Grappa: la chiave è saper valorizzare un contenuto unico. Parola di Alessandro Marzadro

Alessandro Marzadro, 37 anni, lavora nell’omonima azienda di famiglia da 12 anni ricoprendo il ruolo di Brand Ambassador, oltre che occuparsi di marketing. In sua compagnia affrontiamo i temi di attualità e prospettiva della grappa. 

Nei panni di Brand Ambassador del marchio di famiglia quali azioni di promozione ritiene più efficaci oggi per valorizzare la grappa e intercettare nuovi trend di consumo, specie tra i più giovani?

“Raccontare il contenuto della grappa è fondamentale nel nostro settore ed è uno strumento tra i più efficaci, specie per il ruolo del passaparola di esperienze che può poi originarsi. Si tratta di un processo che richiede tempo, una sorta di goccia a goccia, sfruttando ogni occasione anche per intercettare nuovi consumi. Abbiamo notato come nel nostro comparto stia crescendo l’attenzione e la voglia, da parte del consumatore, di sapere e conoscere maggiori dettagli, come già avviene da tempo nel mondo del vino. C’è voglia di scoprire l’unicità di un prodotto e lavoriamo in questa direzione”.

Cosa ne pensa della nuova tendenza della mixology: può essere la strada giusta per ritagliare alla grappa nuove occasioni di consumo?

“E’ sicuramente d’aiuto perché la miscelazione è il punto di entrata del consumatore nel mondo dei distillati. Poi, piano piano, si ampliano gli orizzonti e si va anche verso il prodotto puro. Il fenomeno della grappa nella mixology è recente e, da due anni a questa parte, l’interesse verso la scelta di un determinato distillato è cresciuto molto. Va detto che le caratteristiche della grappa la rendono più difficile da gestire in questo ambito e spetta molto ad un’accurata interpretazione da parte del barman”.

Nell’era della comunicazione social la grappa può farsi largo in questo contesto o crede più efficaci strumenti più tradizionali e didattici?

“I social sono uno degli strumenti a disposizione per comunicare un’azienda. Noi usiamo, per raccontare e cosa c’è dietro un prodotto, Facebook e Instagram con frasi e immagini che puntano ad attirare l’attenzione, pur tenendo conto degli aspetti legati alle forme di consumo e alla moderazione. Ovviamente servono anche contenuti più concreti ed esperienziali per poi andare ad approfondire un determinato marchio/prodotto”. 

Nel ruolo più istituzionale che riveste nel Consorzio di Tutela della Grappa quali idee e contributi porta alla causa della difesa di un prodotto storico del made in Italy?

“Il Consorzio oggi è un gruppo di produttori, con Sebastiano Caffo come presidente, che condividono un progetto con l’obiettivo, basilare, di ottenere il riconoscimento ministeriale. La grappa è una Ig ma il mancato riconoscimento rappresenta un buco normativo che ci toglie operatività come invece hanno gli altri prodotti riconosciuti. Contiamo di sanare questa stortura il prima possibile, poi ci servirà un budget attraverso il quale puntare a determinati obiettivi, tra cui anche l’internalizzazione”. 

Grappa e territorio sono un binomio molto forte, quali iniziative a livello locale possono prendere forma in ambito di valorizzazione, promozione e turismo?

“Per noi è fondamentale valorizzare i flussi turistici per far conoscere la grappa. Noi in Trentino abbiamo un legame fortissimo in questo ambito: sono 60 mila coloro che ogni anno arrivano proprio perché interessati alla grappa e con cui lavoriamo accuratamente per far scoprire un ricordo prezioso da portare a casa propria”.

Per quanto riguarda l’estero quali nuovi spazi e occasioni può riuscire a guadagnare la grappa nel consumatore straniero? E quali sono i mercati su cui ci sono più opportunità?

“Le esportazioni di grappa sono intorno al 20-25% della produzione e si concentrano in Austria, Svizzera e Germania, con quest’ultimo mercato in crescita anche qualitativa. Inoltre stiamo crescendo anche in Repubblica Ceca, Benelux, Polonia e Danimarca. Per il mercato tedesco gioca un ruolo fondamentale proprio il turismo e il tipo di soggiorno sul nostro territorio che chi arriva dalla Germania è solito fare da noi”.

La nuova ondata salutistica che riguarda il mondo del vino la preoccupa anche in ambito di riflesso sul distillato italiano?

Se non parliamo delle quantità che possono arrivare a far male diventa difficile difendersi da questo tipo di allarmismo che sta tornando di stretta attualità. Noi produttori dobbiamo fare cultura del prodotto, sapendo che il buon consumatore di grappa è quello che beve un bicchierino a settimana. Spetta dunque a noi creare valore proprio su questo tipo di consumo e non certo puntare a chissà quali crescite”.

(Giovanni Pellicci)

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