Consorzio di Tutela della grappa: l’intervista al presidente Sebastiano Caffo

Per dare continuità al lavoro fatto in 25 anni, anziché costituire direttamente una nuova entità, si è deciso di trasformare in Consorzio di Tutela della Grappa il vecchio Istituto, così da preservarne la storia

Percorso avviato da Elvio Bonollo, oggi vicepresidente, e oggi concretizzatosi con la nascita di un ente ufficiale.
Cosa cambia adesso? Ne parliamo con il Presidente Sebastiano Caffo.

Un lungo lavoro iniziato anni fa, una proficua collaborazione con Assodistil e finalmente abbiamo un Consorzio Tutela della Grappa.

“Sono soddisfatto per questo primo risultato raggiunto insieme ad AssoDistil ed ai colleghi distillatori dell’ Istituto Nazionale Grappa che hanno creduto nel progetto di creazione del Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa. Questo è solo il punto di partenza per il rilancio del nostro distillato di bandiera. Il nostro Consorzio, nei prossimi anni si impegnerà oltre che nella tutela, anche nella promozione di questa preziosa
acquavite, la Grappa, che racchiude in ogni sorso la storia e le autentiche tradizioni italiane”.

Qual è la principale differenza tra l’Istituto Nazionale della Grappa e il Consorzio?

“L’Istituto fondato nel 1996 era semplicemente un’associazione tra distillerie e istituti regionali, che si occupava della promozione della grappa e aveva un comitato scientifico per la ricerca sul miglioramento della Grappa.

Fermo rimanendo quanto sopra, il Consorzio si occuperà anche di Tutela della IG Grappa.
Siamo in attesa però del decreto di riconoscimento ministeriale.
Per dare continuità al lavoro fatto in 25 anni, anziché costituire direttamente una nuova entità, si è deciso di trasformare in Consorzio il vecchio Istituto Nazionale Grappa, così da preservarne la storia”.

Mi spiega meglio?

“Come per vino e per ogni prodotto del Made in Italy c’è bisogno di un riconoscimento ministeriale ufficiale che permetta la piena operatività del Consorzio.
Quello che speriamo è che il decreto possa arrivare entro l’estate.
Dal Ministero, come ho riferito pochi giorni fa al Gambero Rosso, ci hanno garantito che l’iter è già arrivato a un buon punto: esiste già una bozza di testo, ma purtroppo ancora giace nei cassetti.
Senza decreto siamo fermi. Quello che vogliamo è, come già si sta facendo per altre denominazioni di origine protetta, creare un apposito codice doganale di nomenclatura combinata per l’esatto tracciamento dell’export di Grappa Ig”.

Il mercato della grappa in Italia

Stando ai dati rilevati dalla ricerca che Nomisma ha condotto per AssoDistil, il termine grappa è riservato all’acquavite di vinaccia ottenuta da materie prime ricavate da uve prodotte e vinificate in Italia. Le uve vengono lavorate e distillate solo sul territorio nazionale. La distillazione avviene mediante vapore acqueo, oppure dopo l’aggiunta di acqua nell’alambicco insieme alle vinacce.

Per quanto riguarda i consumi di grappa il periodo pandemico ha determinato una riduzione dei consumi di spirits soprattutto a causa delle limitazioni al canale Horeca.

Le vendite nella distribuzione moderna (ipermercati, supermercati e discount) registrano una crescita del +8% in valore nel 2020 rispetto al 2019. Sono però crollate le vendite nei Cash&Carry per lo stesso periodo.

Con il graduale ritorno alla normalità il mercato si sta riequilibrando. L’online ha subito un rallentamento, con un +30% nel primo semestre del 2021 in confronto al primo semestre del 2020. Situazione stazionaria per le vendite in iper/supermercati e discount, seppur con differenze fra le diverse tipologie di grappa.

 

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