Mosca, pericolo blocco alle importazioni di vino sfuso

Lo ipotizza il Ministro all’Agricoltura russo, Alexandr Tkachov: l’idea andrebbe a modificare le attuali dimensioni del settore vitivinicolo nazionale, colpevole di essersi limitato, sempre più, ad un semplice processo di imbottigliamento di vino prodotto da Paesi esteri.

russia_2744410bSi tratta dell’ennesima preoccupazione che giunge dall’Oriente, una manovra politica pensata dai vertici governativi russi, che potrebbe causare danni rilevanti ai produttori di vino europei. La notizia arriva in uno scenario economico, di per sé già negativo, infatti gli ultimi dati di “Wine By Numbers” di Unione Italiana Vini e Corriere Vinicolo, sui primi tre mesi del 2015, fotografano chiaramente gli effetti, sul mercato enoico, delle sanzioni Ue nei confronti della Russia: sul fronte dei vini imbottigliati, l’Italia pur essendo saldamente il primo esportatore, con 5,6 milioni di litri registra un calo, rispetto al primo trimestre del 2014, del 42,7%; confermato anche sotto il profilo dei valori, in diminuzione del 52,4%, assestati a quota 19 milioni di dollari. Una situazione che coinvolge tutti i principali produttori occidentali, con la sola eccezione della Nuova Zelanda, mentre nel ranking tornano, i vini dell’Abcasia, territorio caucasico della Georgia di fatto indipendente, in crescita del 64,3% sul 2014 ed oggi quarto esportatore del prodotto imbottigliato. Flussi commerciali che rappresentano l’isolazionismo voluto e attuato dalla Russia come risposta alle dinamiche politiche internazionali.

“Dobbiamo aumentare le tariffe – ha dichiarato il Ministro all’Agricoltura russo Alexandr Tkachov – o magari 901013impedire direttamente le importazioni”. Quest’ultima estrema decisione, ovviamente non dispiacerebbe ai produttori della Crimea, che lamentano come i propri vini, in competizione con i giganti enoici, come Sudafrica e Spagna, non hanno alcuna chance commerciale. I consumi russi nell’ultimo anno hanno visto raggiungere quota 1,9 miliardi di litri di vino, spumante e cognac, di cui solo un quarto prodotti in Russia con uve nazionali. La volontà del governo, a seguito di queste ultime dichiarazioni, sembra indirizzarsi verso l’autosufficienza del prodotto sfuso, cosa assolutamente negativa per il nostro paese, in quanto l’unico dato positivo, per l’Italia, arriva proprio da qui, con + 39,7% delle importazioni nel primo trimestre 2015, quota 302.381 litri per un valore di 645.471 dollari.

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