esterno dinamico e vivo che appare come un vortice che sulla sommità si “aggrappa” alle travi del soffitto, quasi come se volesse ancorarsi allo spazio. Mediante l’utilizzo delle potature dei tralci di vite, edera e rami recuperati in loco, si è simbolicamente instaurato un rapporto con il luogo ospitante, rievocando in parte la memoria di quei luoghi: il Genius loci di una terra con una precisa identità culturale e naturale che Ferruccio Ferragamo insieme ai suoi figli, Salvatore e Vittoria, hanno saputo sapientemente valorizzare”.

Covo-nius

 

C’è un’altra installazione di Pamela Gori che vede esposto un tralcio di vite e una teca che raccoglie terreno contenente radici di piante tipiche della zona.

 

Pamela Gori: “L’opera in questione è un lavoro site-specific work in progress, realizzato dopo diversi sopralluoghi, grazie alle preziose informazioni ricevute dall’agronomo responsabile della tenuta, Leonardo Cistullo. Anche in questo caso tocca l’ambito delle relazioni, “Adozione” (il titolo che ho scelto) è una proposta aperta di adozione a distanza, intesa come assunzione di responsabilità da parte di coloro che vorranno aderire: le persone interessate riceveranno informazioni riguardo la storia e lo stato della vigna Casella nella tenuta Il Borro, durante il ciclo di un anno, seguendo la metamorfosi della pianta durante le 4 stagioni. Nell’installazione vi è esposta una teca in plexiglass contenente la terra circostante la vigna dove è possibile vedere una caratteristica del metodo di coltivazione detto sovescio, usato nella biodinamica, che consiste nella semina di particolari colture utili per il nutrimento della vigna. Il tralcio di vite invece è esposto come oggetto scultoreo, che per la sua forma ricorda vagamente i candelabri ebraici.“Adozione” è dunque un espediente per creare un legame tra coloro che avranno soggiornato per un breve o lungo periodo in queste terre e Il Borro stesso. Quest’azione performativa diventa uno stimolo a riconnettersi con la terra, riscoprendo i cicli della natura e dell’agricoltura. Un’opportunità per acquisire un atteggiamento più consapevole e rispettoso verso la natura e il mondo che ci circonda”.

Adozione di Pamela Gori

 

Il Borro ha intrapreso la strada del biologico, ottenendo la certificazione nel 2015. E’ una vera e propria cultura che si esprime non solo nell’aspetto materiale della produzione aziendale ma in uno stile di vita. Qual’è il vostro approccio in tal senso e quali sono le contaminazioni nelle vostre espressioni artistiche?

 

Eva: “Il mio lavoro “We only drift here with the rest“ consiste in una foto che rappresenta una donna che succhia avidamente da degli artefatti di terracotta; l’ immagine è incastonata in una scultura-piramide mozza. La piramide rappresenta da sempre il contatto tra terra e cielo. L’ uomo, come tutti gli esseri viventi é legato inconfutabilmente alla terra, intesa come pianeta, come territorio, radice culturale, generatrice di vita e finalmente la terra contiene risorse senza le quali l’ uomo non avrebbe potuto svilupparsi fino ad diventare l’ essere odierno. Essa ci ricorda, in tutta la sua complessità, che siamo solo viaggiatori per un tempo determinato, dopodiché ci riassorbirà e trasformerà anche noi in altro”. Intorno alla scultura-fotografia si schierano i vasetti contenenti le varie terre de Il Borro. Un omaggio a chi coltiva con attenzione la terra, applicando le regole dovute, con una biodiversità complessa. Infatti le terre dei vari vitigni raccolte dei contenitori si differenziano per consistenza e composizione. Due vasi sono vuoti in segno di buon auspicio per il lavoro iniziato in questa direzione. Sono da sempre sensibile a questi temi essendo cresciuta in campagna in stretto contatto con la natura. Il mio lavoro infatti narra, oltre alle questioni riportate prima, anche della perdita di libertà e affronta I problemi dei reati ambientali, che rientrano a pieno tra i trauma collettivi, si pensi alle terre dei fuochi!”.

Pamela: “Quando ci è stato chiesto, di estendere il lavoro oltre al nido, anche con altre due opere che toccassero gli argomenti di cui sopra, è stato un modo per me di tornare con la memoria alle mie origini. Sono cresciuta in una casa di campagna, mio nonno possedeva dei terreni con dei vigneti – uno spaccato di infanzia e adolescenza che influenza da sempre il mio stile di vita – e come Eva, ho sviluppato una certa sensibilità nei confronti di certe tematiche, tra l’altro oggi sempre più urgenti e attuali”.

We only drift here with the rest di Eva Sauer

Martina Becattini: “Covo-Nius rimanda ad un universo naturale e incontaminato, assumendo anche un significato più profondo di ritorno allo stato embrionale, che può condurre l’umanità a riscoprire una nuova armonia fra uomo e natura. L’opera delle due artiste si trasforma quindi in un atto maieutico: Covo-Nius diventa in un nuovo punto di partenza psicologico. L’attenzione alla costruzione del nido attraverso la collaborazione, che Pamela Gori ed Eva Sauer avevano voluto evidenziare originariamente, viene invece in questo nuovo contesto ad assumere il significato di partecipazione attiva che richiede la conversione al biologico intrapresa dalla tenuta Il Borro. Uno sforzo corale che tende alla costruzione di un modo di vivere più naturale e sostenibile”.

www.ilborro.it

 

 

 

 

 

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