Nasce Rosautoctono, il nuovo Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano

Sei consorzi di tutela delle denominazioni più rappresentative del vino rosato per fare squadra e rilanciare l’immagine del vino rosato nel mondo e scalzare il primato francese

Sei consorzi di tutela delle denominazioni più rappresentative del vino rosato italiano fanno squadra per dare slancio al vino rosa italiano di qualità e scalzare, magari, un giorno, la leadership e la familiarità di pubblico conquistata dal “Rosè” francese. Nasce Rosautoctono, il nuovo Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano, compagine che riunisce le denominazioni Bardolino Chiaretto, Valtènesi, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò, con lo scopo di diffondere la cultura del bere in versione rosa all’italiana. L’atto costitutivo della nuova realtà di promozione e valorizzazione del rosato è stato firmato oggi al Ministero delle Politiche Agricole. Come spiega il presidente Franco Cristoforetti, numero uno del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, “bisogna dare la vino rosa la dignità che si merita. Molti consumatori lo considerano ancora un sottoprodotto del vino rosso”. “Ecco perché – aggiunge – abbiamo deciso di unire le forze in questa iniziativa che è di portata storica, non si era mai vista né in Italia né altrove”.

Il patto tra i sei Consorzi per dare nuova linfa al vino rosato e farlo conoscere maggiormente con il nuovo nome di Vino Rosa (rigorosamente da uve autoctone a bacca nera come prescrive lo Statuto nei requisiti di partecipazione alla compagine) era stato siglato un anno fa a Vinitaly e oggi ha visto il via ufficiale davanti a un notaio. La mission dell’Istituto è fare promozione, cultura e formazione, seguendo l’esempio dei cugini d’Oltralpe che hanno spinto i consumi nazionali di rosè al 33%, mentre in Italia sono al 6-7%.

“Questa iniziativa è importante per far sentire la consapevolezza di quello che abbiamo – dice a Winenews Raffaele Librandi, presidente del Consorzio Vini Cirò e Melissa -dobbiamo valorizzare meglio il rosato anche sui mercati esteri e questo vale anche per il nostro territorio. Da pare dei produttori calabresi c’ è sempre maggiore attenzione e investimento verso questa tipologia. Già diverse cantine sono in grado di proporre due rosati”.

La nuova organizzazione ha intanto già messo in moto la macchina organizzativa: Prowein, Vinitaly e il 21 giugno l’Istituto ripeterà l’iniziativa della “Giornata del vino Rosa”.Tra gli altri progetti in cantiere anche la creazione di un Osservatorio, con l’ausilio di Valoritalia e Federdoc, per avere dati su cui impostare le strategie di crescita.

Per Francesco Liantonio, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Castel Del Monte e vicepresidente di Federdoc, il futuro de vino italiano può senz’altro essere “rosa”. “Abbiamo perso tempo negli ultimi anni – commenta a Winenews – e ora dobbiamo riguadagnare terreno, ma il futuro, è il caso di dirlo, è rosa, come è rosa il vino con la sua grande personalità, la sua grande autorevolezza e grande capacità di comunicazione, si possono aprire nuovi mercati, si può parlare di vino rosa con le donne e i giovani, dobbiamo stare attenti a queste dinamiche e non dobbiamo lasciar altro terreno ai cugini francesi. C’è interesse per questa iniziativa – conclude Liantonio – e ci sono altri soci pronti ad entrare, ma la condizione è che producano vino rosa da vitigni autoctoni a bacca nera, l’autenticità deve essere garantita”.

“L’aggettivo “rosa” – sottolinea ancora Cristoforetti – non è meno importante di “autoctono””. L’intenzione è appunto di rappresentare la qualità e il territorio che la esprime e questa operazione, osserva Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi, “rafforzerà anche le singole realtà dei partecipanti. Ad ognuno di noi il compito di essere quello che è nel nostro Istituto”. Luzzago pone anche l’accento sulla qualifica di Italiano presente nel nome del nuovo istituto, sottolineando che “Come rappresentanti del made in Italy, vogliamo andare nel mondo e conquistare i mercati facendo massa critica”.

Il vicepresidente del nuovo Istituto, Luigi Cataldi Madonna, invita i produttori ad aumentare “la gioielleria rosa” in Italia, riservando alla produzione dei rosati le uve migliori “e non quelle che rimanevano in cantina come si è fatto in passato”. Il presidente del Consorzio di tutela Vini d’Abruzzo, Valentino Di Campli, nota “come l’Abruzzo da sempre ha creduto nei vini rosa e quindi la proposta di fare squadra è stata subito raccolta”. “Ci accomuna la voglia di far crescere questa tipologia di prodotto” , commenta da parte sua il presidente del Consorzio di tutela Vini Doc Salice Salentino, Domenico Reale.

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