Il vino sulle montagne russe: l’intervista a Albiera Antinori

Le incertezze politiche si uniscono ai timori per le tensioni geopolitiche e per la stagflazione: le parole di Albiera Antinori

Con Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, tracciamo uno sguardo sull’attualità e le prospettive del settore.

Qual è il principale rammarico su di un tema o di una scelta che il Governo Draghi non è riuscito a completare?

“Il Governo Draghi porta senz’altro in dote la nuova Pac, che per il settore vitivinicolo vuol dire poter contare su importanti misure di sostegno alla competitività internazionale del settore, oltre che sul riconoscimento dell’etichetta digitale quale strumento per migliorare ancora di più la trasparenza dell’informazione ai consumatori senza correre il rischio di frammentare il mercato unico europeo. Non di meno, la sua gestione va ricordata per aver contribuito alla declinazione agroalimentare del Pnrr, con il bando sui contratti di filiera da 1,2 miliardi di euro e la misura sul parco agrisolare, che può costituire un aiuto concreto per tutte quelle aziende che da tempo investono nella transizione ecologica”.

Quali sono le priorità che il settore vino chiederà di inserire nell’agenda del nuovo Governo dal vostro punto di osservazione?

“Tra guerra, rincari e tensioni geopolitiche è un momento di grande incertezza. Chiederemo al nuovo Governo di essere pronto ad avviare un confronto aperto e trasparente per mettere in pratica interventi di struttura e misure di mercato, come le semplificazioni nella burocrazia e la promozione a lungo termine, che permettano al settore di non vanificare gli enormi sforzi finora sostenuti al fine di mantenere resilienza e reattività”.

A livello europeo che tipo di approccio vi auspicate che il nuovo Ministro delle Politiche Agricole assuma rispetto alle partite comunitarie in sospeso?

“Auspichiamo un ruolo dell’Italia più incisivo e di peso. Nei prossimi mesi l’attenzione dovrà concentrarsi sui dossier aperti a Bruxelles, dalla revisione della politica di promozione orizzontale, alla difesa delle nostre indicazioni geografiche, alle iniziative su etichettatura e fiscalità di vini. Non da ultimo la proposta irlandese di inserire health warning molto allarmistici sulle etichette suscita grande preoccupazione. Sono questi i temi fondamentali su cui il Sistema Paese è chiamato, sin da ora, a fare squadra: non possiamo mettere a rischio le nostre produzioni di punta del made in Italy che rendono l’Italia conosciuta e apprezzata nel mondo”.

Oltre alla vendemmia, l’attualità parla di crisi energetica, emergenza climatica: Federvini che posizioni ha su questi fronti aperti?

“Il 2022 si era aperto all’insegna dell’ottimismo, purtroppo la crisi energetica, i rincari dei prezzi delle materie prime e la loro scarsa reperibilità e la situazione geopolitica attuale stanno rallentando il mercato globale con ingenti danni non solo al sistema produttivo ma a tutti i nostri imprenditori, le nostre aziende. Federvini già in tempi non sospetti aveva denunciato il rincaro dei noli, percependo le prime avvisaglie dell’innalzamento dei prezzi e della scarsità di materie prime nei mesi antecedenti il conflitto russo ucraino. Abbiamo presidiato attivamente i tavoli istituzionali per sollecitare misure di sostegno e di sollievo per le nostre aziende che ora si troveranno ad affrontare una fine dell’anno decisamente in salita”.

È destinato ad aumentare anche il prezzo finale del vino? E se si ce lo possiamo davvero permettere?

“Le aziende saranno costrette a sostenere una fine dell’anno con più ombre che luci: la capacità di acquisto dei consumatori e la tenuta del sistema produttivo sono a rischio anche a causa dell’inflazione galoppante che determinerà, a monte, un aumento dei prezzi e dei costi gestionali delle imprese e, a valle, del carrello della spesa. Una vera tempesta dei prezzi che rischia di comprometterne anche la capacità competitiva. Il settore vitivinicolo italiano rappresenta un motore economico importante per il nostro paese, con 13 miliardi di fatturato complessivo e con un patrimonio di 526 Dop e 118 Igp. È fondamentale proteggere questo comparto con interventi atti a contenere il caro energia e i costi di produzione, con azioni immediate e strutturali da parte del Governo”.

Che aspettative ci sono sul quarto trimestre 2022? Nonostante le difficoltà di cui sopra il Pil italiano sta viaggiando forte e anche le esportazioni stanno tenendo botta…

“Il quarto trimestre 2022 non sarà facile a causa della “stagflazione” che sperimenteremo nei prossimi mesi. L’inflazione a circa l’8% e la corsa dei prezzi peseranno ulteriormente sulle decisioni di spesa ed investimento. Alla luce della congiuntura sistemica sfavorevole riteniamo necessario tutelare il vino italiano essendo uno dei principali elementi di traino per l’intero sistema agroalimentare”.

E il 2023 come ve lo immaginate in una parola?

“Il 2023 sarà sicuramente un anno di resilienza, le aziende dovranno continuare a fronteggiare le difficoltà e le incertezze dettate dall’andamento imprevedibile della situazione geopolitica globale. Se però guardiamo ai mesi passati, in particolare durante la pandemia, il comparto ha dimostrato buona capacità di adattamento, affrontando le difficoltà con coraggio e la voglia di guardare lontano, nonostante tutto. È importante comunicare un’immagine del settore che vada oltre le crisi: il vino e i territori che lo rappresentano saranno la forza della sua ripresa”.

(Giovanni Pellicci)

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