Effetto pandemia su export di vino: ecco quanto è stata colpita l’Italia

 Emergono da un’analisi dell’ Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor i dati relativi all’export di vino italiano.

Un segno – quello relativo all’export di vino ai tempi della pandemia, che equivale ad una perdita di circa 6 miliardi di euro rispetto al 2019. Amara consolazione il fatto che gli effetti saranno complessivamente più leggeri rispetto al trend globale (-10,5%) e ancora di più sul principale player del settore, la Francia, costretta a rinunciare al 17,9% delle proprie esportazioni.
Un quadro confortante emerge, invece, se si considera l’aumento delle quote di mercato guadagnate dal vigneto Italia

Durante il ‘Focus mercati – consumi e previsioni import 2020’ dell’ Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentato al wine2wine di Veronafiere, così ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Il dato generale sulle stime previsionali dimostra come l’Italia sia stata in grado di opporre anticorpi efficaci alla crisi. Il rapporto qualità-prezzo, una più variegata diversificazione dei canali di vendita e lo scampato pericolo dei dazi aggiuntivi negli Stati Uniti hanno consentito di ridurre le perdite all’estero, ma il rovescio della medaglia è fatto di tante piccole e medie aziende del vino che, al contrario delle altre, hanno perso i propri riferimenti commerciali – in particolare dell’horeca – e stanno pagando uno scotto molto più rilevante della media. È questo segmento, decisivo per il nostro made in Italy, che occorrerà salvaguardare sin da subito“.

Dopo 11 anni sono le bollicine a soffrire maggiormente la crisi, riscontrando una perdita in termini percentuali pari a -5,7%.

Così commenta il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: «Uno dei principali rischi che derivano dalla riduzione delle importazioni nei top mercati di sbocco, unito alla diminuzione della domanda sul mercato nazionale, è quello di un decremento dei prezzi di vendita dei nostri vini che vanificherebbe tutti gli sforzi messi in campo in questi anni per un miglior posizionamento di prezzo delle nostre produzioni, con effetti a catena su tutte le imprese e denominazioni. Un rischio concreto, se si pensa che quasi 2 aziende intervistate su 10 nell’indagine qualitativa hanno dichiarato che per contrastare la riduzione degli acquisti e delle forniture stanno pensando a sconti/promozioni per attirare la clientela».

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