Piano acqua, piano biodiversità e piano carbonio.
Questi sono i tre settori d’azione in forte sviluppo nell’area dello Champagne, per orientare la filiera verso una viticoltura sempre più sostenibile ed ecologica. L’impegno in questo senso iniziò già negli anni Ottanta, per mettere in atto soluzioni volte a proteggere l’ambiente, anticipando una sensibilità poi sviluppata in molte altre zone enoiche del mondo e che si sta rivelando il futuro della viticoltura.
Oggi, nonostante il crollo delle vendite a causa della pandemia di Covid-19, il Comité Champagne continua a lavorare alacremente per raggiungere un obiettivo ambizioso ma concreto: certificare il 100% dei produttori di Champagne come sostenibili entro il 2030.
Attualmente il 20% della superficie totale dei vigneti in Champagne è già sotto certificazione ambientale. Il 15% è sottoposto a certificazione VDC (Viticulture Durable en Champagne, lo schema di certificazione di sostenibilità introdotto dal Comité Champagne nel 2014), il 2,5% a certificazione biologica e il 2,5% ad altri schemi accreditati. Diverse case prestigiose come Bollinger e Lanson hanno aderito fin da subito ai nuovi protocolli, supportando i vantaggi della viticoltura sostenibile come ad esempio la riduzione di alcune fitopatologie che minavano la salubrità delle vigne. Per affrontare le sfide del cambiamento climatico, il Comité Champagne ha intrapreso anche un programma di miglioramento varietale che innalzerà ancora di più la qualità di questo vino pregiato.
Lo Champagne del futuro sarà quindi sostenibile e gli appassionati di questo fine wine avranno un elemento in più per apprezzarlo e collezionarlo.