Per una corretta comunicazione dell’olio di oliva, bisogna utilizzare messaggi mirati, corretti e veritieri, che non puntino al commercio, ma che spieghino il concetto che conoscere vuol dire stare meglio.
Sono pochi i produttori di olio d’oliva in Italia che sanno farsi spazio nel mare magnum della comunicazione. Eppure il potenziale sarebbe sterminato.
Facciamo il punto con Fabiola Pulieri, giornalista enogastronomica, avvocato e conduttrice tv, esperta di olio e di comunicazione, che ci aiuterà a chiarirci un po’ le idee.

Come mai la comunicazione dell’olio, rispetto al vino, rimane sempre un passo indietro?
“Perché l’olio arriva un po’ in ritardo.
Il vino, dopo il problema legato al metanolo, è riuscito, anche grazie a personalità che hanno lavorato bene, a riaffermarsi all’estero.
L’olio è sempre stato considerato alla stregua di un fanalino di coda: l’Italia ha avuto un periodo vantaggioso economicamente, ma svantaggioso dal punto di vista alimentare. L’olio è diventato nell’immaginario comune un semplice condimento, anche se in realtà si tratta di un vero e proprio alimento.
E c’è poi un altro motivo: di olio si sa molto meno”.
Che cosa è importante trasmettere quando ci si approccia a comunicare il mondo dell’olio?
“Il fatto che l’olio sia molto di più di quello che vediamo è il primo concetto. Per comunicarlo bene bisogna prima imparare a conoscerlo.
La maggior parte delle persone non sa che tanti oli o non sono extra vergine oppure vengono denaturati, deodorati e decolorati. Cominciamo con il diffonderne la cultura, promuovendo tutto ciò che sta alla base di una buona scelta dell’olio. Ci sono tanti corsi: da quelli più professionalizzanti ai corsi brevi per appassionati, come quelli svolti direttamente nei frantoi“.
Con quali mezzi si deve comunicare?
“I canali di comunicazione sono tantissimi, anche perché la platea è davvero ampia.
TV e giornali in primis. A seguire sono ormai fondamentali i social network.
Bisogna utilizzare messaggi mirati, corretti e veritieri, che non puntino al commercio, ma che spieghino il concetto che conoscere l’olio vuol dire stare meglio.
E poi, ovviamente, c’è tutta la parte legata all’ oleoturismo.
Il turismo dell’olio sarà una grandissima risorsa, grazie alla legge sull’oleoturismo in vigore da gennaio 2022. Anche le piccole e medie imprese possono farsi conoscere perché negli ultimi anni i rapporti sul turismo lo dicono chiaramente, tutti abbiamo voglia di muoverci e di riscoprire il rapporto con la natura. Cerchiamo di scoprire cosa abbiamo dietro casa.
Bisogna prendere spunto dal vino, che è comunque avanti. Se l’azienda si fa conoscere fidelizza il cliente sotto due aspetti: dell’olio e dell’esperienza vissuta. Bisogna fare rete, unire le forze, non fossilizzarsi e chiudersi nel proprio piccolo mondo”.
Chi è Fabiola Pulieri
Calabrese di nascita, umbra di adozione, vive e lavora a Roma. Laureata in Giurisprudenza con una tesi in diritto penale ha esercitato la professione di avvocato per alcuni anni. Contestualmente ha iniziato a lavorare in televisione e ha scoperto che il “dietro le quinte” era più entusiasmante che difendere le persone davanti ad un giudice così ha lasciato la toga e ancora oggi lavora in tv come conduttrice di un programma dedicato alla medicina e alla salute. Giornalista, scrive di tutto ciò che riguarda il mondo dell’enogastronomia ed itinerari turistici nel settore food. Nei numerosissimi viaggi alla scoperta delle ricchezze della nostra Penisola si è sempre più appassionata al mondo dell’oro verde ed è così che è diventata sommelier dell’olio. Cura una rubrica settimanale dedicata all’olio extravergine e divulga il più possibile la cultura dell’olio di oliva. Ha appena pubblicato il libro “Oleoturismo, opportunità per imprese e territori” insieme al Sen. Dario Stefàno, padre della norma che disciplina il turismo dell’olio.