Il vino affinato nel fondale marino

Porto Cesareo affina il metodo dei contenitori immersi nelle cantine sottomarine

A Porto Cesareo arrivano le cantine sottomarine, dove c’è il vino affinato nel fondale, in contenitori immersi in fondo al mar. Un progetto sperimentale, che replica però il successo già riscosso della pratica, adottata sia in altre regioni italiane, (tra le quali: Emilia Romagna, Sardegna, Liguria, Toscana), che all’estero (vedi Grecia e Croazia). Sulla scorta dell’esperienza, questa volta le bottiglie saranno immerse nelle acque dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, riconosciuta come parco marino e sito di interesse comunitario.

Il progetto prevede l’immersione dei contenitori nello specchio d’acqua dell’Area marina protetta di Porto Cesareo, dove saranno depositate in via sperimentale due ceste dalle dimensioni massime di 1,50×1,50×1,50 metri ognuna. La giunta comunale guidata dalla sindaca Silvia Tarantino ha deliberato l’ok all’iniziativa, che incontra la richiesta avanzata da una cantina vitivinicola del territorio. Si tratta però solamente di un progetto pioniere: il Comune si sta infatti già attrezzando per attivare “la cantina del futuro”. Il più ampio programma prevede che chiunque, tra produttori e viticoltori, possano partecipare all’esperimento.

consorzio doc mamertino

I vantaggi del metodo del vino affinato nel fondale

Il metodo del vino affinato nel fondale marino è stato poco collaudato. Dopo 10 anni dalla sua nascita è diventando di tendenza solo ultimamente, soprattutto tra i produttori europei. Oggi i vini vengono invecchiati sott’acqua in Francia, Italia, Grecia, Spagna, Stati Uniti, Cile, Sudafrica, Australia e in diversi altri Paesi. Il numero complessivo però delle cantine, che affinano i vini sott’acqua, resta ad oggi abbastanza esiguo.

I vantaggi di questo tipo di vinificazione sembrano molteplici. Complici la penombra e le correnti, le bottiglie di vino subiscono pochi sbalzi. Diventa quindi scarso anche il rischio di esposizione a varianti, che potrebbero modificare le caratteristiche organolettiche del vino stesso. La forte contro-pressione, che si crea quando si va in profondità, permette inoltre alla temperatura di restare costante, favorendo così la maturazione soprattutto dei frizzanti.

Il gusto diverso del cantinamento sottomarino

Grazie alla veloce diffusione del metodo di affinamento sottomarino, è diventato sempre più facile degustare uno spumante made in Italy, che è stato a invecchiare in fondo al mare in cantine situate ad una profondità di 60 metri. Tantissimi anche i produttori di Bordeaux, che si spingono le bottiglie fino 20 metri di profondità.

“Conservare i vini sul fondo marino, offre condizioni migliori per invecchiare un rosso o un bianco e porta a dei risultati molto interessanti, mantenendo inalterate le caratteristiche organolettiche”, commenta Mark O’Neill, esperto del settore vitivinicolo. “Alcuni vini hanno un sapore diverso, sono maturati più velocemente ma con un retrogusto delicato. Non sempre però si ottiene questo risultato. C’è ancora molta ricerca da fare su questo argomento, anche dal punto di vista scientifico. Certo è sempre gradevole assaporare qualcosa di nuovo e particolare”, aggiunge.

Non da ultimo, il cantinamento in mare favorisce il risparmio energetico perché crea un ambiente naturalmente refrigerato per le bottiglie. Non è necessario quindi regolare la temperatura e l’umidità con climatizzatori, né creare cantine isolate termicamente.

Al via i primi studi per analizzare la metodologia

Con lo scopo di analizzare i risultati della nuova cultura del vino affinato nel fondale marino, l’università insieme alla start-up Orygini ha dato il via al primo progetto sperimentale al mondo. Si tratta del primo studio su come evolvono nel tempo i vini sott’acqua.

Il progetto ha preso vita lo scorso luglio, nell’area marina protetta dell’Isola dei Ciclopi, vicino all’Etna. Qui circa 2.000 bottiglie tra Etna Doc Rosso ed Etna doc Bianco sono state immerse all’interno di gabbie metalliche, create ad hoc e spinte a una profondità di circa 50 metri. I vini affineranno per circa sei mesi, dopo di ché inizia l’analisi dei campioni prelevati da sommozzatori specializzati, che scenderanno nelle profondità del mare.

Mese dopo mese i campioni di vino prelevati saranno testati. Nel dettaglio le bottiglie saranno trasportate in condizioni di temperatura controllata, verso i laboratori dell’Università per un’approfondita analisi dei dati chimici. Oggetto di monitoraggio saranno 14 diversi parametri. tra vini rossi e bianchi.  La mappatura completa permetterà di capire in che maniera matura il vino. Come cioè la pressione, il buio totale, l’assenza di suoni, la temperatura costante e la mancanza di rumore possono contribuire a cambiare il liquido.

Ciascuna bottiglia sarà monitorata e registrata digitalmente con la tecnologia blockchain, che traccerà la sua carta di identità digitale. Il numero di serie racconterà ogni dettaglio, dalla data di vendemmia e di raccolta delle uve in poi. Queste bottiglie avranno la peculiarità di essere non riproducibili, in quanto saranno scolpite dalle conchiglie e dai crostacei marini, bottiglie da collezione.

“Per alzare ulteriormente l’asticella” l’Università insieme alla start-up Orygini hanno pensato d’inserire anche il Gin. In fondo al mare, insieme al vino c’è quindi anche una partita di 200 bottiglie di gin: Volcano Gin diventa così il primo distillato dell’Etna.

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