Vitigno autoctono Biancolella: storia del vino ischiano

Su tutta la costa amalfitana, tra Ischia, Procida e Capri, cresce un vitigno a bacca bianca davvero caratteristico: si tratta del Biancolella, coltivato da talmente tanti secoli che in molti pensano sia stato importato dai greci che fondarono le prime colonie della Magna Grecia.

Nonostante non esistano documenti o testimonianze che possano accertare queste origini, il Biancolella è il protagonista indiscusso di tutta la zona, soprattutto dell’isola di Ischia: qui, infatti, il terreno di origine vulcanica sta alla base dell’estrema eleganza del vitigno e della produzione di un vino profondo e corposo, invidiato in tutta Italia.

Il Biancolella è anche un vino piuttosto raro, difficile da trovare, per via della sua produzione abbastanza limitata; proprio per questo può essere definito unico e bisogna assaporarlo, almeno una volta nella vita. Non rientra di certo tra i vini da conservare in cantina per anni, magari non sarà l’ideale da servire in occasioni speciali, ma il suo gusto è talmente irripetibile da rivelarsi irresistibile. Si tratta di un vino artigianale, prezioso, frutto della coltivazione di vigneti a strapiombo sul mare, posti anche a un’altitudine di 500 metri sul livello del mare.

Cosa significa tutto ciò? Che coltivare il Biancolella non è una passeggiata, ma richiede amore e orgoglio; e solo per questo motivo vale la pena assaggiarlo e, soprattutto, apprezzarlo.

Storia del Biancolella, un vitigno elegante e intenso

Come accennato, il Biancolella viene coltivato da diversi secoli; le sue origini non sono certe, ma si ritiene sia un vitigno autoctono dell’isola di Ischia, dove sarebbe stato importato dai greci provenienti dall’Eubea. Questi ultimi, infatti, avrebbero inizialmente portato le prime barbatelle di Biancolella in Corsica (dove ancora oggi vengono coltivate con il nome di “Petite Blanche”) per introdurle successivamente anche in territorio campano, talmente ricco e fertile da rivelarsi adatto ad ospitarne i grappoli.

Nei secoli seguenti, poi, la coltivazione di Biancolella si sarebbe estesa anche a Procida per poi giungere, grazie all’intervento dei Borboni, anche alla Costiera Amalfitana e all’isola di Ponza. Date le numerose affinità con la terra ischiana, gli studiosi hanno definito il Biancolella un vitigno 100% autoctono.

Caratteristiche del vitigno Biancolella

Chiamato anche “Jancolella” e “Janculella”, il Biancolella deve le sue peculiarità alla temperatura mite e ventilata e al territorio minerale di origine vulcanica tipici dell’isola di Ischia. In particolare, il terreno si rivela favorevole non tanto perché sia di origine vulcanica, ma perché è il risultato di diverse eruzioni che si sono manifestate nel corso dei secoli; tra queste, la più antica è di origine esplosiva, il che significa che ha arricchito il terreno con pietra pomice e ceneri sulle quali, poi, si sono deposte numerose colate che hanno gettato le basi per la formazione di un suolo fertile, ricco di sali minerali e sostanze nutritive.

Un altro valido alleato della crescita rigogliosa del Biancolella è il tufo verde, un materiale vulcanico che conferisce al terreno un’ottima capacità drenante, perfetta per evitare quei ristagni di acqua che potrebbero far marcire le radici del vitigno.

Ovviamente, a fare da cornice si hanno il mare e il clima mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e con basse escursioni termiche.

Caratteristiche dell’uva e del vino Biancolella

Come per tutti i vitigni, anche l’uva Biancolella presenta delle caratteristiche ampelografiche che la contraddistinguono e la rendono immediatamente riconoscibile:

  • le sue foglie sono medie, con quattro o cinque lobi;
  • il suo grappolo non è molto grande e ha una forma cilindrica;
  • gli acini hanno colore verde paglierino, sono di forma sferica e hanno media grandezza;
  • la buccia è ricoperta da una sottile pruina.

L’uva Biancolella è abbastanza resistente alle tipiche malattie che affliggono la vite, tranne che alla peronospora, causata dal fungo Plasmopara viticola.

Il vino che si ottiene è, come accennato, unico e raro e le sue caratteristiche organolettiche lo dimostrano: il bouquet è fruttato, con rimandi a susine, agrumi, mandorle e nocciole e presenta un lieve retrogusto speziato (sulla scia della Falanghina), con tratti affumicati dalle note di noce moscata e pepe nero. Si avverte anche un tocco fiorito, in particolare di gelsomino, mimosa e biancospino.

Il tratto distintivo del vino Biancolella, in ogni caso, è dato dal richiamo del mare: cipresso, pino, macchia mediterranea, resine, sale e alghe, tutti elementi che lo rendono profondamente particolare e gradevole all’olfatto.

Al palato il vino Biancolella si rivela tagliente, con una polpa succosa e salata. Ha una struttura media, ricca di mineralità, che regala un finale iodato, aromatico, lungo e persistente. Non si tratta di un vino grasso, anzi, è estremamente leggero e sottile.

Come avviene la vinificazione del Biancolella

La raccolta dei grappoli di Biancolella si esegue tra settembre e ottobre. Trattandosi di un vitigno versatile consente una vinificazione in purezza, ma riesce a regalare bevande superlative anche in assemblaggio con altre varietà, entrando così a far parte di diverse denominazioni campane quali la Campi Flegrei DOC e il Capri DOC.

Una volta giunto in cantina segue il tradizionale percorso della vinificazione in bianco: prima fermenta all’interno di vasche in cemento, successivamente il mosto affina nell’acciaio, un materiale indicato per preservare ed esaltare il profumo e il sapore dell’uva. Così facendo, il vino ottenuto mantiene inalterate le sue caratteristiche organolettiche che, alla fine dei conti, costituiscono il suo tratto distintivo.

Come abbinare il vino Biancolella in tavola

Da buon vino bianco, il Biancolella è perfetto in abbinamento con tutti i piatti a base di pesce, soprattutto in presenza di frutti di mare, vongole, crostacei e pesci cotti al forno o sulla griglia. Ma non solo: questo vino accompagna armoniosamente anche un piatto tipico ischiano, cioè il coniglio all’ischitana, i contorni di verdure e le zuppe di legumi.

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