La Franciacorta riscopre l’Erbamat, un antico vitigno autoctono bresciano

Dopo lunghi anni trascorsi nell’oblio, il vitigno autoctono bresciano Erbamat ha finalmente rivisto la luce del sole. Presente nell’area del lago di Garda e in Franciacorta, è stato recentemente introdotto nella composizione ampelografica degli spumanti realizzati con il metodo classico Franciacorta DOCG.

Si tratta di una varietà dall’acidità spiccata e dai profumi molto delicati, che ben si addicono alla produzione di spumanti e alla vinificazione come vino fermo, sia in blend con altri vini che in purezza. Queste caratteristiche gli hanno permesso di ritrovare la fama perduta, ma non solo: la sua riscoperta deriva anche dalla necessità da parte dei viticoltori di inserire un vitigno in grado di reggere al forte cambiamento climatico in atto. Considerando che, di anno in anno, le temperature tendono a innalzarsi sempre più, soprattutto in estate, l’Erbamat si rivela un’ottima soluzione per via della sua resistenza e della sua resilienza.

Storia e territorio del vitigno autoctono bresciano Erbamat

Il vitigno autoctono Erbamat viene citato per la prima volta nel 1564 da Agostino Gallo, celebre agronomo italiano dell’epoca, all’interno del suo libro “Le vinti giornate dell’agricoltura et de’ piaceri della villa”, chiamandolo “Albamate”.

Purtroppo il destino non è stato generoso con questo vitigno, anzi: per molti secoli lo ha relegato in un angolo, a favore di vitigni più rinomati e conosciuti da produttori e grane pubblico. Come in tutte le migliori favole, però, il lieto fine era dietro l’angolo: il Consorzio di Tutela Franciacorta, con l’obiettivo di rivalutare e rivalorizzare questo vitigno dalle grandi potenzialità, decise di affidare a Leonardo Valenti, docente dell’Università Statale di Milano e tra i massimi esperti di vitigni italiani, uno studio sulle caratteristiche del vitigno con due importanti finalità: riqualificare un patrimonio interamente autoctono e, al contempo, trovare una soluzione per compensare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla qualità dei vini.

L’uva Erbamat, infatti, gode di un’elevata acidità e ha una maturazione tardiva rispetto ad altre, tutte caratteristiche che la rendono interessante in riferimento ai drastici cambiamenti climatici in corso, ormai, da diversi anni a questa parte. D’altro canto, l’introduzione di un ulteriore vitigno, tra l’altro autoctono, consente alla Franciacorta di affiancare a una “viticoltura di vitigno” (che ha come protagoniste varietà internazionali di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco) una “viticoltura di territorio” (che conferisce un ruolo centrale alle varietà locali).

Dal 2012, precisamente, sono stati effettuati numerosi monitoraggi delle varie fasi fenologiche dell’Erbamat per studiarne le uve e verificarne le curve di maturazione, oltre che per valutarne la vinificazione. Il risultato? Un profilo decisamente interessante: l’Erbamat presenta, infatti, una maturazione relativamente tardiva (più o meno un mese dopo rispetto allo Chardonnay, per esempio) e un buon corredo acido in grado di compensare la scarsa acidità dei vini base. In pratica, l’Erbamat contribuisce alla freschezze delle basi senza stravolgerne il profilo.

Proprio per questo, entra in gioco nella produzione degli spumanti con metodo classico, che prevede l’utilizzo di uve giunte al momento della vendemmia sia con il giusto grado di acidità, sia ricche di zuccheri e aromi. Sono numerose, oggi, le aziende franciacortine che hanno deciso di coltivare questo antico vitigno per poterlo sfruttare in futuro e, attraverso le loro prime sperimentazioni, sono già riuscite a realizzare delle prime interessanti vinificazioni in purezza e con metodo classico. Prove pionieristiche e lungimiranti che, già adesso, promettono molto bene.

Caratteristiche del vitigno e del vino Erbamat

L’Erbamat, esattamente come tutti gli altri vitigni, possiede delle peculiarità specifiche che lo rendono unico e immediatamente riconoscibile:

  • le sue foglie sono grandi, di forma pentagonale e pentalobate;
  • i suoi grappoli sono compatti, di media grandezza e di forma cilindrica;
  • i suoi acini sono piccoli, di forma sferica, con una buccia consistente, sottile, pruinosa e di colore verde-giallo.

Ed è proprio al colore della buccia degli acini che si deve il nome dato al vitigno e al vino, dato che rimane verdognola anche quando i grappoli sono maturi.

Il vino prodotto mantiene un colore giallo oro, con sfumature verdastre. Il suo profumo è sottile e delicato, fine e polposo, con dolci note di agrumi e fiori carnosi. Al palato sprigiona importanti rimandi di frutta, agrumi e pompelmo. É fresco, di buona persistenza olfattiva, con un retrogusto di frutta secca estasiante. Un vino talmente fresco da rivelarsi estremamente versatile anche e soprattutto negli abbinamenti in cucina.

Vino Erbamat e abbinamenti in cucina

Il vino Erbamat è, quindi, versatile: si sposa perfettamente con i salumi, accompagnando la dolcezza del prosciutto crudo, della mortadella, della bresaola e dello speck. Se poi ai salumi si associano anche delle croccanti bruschette, magari arricchite con verdure e formaggi cremosi come stracchino, provola e mozzarella, il successo è a dir poco assicurato. Ecco perché l’Erbamat è perfetto da servire durante l’aperitivo.

Ma non solo, perché questo vino fresco e delicato si abbina anche a carni bianche in frittura, panate o arricchite da funghi, zucchine, mozzarella, burrata e altri ingredienti che possano aumentare la grassezza e la dolcezza del piatto.

Infine, è bene ricordare che per gustarlo alla perfezione il vino Erbamat va servito a una temperatura compresa tra i 6°C e gli 8°C.

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