Consorzio Vini Valpolicella e Famiglie Storiche, a che punto siamo?

Un caffè verso la pace tra Consorzio Valpolicella e le Famiglie Storiche

La pluriennale disputa tra il Consorzio dei vini Valpolicella e le Famiglie Storiche sembra aver trovato uno spazio per il dialogo: “Ci siamo visti, abbiamo preso un caffè – ha detto all’ANSA il presidente del Consorzio Christian Marchesi a margine di Amarone Opera Prima – e siamo vicini da casa. Una delle attività del Consorzio è ricomporre le fratture. Ci stiamo lavorando”.

Sull’esito giudiziale dell’ultimo appello: “Hanno perso la prima, anche la seconda. Resta la Cassazione, ma quel che conta è che stiamo dialogando. E la candidatura Unesco della tecnica dell’appassimento uve dell’Amarone e del Recioto potrà contribuire a riconcialire” ha concluso Marchesini.

L’origine della diatriba tra il Corsorzio e Amarone

Per comprendere bene questi atti finali delle “guerra Amarone” dobbiamo fare un salto nel passato e tornare al 2017. In quell’anno il Tribunale di Venezia stabilì che le famiglie non potevano più utilizzare il termine “Amarone” per qualificare la loro associazione. A seguito di tale sentenza, dopo aver abbandonato tale appellativo, è stato adottato il nome “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, ovvero le 13 Cantine riunitesi dal 2009 (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi Agricola, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato). Queste Cantine si riconoscevano nei valori di storicità e artigianalità, e si erano unite per far conoscere e preservare non solo i vini, ma anche una delle più strategiche zone di produzione vitivinicole italiane: la Valpolicella.

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Ma il Consorzio tutela vini Valpolicella ed altri non gradirono tale decisione, anzi si ritennero offesi dalla denominazione di “Famiglie dell’Amarone d’Arte” ed avviarono un’iniziativa legale. Al tempo era presidente del Consorzio Christian Marchesini, che commentò: «Il termine Amarone va innanzitutto correlato alla Valpolicella, come impone il disciplinare di produzione. Non va usato in maniera laudativa, quasi esistesse un Amarone di serie A e di serie B».

Gli atti legali, i ricorsi e l’esito

La Corte d’Appello numero 4333/2019 sancì nelle aule di tribunale il divieto all’utilizzo della denominazione “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, oltre che la conseguente nullità del marchio e del cosiddetto Manifesto dell’Amarone d’Arte. La sentenza imponeva anche un’informativa che avrebbero dovuto dare sull’esito della causa pubblicando la sentenza stessa su due quotidiani e sui rispettivi siti delle aziende. 

Dopo il ricorsi, vinti in primo e secondo grado dal Consorzio Vini Valpolicella, i produttori di Amarone si chiusero in un silenzio stampa interrotto da pochissime dichiarazioni. Proposero poi di devolvere la cifra per la pubblicazione della sentenza (circa 160mila euro, più un altro 16%) per un progetto di valorizzazione e protezione della Denominazione “Valpolicella”. In cambio l’associazione rinunciò al ricorso in Cassazione.

Il presidente delle Famiglie storiche Alberto Zenato dichiarò: “Mi spiace per la sentenza e per aver dovuto spendere questi soldi in pubblicazioni ormai inutili, visto che da anni abbiamo rimosso dalle bottiglie il vecchio logo. Avevamo offerto al Consorzio, in alternativa, di investire in un’attività promozionale a favore della denominazione dell’Amarone e anche in beneficenza. Purtroppo, non è stato possibile, ma ora pensiamo a scrivere un nuovo capitolo della vicenda, cercando di lavorare in sintonia e non in contrapposizione”.

I rapporti tra il Consorzio Vini Valpolicella e le Famiglie Storiche

La questione relativa alla denominazione era stata discussa anche in sede europea, dove il provvedimento aveva però dato un esito opposto. L’Ufficio per la proprietà intellettuale (Euipo) aveva infatti respinto le richieste avanzate dal Consorzio Vini Valpolicella e affermato l’assoluta correttezza e la possibilità di registrazione del vecchio marchio “Famiglie dell’Amarone d’Arte”. Una possibilità comunque abbandonata dalle Famiglie storiche “È bene – dichiarò il presidente delle Famiglie storiche Zenato – che si continui a parlare di Amarone in cantina e sui mercati e non nelle aule di tribunale“.

Da allora nel sito delle Famiglie Storiche si trova il seguente testo a descrizione dell’accaduto:

“L’Amarone rappresentava la perfetta sintesi di tutti questi valori. Seguendo lo storico dettame de “l’unione fa la forza”, ben 10 cantine sposarono sin da subito l’idea dell’associazione, il cui nome iniziale “Le Famiglie Storiche dell’Amarone” voleva proprio evidenziare il profondo legame con la tradizione e con il vino simbolo della Valpolicella.

Qualche anno dopo, al termine di una disputa legale, l’Associazione ha cambiato il proprio nome in, semplicemente, “Le Famiglie Storiche”, mantenendo intatti i principi e i valori fondanti.

Con il passare degli anni le Famiglie Storiche sono diventate 13 e nel 2021 hanno voluto operare una profonda opera di restyling a livello comunicativo, realizzando tra le altre cose un video istituzionale che sublima tutte le caratteristiche comuni delle cantine”.

Lo scorso anno la presidenza delle Famiglie Storiche è passata da Alberto Zenato a Pierangelo Tommasi.

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