Coldiretti, export italiano giù del 4%: è la prima volta in trent’anni

Un record in negativo per l’export vini italiani del 2020: secondo le stime di Coldiretti, infatti, le vendite all’estero sono in calo del 4%. I motivi? Il Covid-19, ma anche i dazi Usa e la Brexit

Il 2020 continua a far segnare numeri poco incoraggianti per il vino. Nonostante i tentativi di ripresa e le tante iniziative – anche economiche – portate avanti da istituzioni e Consorzi, le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4%.

Una flessione che non si vedeva da trent’anni, sottolinea Coldiretti che ha portato avanti l’indagine sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno. Il calo risulta ancora più evidente se si confronta con le cifre record del 2019, quando l’export del Made in Italy aveva addirittura toccato i 6,4 miliardi.

A pesare, precisa Coldiretti, gli effetti della pandemia mondiale, delle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna. L’isola di Sua Maestà, infatti, è stata per lungo tempo il principale cliente del prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo.

“In Cina, dove il virus ha colpito per primo – dichiara Coldiretti – il consumo di bottiglie tricolori fra gennaio e maggio 2020 è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit. La Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (- 1%).”

Senza contare che, fra pochi giorni, Trump renderà note le prossime decisioni sui dazi che  potrebbero di non poco pesare sul mercato estero dei vini Made in Italy. “Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano – sottolinea Coldiretti – una bottiglia di Prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività.

“Con quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) che fanno registrare difficoltà a seguito dell’emergenza occorre intervenire rapidamente per sostenere le esportazioni, alleggerire le scorte, ridurre i costi e tagliare la burocrazia” afferma il presidente la Coldiretti Ettore Prandini.

“Bisogna ripensare per la vendemmia in corso-  conclude Prandini – ad uno strumento per il settore che semplifichi, sia agile e flessibile, rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati”.

 

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