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Cirò Rosso: simbolo di riscatto calabrese

Il Cirò Rosso è una delle tipologie di vino che, in modo più ampio, rientrano nella DOC Cirò; questa importante denominazione di origine controllata è stata riconosciuta nel 1969 e, da quel momento in poi, è stata motivo di vanto e orgoglio per tutto il popolo calabrese.

Il Cirò Rosso è il vino più antico del mondo; le sue origini sono avvolte in un mix di storia e leggenda, perfettamente incastrate tra loro per dar vita a una narrazione accattivante e suggestiva che rende il vino ancora più amato e apprezzato. Ancora oggi, ricopre un duplice ruolo: quello di ponte con la tradizione e quello di riscatto per un territorio spesso sottovalutato ma, a dispetto delle apparenze, ricco di potenzialità e possibilità di crescita.

Storia del vino Cirò Rosso

Le origini del Cirò Rosso risalgono all’inizio dell’VIII secolo a.C., quando un gruppo di coloni greci giunse sul litorale di Punta Alice e fondò la città di Krimisa, il cui nome derivava probabilmente da quello della colonia greca Cremissa (famosa per ospitare un celebre tempio dedicato a Bacco, dio del vino).

Secondo la leggenda, il Krimisa (o Cremissa) era il vino ufficiale delle olimpiadi e godeva di straordinarie proprietà terapeutiche; più medici, infatti, consigliavano l’assunzione del Cirò a chi, dopo una lunga malattia, necessitava di riprendersi e rimettersi in forze.

A parte questo, non appena i coloni greci sbarcarono in Calabria, rimasero talmente affascinati dalla fertilità dei vigneti autoctoni da rinominare il territorio Enotria, cioè “terra dove si coltiva la vite alta da terra”. Ben presto, i vigneti calabresi assunsero un’importanza nazionale e diedero vita a importanti etichette come Gaglioppo, Mantonico e Greco Bianco.

Zone di produzione del Cirò Rosso

Tutti i vini rossi che appartengono alla denominazione Cirò DOC vengono prodotti in quattro comuni della provincia di Crotone, quindi nella zona orientale della Calabria; in particolare si tratta di Cirò, Cirò Marina, Melissa e Crucoli.  
I prodotti finali possono presentarsi sia nella versione base, sia in altre cinque varianti:

  • classico;
  • classico superiore;
  • classico superiore riserva;
  • superiore;
  • superiore riserva.

I vini Cirò Rosso che aspirano alla nomina di classico, classico superiore e classico superiore riserva possono essere prodotti soltanto all’interno dei comuni di Cirò e Cirò Marina, cioè i territori classici (appunto), tipici e originari della DOC.

I territori citati si rivelano l’habitat ideale per il Cirò Rosso per via di una compresenza di elementi fondamentali, come la vicinanza del mare, la presenza di rilievi montuosi in grado di proteggere le piante dai venti freddi e la prevalenza collinare che mette a disposizione un terroir molto favorevole alla viticoltura.

Il clima, poi, è tipicamente mediterraneo, quindi temperato, con estati calde e inverni abbastanza miti. Da parte sua, il terreno è sabbioso e a tratti argilloso. Le zone in questione, poi, godono di un’ottima esposizione al sole, il che favorisce una migliore maturazione dell’uva.

La testimonianza del ristorante Hyle

Il vino Cirò Rosso, grazie alla sua storia e alle sue peculiarità, è un tratto distintivo del popolo calabrese. A testimonianza del suo valore come simbolo di riscatto e valorizzazione del territorio c’è il ristorante Hyle, fondato recentemente dallo chef Antonio Biafora. Nonostante sia una realtà ancora giovane, ha già ricevuto la sua prima stella Michelin e ha puntato tutta la sua identità sul legame con il territorio, sia per quanto riguarda i piatti proposti in menù, sia in merito alla scelta dei vini. Tra questi non manca, ovviamente, il Cirò Rosso; a confermarlo è Stefano Genovese, responsabile della cantina, che si occupa della selezione dei vini e del loro abbinamento con le portate.

Antonio, Biafora, Chef
Antonio Biafora, chef e fondatore del ristorante Hyle

“Abbiamo una carta di vini internazionali e una di vini calabresi – spiega Genovese – questi ultimi scelti direttamente nelle cantine locali. Andiamo personalmente dai produttori, li conosciamo e questo ci permette di poter raccontare il vino una volta servito al tavolo”. L’obiettivo del ristorante, infatti, consiste proprio nel promuovere la produzione calabrese e, al contempo, di aiutare le realtà più piccole.

Le etichette proposte comprendono sia vini bianchi, sia vini rossi, ma sono questi ultimi i prediletti, soprattutto se strutturati e intensi: “I turisti e i visitatori chiedono il vino calabrese – racconta – spinti anche dalla voglia di vivere una vera e propria esperienza. E in Hyle trovano quello che cercano, cioè la novità”. In fondo, quando un turista si trova in visita in un posto nuovo, solitamente ama scoprirne ogni sfaccettatura anche attraverso la tradizione enogastronomica. In compenso, “i calabresi invece gradiscono anche etichette nazionali e internazionali – sottolinea Antonio – qualche bollicina, ma rimangono comunque fedeli al vino locale”.

Stefano genovese, responsabile cantina Hyle

E arriva il pezzo forte: il Cirò Rosso, senza alcun dubbio. Come spiega il responsabile della cantina, infatti, “oltre a essere tra i primi vini locali a ricevere la denominazione DOC è, ancora oggi, il più amato in assoluto”.

Ma perché questo successo? Sicuramente per le sue caratteristiche organolettiche: i vini Cirò Rosso, infatti, si presentano di colore rosso rubino, con riflessi arancioni particolarmente evidenti nelle varianti riserva e superiore. Il suo profumo fruttato e intenso, all’aroma di prugna e ciliegia, si aggiungono deliziose note speziate che contribuiscono a rendere la bevanda adeguatamente complessa. Il suo gusto, infine, è caldo, morbido e persistenze, con tannini medi e una buona struttura.

Staff ristorante Hyle

E da buon vino rosso, il Cirò accompagna perfettamente i piatti a base di carne, un must della cucina del ristorante Hyle (e non solo), in particolare carni ovine e suine. Ottimo l’abbinamento anche con i formaggi e i primi piatti conditi con sughi piccanti o ragù. Assolutamente da provare!

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