Data uscita nuova annata Chianti: il Consorzio chiede di anticipare a gennaio 2022

Anticipare, per evitare carenze: il Consorzio di Tutela Vino Chianti ha chiesto alla Regione Toscana di anticipare di due mesi la data di uscita della nuova annata 2021. “La domanda continua ad aumentare, non possiamo permetterci di far rimanere il mercato senza prodotto” afferma il direttore Marco Alessandro Bani.

Nuova data di uscita annata 2021 Chianti: che cosa potrebbe cambiare?

Se il Consorzio Tutela Vino Chianti avrà l’ok, la nuova annata 2021 del Chianti potrebbe trovarsi nel mercato già a gennaio 2022. L’adesione a questa anticipazione è, però, volontaria, come specifica lo stesso Consorzio in una nota.

“Una mossa necessaria – si legge – per evitare scarsità di prodotto in vendita alla luce del calo della produzione. L’anticipo di due mesi potrà essere adottato in modo volontario da parte delle aziende, e per quelle produzioni che avranno già acquisito le caratteristiche qualitative previste dal disciplinare di produzione. Riguarderebbe anche i vini Chianti delle sottozone e Chianti Superiore“.

Vendita vino Chianti annata 2021 nel mercato a gennaio, anticipare per non perdere il terreno guadagnato

I motivi dietro la richiesta da parte del Consorzio di Tutela Vino Chianti di anticipare la data di immissione della nuova annata 2021 nel mercato sono diversi. In particolar modo, è una diretta conseguenza della scarsa quantità che ha interessato la vendemmia 2021 nel Chianti.

“I primi riscontri provenienti dalle cantine sociali indicano per la vendemmia 2021 perdite dei conferimenti uve fra il 30% e il 35% – spiega la nota – Questo a causa della gelata dello scorso aprile, e della siccità patita nei mesi estivi. Considerato anche il buon andamento delle vendite di Vino Chianti, le giacenze previste per fine 2021 saranno al livello minimo registrato dal 2005 a oggi. Le uve del Chianti hanno raggiunto quotazioni fra i 90 e i 105 euro al quintale, contro i 55-70 euro del 2020″.

“I prezzi del vino sono già aumentati del 25% – spiega il direttore Marco Alessandro Bani – e la domanda continua ad aumentare. Non possiamo permetterci di far rimanere il mercato senza prodotto, e non possiamo far uscire il Vino Chianti Dogc dagli scaffali della grande distribuzione, a favore di altre denominazioni concorrenti che vengono commercializzate a prezzi più contenuti. Per rientrare sugli scaffali occorrerebbero anni e una politica di prezzi al ribasso. Avere un mercato con prezzi fortemente altalenanti non è nell’interesse di nessun attore della nostra filiera, e non è positivo nemmeno per la Denominazione stessa”.

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