Lo Champagne guarda al futuro e pensa a obiettivi sostenibili entro il 2030. La dimostrazione di saper stare al passo con i tempi senza perdere la propria unicità e quelle caratteristiche che, da sempre, lo rendono unico. Come dimostra la sua storia
“Oggi il 20 % dei vigneti beneficia della certificazione ambientale Viticoltura sostenibile nello champagne!“. Recita così l’ultimo post pubblicato Facebook dal Comité Champagne, l’associazione che riunisce vignaioli e cantine della celebre denominazione francese per la tutela e la promozione del suo prodotto più iconico. Un traguardo di cui essere orgogliosi, ma che non è di certo un punto d’arrivo: tra gli altri, ambiziosi obiettivi, c’è la volontà di non utilizzare più nessun pesticida entro il 2025 e far sì che tutta l’area raggiunga una certificazione sostenibile entro il 2030.

Lo Champagne, dunque, guarda al futuro, adeguandosi alle necessità dei nostri giorni, nell’anno di una grande vendemmia. Esempio di come anche un prodotto con una storia così lunga e gloriosa alle spalle può essere in grado di migliorarsi, di stare al passo con i tempi, senza perdere la sua unicità e quelle caratteristiche che, da sempre, lo rendono unico. Già, ma come è nato lo Champagne?
È una domanda che molti si pongono e di cui non sempre conoscono la risposta. Anche in questo caso, a venirci in aiuto è il Comité Champagne che, nel suo sito ufficiale, racconta la storia di questo grande prodotto. “La denominazione Champagne, oggi conosciuta in tutto il mondo, non è nata in un giorno. La sua storia è antica di secoli ed è ricca di vicissitudini.”.
In queste zone, si coltiva vino da millenni, addirittura dall’epoca degli antichi Romani. Poi, con il Medioevo, toccò ai monaci e alle loro abbazie – come il celebre Dom Perignon dell’Abbazia di Hautvillers – che trasformarono l’assemblaggio in una competenza precisa. Ma ciò che fin da subito ha distinto lo Champagne dagli altri vini è la sua particolare effervescenza, come continua una nota del Comité Champagne: “Negli anni 1670-1690, la nascita dei vini di Champagne segna una significativa rottura nella storia dei vini effervescenti, per due ragioni. È innanzitutto la prima volta che un vino effervescente è associato ad un preciso terroir, la Champagne. È anche la prima volta che vengono utilizzate specifiche tecniche di vinificazione“. Certo, perché per ottenere lo Champagne ci sono tecniche precise da seguire con attenzione – il famoso Metodo Champenoise o Metodo Classico: dalla pressatura alla prima fermentazione, dall’assemblaggio alla prise de mousse, dall’affinamento sui lieviti al remuage.
Un prodotto iconico. Dal XVII secolo in poi, lo Champagne comincia ad essere sempre più apprezzato da reali, nobili e benestanti. Le bollicine arrivano ovunque, dalla corte degli zar ai lontani Stati Uniti, toccando i vari regni d’Europa e la sua ricca e intraprendente borghesia. “Per tutto il XIX secolo, con il benessere e lo sviluppo delle feste, la sua diffusione si estende a un nuovo pubblico, sempre molto elitario – continua la nota del Comité Champagne – Lo Champagne è il vino della gioia e della festa, un mito che non si smentirà all’inizio del XX secolo, con la Belle Époque – l’età d’oro dello -Champagne -, e i ruggenti anni Venti“.
Date importanti. 22 luglio 1927. La legge fissa gli attuali principi di delimitazione geografica della Champagne viticola. In tutta la Champagne vengono censiti i “comuni idonei a produrre il vino a denominazione”. Sono integrati i terroir dell’Aube e una serie di comuni omessi durante la delimitazione del 1908. La superficie della zona viticola, stabilita dalla legge, è pari a 35.280 ettari.
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