La lotta alla contraffazione non si ferma per il mondo del vino, che da anni devono fare i conti con falsi vini italiani e tentativi di imitazioni provenienti da tutto il mondo. L’argomento è tornato ancora una volta in auge con la disputa Prosecco – Prosek che va avanti, ormai, da qualche mese. Ma, come ricorda Coldiretti, sono tante le etichette dentro e fuori Europa che si spacciano per prodotti del Belpaese. Focus sull’argomento a Vinitaly Special Edition.

Commercio di falsi vini italiani: quanto pesa sul mercato
Ogni anno, il vino italiano deve fare i conti con nuovi tentativi di contraffazione. Lo scorso anno, solo per fare qualche esempio, la Guardia di Finanza di Firenze aveva scoperto bottiglie di falso Bolgheri Sassicaia. Nel 2018, la stessa sorte era toccata a falso Franciacorta e falso Prosecco provenienti dalla Bulgaria.
“I falsi in bottiglia ogni anno sottraggono un miliardo di euro al vero vino Made in Italy” sottolinea la nota di Coldiretti. Il più “triste” primato spetta al Prosecco, il vino più imitato al mondo.
“Il Prosecco – ricorda una nota di Coldiretti – è la star mondiale delle bollicine grazie a un incremento delle vendite oltre confine vertiginoso negli ultimi anni. Le esportazioni di Prosecco hanno superato il miliardo di euro con un aumento record del 32 % nei primi sette mesi del 2021. Dati che ne consolidano la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava”. Risulta evidente dunque che, essendo il Prosecco uno dei vini più esportati al mondo, avere a che fare con tentativi di imitazione può essere veramente penalizzante per le vendite.
Quali sono i falsi vini italiani: i tentativi di imitazione
Proprio a Vinitaly Special Edition, andato in scena nei giorni scorsi a Verona, Coldiretti ha presentato all’interno del suo stand una “stanza degli orrori”. Presenti, falsi vini italiani scovati nei diversi continenti.
Quali sono? La lista è lunga: ci sono sia falsi vini italiani rossi che falsi vini italiani bianchi. Colpite, indistintamente, tutte le regioni.
“Si va dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco. Oltre al Barbera bianco prodotto in Romania e al Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense. Sono solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei vini e liquori italiani più prestigiosi. E non mancano neppure i wine kit per ottenere improbabili liquidi da nomi inquietanti come Montecino“.
“Il Prosecco – continua la nota – è fra i prodotti più bersagliati. La Coldiretti che ha smascherato il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi. Ma in commercio sono arrivati anche il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova. In Brasile, invece, nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione Prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur”.
“La mancata protezione delle denominazioni di vino italiane nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali ma – continua la Coldiretti – favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove. Un problema che riguarda anche gli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea. Accordi in cui è stata protetta solo una piccola parte delle denominazioni riconosciute e tutelate a livello comunitario”.

Imitazione vini italiani: il caso Prosecco – Prosek
L’attualità ci riporta inevitabilmente a parlare della questione, scoppiata in estate, del Prosek croato. A fine settembre, la Croazia ha presentato domanda di protezione della menzione tradizionale Prosek in Gazzetta Ufficiale. Da quel momento, è partito un conto alla rovescia di 60 giorni in cui l’Italia ha tempo per opporsi e mettere in atto azioni di difesa nei confronti del Prosecco. Associazioni del vino e Consorzi si dimostrano compatti, mentre il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli ha confermato che l’Italia farà squadra. In un incontro tra vino italiano e Patuanelli stesso, sono state chieste misure “forti”. Intanto, il tempo continua a scorrere e la scadenza per opporsi si avvicina.
“Quello croato – spiega la Coldiretti – è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia. Per lui, Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale”. La richiesta per il Prosek è un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione dai falsi”.
“Ci sono però le premesse per vincere questa battaglia in Europa – sottolinea la Coldiretti –. Questo, grazie alla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati. Come la star delle bollicine italiane“.
“E’ necessario fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Questo, anche alla luce “della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue”.
“Per questo è importante – conclude Prandini – l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda”.