“Per l’export del vino, calo del 3,2% in valore nei primi sette mesi del 2020” sottolinea Coldiretti. Tra le soluzioni, puntare su internazionalizzazione, infrastrutture e gioco di squadra
Gli effetti del lockdown e delle restrizioni diffuse in gran parte del mondo fanno sentire le proprie conseguenze anche sull’export del vino italiano. “Per la prima volta in 30 anni si registra una frenata dell’export con un calo del 3,2% in valore nei primi sette mesi del 2020. Una storica inversione di tendenza che non ha precedenti” sottolinea Coldiretti dal tavolo di lavoro virtuale andato in scena ieri, durante “Covid, la sfida del vino Made in Italy”.
“Germania, Stati Uniti e Regno Unito rappresentano i principali mercati di sbocco delle bottiglie tricolori e sono infatti in sofferenza – precisa la Coldiretti –. Questo a causa del rapido diffondersi della pandemia che rischia di compromettere anche gli ordini per la fine dell’anno”. (Anche se un’analisi condotta dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor per wine2wine e uscita solo un mese fa dava valori più che positivi per il vino del Belpaese in Usa, segnando un +2,3%). Bicchiere mezzo pieno guardando, invece, la Russia, dove l’Italia si conferma Paese leader nell’export, come sottileneato da Federvini.
Non si può dimenticare che per il vino italiano, l’export rappresenta la metà del fatturato. Nel 2019, infatti, le esportazioni sono risultate pari a 6,4 miliardi su un totale di 11 miliardi e hanno sviluppato 1,3 milioni di posti di lavoro lungo la filiera.
Un duro colpo, soprattutto se si pensa alla vendemmia da poco conclusa, continua Coldiretti: “una produzione di oltre 46 milioni di ettolitri nella vendemmia 2020, che conferma all’Italia il ruolo di leader mondiale davanti alla Francia. Un primato consolidato grazie a 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt”.
La possibile soluzione? Misure immediate ed efficaci. “Grazie alla azione di Coldiretti sono state adottate varie misure finalizzate a dare liquidità ai produttori e ridurre le giacenze di vini e di uve della nuova vendemmia ma anche sgravi contributivi, incentivi all’acquisto di vino e prodotti italiani” ha affermato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Prandini ha poi sottolineato che “c’è incertezza e preoccupazione fra gli imprenditori, ma l’Italia ha le potenzialità per ripartire meglio degli altri”.
“L’internazionalizzazione è dunque una scelta obbligata per il nostro Paese che deve cogliere questo momento di crisi per mettere a punto una strategia più incisiva di presenza sui mercati stranieri” ha continuato Prandini. “Vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione anche con la creazione di nuovi canali commerciali e una massiccia campagna di comunicazione. Bisogna superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo, valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate”.
“In questo contesto un primo obiettivo è stato raggiunto – continua Prandini – con la presenza di Josè Rallo come primo rappresentante agricolo nel consiglio di amministrazione dell’Ice che viene proprio dal mondo del vino. Non solo, anche con l’arrivo per la prima volta nelle ambasciate italiane della figura del Consigliere Diplomatico agricolo come abbiamo chiesto. Serve poi recuperare i ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Una mancanza che ogni anno – conclude Prandini – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export e una “bolletta logistica” più pesante per la movimentazione delle merci”.
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