Il vino in Giappone: un successo persistente nonostante la pandemia

Nel 2022, le importazioni di vino in Giappone hanno raggiunto un valore di 1,77 miliardi di euro, superando il livello pre-Covid del 10%. Questo successo, nonostante la svalutazione dello yen e l’aumento dei prezzi locali, testimonia l’apprezzamento persistente del vino da parte dei giapponesi. Per comprendere appieno questa relazione costruita sulla base di dati provenienti da I Numeri del Vino, esploriamo il legame che unisce il Giappone al vino, da quasi un secolo.

Il legame tra il vino e il Giappone nella storia

La storia del vino in Giappone è ricca di avventure fatte di scoperta e raffinatezza. Questa ha avuto inizio durante il colonialismo giapponese in Asia, quando la scarsità di riso ha dato il via all’uso di bevande alcoliche alternative al tradizionale sakè, tra cui il vino.

Tuttavia, i primi tentativi non hanno avuto successo e fino al 1945 la produzione di vino viene destinata esclusivamente all’esercito. Le cose iniziano a cambiare, se pur lentamente, nel periodo di ricostruzione successivo alla guerra: è grazie all’esposizione universale di Osaka del 1970 e all’apertura del primo Wine Bar a Tokyo che il vino riesce finalmente a conquistare un posto d’onore nella cultura popolare giapponese.

Seguono le aperture delle prime cantine giapponesi che ottengono un successo esorbitante e portano all’introduzione del Gensanchi Hyoji, un’etichetta di vini prodotti esclusivamente con uve giapponesi. Si raggiunge così un traguardo importante per la promozione della qualità del vino locale e prende forma una tradizione unica.

Francia e Italia: i principali esportatori di vino in Giappone

Oggi i giapponesi possono dirsi dei veri appassionati di vino francese, in particolar modo di Champagne: lo dimostrano i dati di UN Comtrade che segnalano un aumento del 21% per un export di oltre un miliardo di euro. L’Italia, come secondo esportatore in Giappone, cresce del 25% per 213 milioni di euro, ma resta ancora dietro la Francia.

I cileni invece hanno perso quota di mercato rispetto al periodo pre-Covid, con un calo del 11% rispetto al 2019 Al contrario, gli Stati Uniti sono in forte crescita rispetto al 2019, con un aumento del 18% e un export di 146 milioni di euro.

Prezzo-mix e volume delle importazioni di vino in Giappone

L’incremento delle importazioni di vino in Giappone nel 2022 è legato principalmente al prezzo-mix, che ha raggiunto un livello di 6,7 euro al litro per la media dei paesi esportatori e di 16 euro al litro per la Francia.

Il volume delle importazioni è stato di 2,66 milioni di ettolitri, in linea con la media dei 5 anni precedenti.

Il futuro delle importazioni di vino in Giappone

La crescita delle importazioni di vino in Giappone nel 2022 indica un forte recupero rispetto all’anno precedente e un apprezzamento continuo per questo prodotto. Con una domanda crescente per i vini francesi e italiani e un aumento del prezzo-mix, le aspettative sono che il mercato del vino in Giappone continui a crescere nel futuro più prossimo.

Scoprendo la Viticoltura in Giappone: le Regioni e le caratteristiche dei Vini

Il Giappone è una terra affascinante, dove la vite prospera sui suoi 18.000 ettari di vigneti estesi sulle isole di Hokkaido e Honshu.

La posizione geografica privilegiata del Giappone, all’interno della fascia di latitudine ideale, permette ai suoi vigneti di godere dei raggi solari e di una posizione unica. Tuttavia, la sola latitudine non è sufficiente a definire la bellezza della viticoltura giapponese, che differisce notevolmente dall’area mediterranea a causa della più elevata pluviometria e delle correnti fredde siberiane. Le zone vinicole più famose del Giappone si trovano a ovest di Tokyo, nei dipartimenti di Yamanashi, Nagano e Kanagawa, con la regione di Yamanashi che rappresenta il massimo potenziale di coltivazione della vite.

La mineralità dei suoli vulcanici e l’elevata escursione termica sono fattori positivi per la viticoltura, ma l’eccessiva fertilità e acidità dei terreni unite all’abbondanza delle precipitazioni rappresentano ostacoli alla diffusione.

L’isola settentrionale di Hokkaido sta emergendo sempre più come zona vinicola, grazie ai suoi suoli vulcanici, montagne, laghi e sorgenti, e al clima fresco e secco anche nei mesi più caldi. Il nord del Giappone, insieme alla Gran Bretagna, è diventato una delle ultime frontiere della spumantizzazione, grazie all’impegno del finanziere giapponese Nobuo Oda e dell’enologo italiano Riccardo Cotarella.

Con la loro tecnica unica, che combina il Metodo Classico e il Charmat, hanno creato spumanti con vitigni a bacca bianca e nera, come il Kerner, il Chardonnay, il Regent, il Pinot Nero e il Lemberger.

La viticoltura giapponese è un mondo affascinante che merita di essere compreso a fondo, poiché esplora la bellezza della natura e la raffinatezza della tradizione enologica. Con la crescente domanda per i vini prodotti localmente, e l’impegno dei produttori di perseguire standard di qualità elevati, ci aspettiamo che la viticoltura giapponese continui a crescere e a prosperare nel prossimo futuro.

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