Come nascono le bollicine? Differenze tra metodo classico e metodo charmat

Se vi è mai capitato di visitare una cantina che produce Prosecco e un’altra, che, ad esempio, si trova in Franciacorta, vi sarete sicuramente accorti di una differenza. Siamo sempre di fronte a una bollicina, ma il processo di realizzazione è ben diverso. Da una parte, infatti, si parla di Metodo Classico, dall’altra, invece, di Metodo Charmat. Ma quali sono le differenze?

Differenze tra Metodo Classico e Metodo Charmat: non è solo questione di nome

Non siamo di fronte a quei casi in cui con lo stesso termine si indica più o meno la medesima cosa. Le differenze tra Metodo Classico e Metodo Charmat sono tante e sostanziali. Il Metodo Classico o Metodo Champenoise – dal nome della regione dello Champagne che per prima lo ha adottato – si caratterizza per una seconda fermentazione in bottiglia. Cosa che, invece, non accade nel Metodo Charmat o Metodo Marinotti, dove abbiamo, invece, una fermentazione in autoclavi di acciaio.

Ma le differenze non si fermano qui. Remuage, sboccatura, dosaggio sono tutti termini che appartengono all’uno o all’altro processo. Per comprendere meglio, proviamo a definire le caratteristiche del Metodo Charmat prima e le particolarità del Metodo Classico poi.

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Che cos’è il Metodo Charmat

Il nome del Metodo Charmat deriva da Eugène Charmat, colui che a inizio Novecento brevettò l’attrezzatura capace di renderlo attuabile. Ma l’inventore, secondo la storia, è un italiano: Federico Martinotti, astigiano, da cui deriva l’altro nome con cui questo metodo è conosciuto. Il Metodo Martinotti.

Il Metodo Charmat o Metodo Martinotti prevede sia la vinificazione che la rifermentazione in autoclave. Non è una fase molto lunga – a differenza di quanto avviene per il Metodo Classico -: si va dai 30 giorni a un massimo di 6 mesi. In questo momento, avviene la “formazione” delle bollicine o presa di spuma, grazie all’aggiunta di zuccheri e lieviti che provocano la produzione di anidride carbonica. Fondamentali, in questa fase, le giuste condizioni di temperatura e pressione. Basta, infatti, un dato sballato per impedire la corretta riuscita del lavoro.

A questo punto, il prodotto è pronto per essere chiarificato, vinificato e imbottigliato. I vini ottenuti con Metodo Charmat sono, solitamente, freschi, leggeri e profumati, con un perlage non particolarmente fine.

Che differenza c’è, dunque, tra Prosecco e Metodo Classico? La risposta, ora, è semplice. Il Prosecco è uno dei vini italiani più famosi realizzati con Metodo Charmat. Accanto a lui, anche il Moscato d’Asti.

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Come si fa il Metodo Classico

I passaggi del Metodo Classico sono un po’ più lunghi. In questo caso, infatti, la presa di spuma avviene in bottiglia, in un periodo che può si aggira tra i 24 e i 36 – con casi eccezionali che vanno addirittura oltre. La caratteristica fondamentale del Metodo Classico è, infatti, la seconda fermentazione in bottiglia. La couvée (cioè l’insieme dei vini scelti) viene imbottigliata aggiungendo lieviti selezionati e zuccheri e poi posizionata in orizzontale, dove resterà per il periodo prescelto.

Una volta passati 24, 36 o addirittura più mesi, è il momento del remouage. Le bottiglie vengono posizionate in degli specifici sostegni – detti poupitres – e poi ruotate progressivamente con il collo inclinato verso il basso, settimana dopo settimana. L’obiettivo, dopo qualche mese, è quello di averle completamente a testa in giù, con i lieviti tutti sedimentati nella parte del tappo. E ora, tocca alla sboccatura – o dégorgement, che spesso avviene à la giace, cioè congelando la parte finale della bottiglia e permettendo, così, di rimuoverla più facilmente.

Infine, è il momento dell’aggiunta della liqueur d’expedition, cioè un mix di vino e zuccheri precedentemente approvato dall’enologo. Diverso è il caso, invece, dei vini pas dosé, la cui caratteristica è quella di servirsi di una liqueur priva di zuccheri.

La storia del Metodo Classico o Metodo Champenois affonda le sue radici nella leggenda. Si racconta, infatti, che a utilizzarlo fu Dom Pérignon, monaco del Seicento responsabile dei vigneti del monastero di Hautvillers, dove cominciò a produrre vini dalle caratteristiche uniche.

Vini metodo Classico in Italia

Oggi, dalla Francia, il metodo Champenois ha conquistato anche l’Italia. Tra i vini Metodo Classico italiani più famosi c’è il Franciacorta, ma anche il Trento Doc e l’Oltrepo’ Pavese. La loro caratteristica, rispetto allo spumante o al Prosecco, è di essere vini più strutturati, dal perlage fine e persistente.

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