In Messico, l’uva misión potrebbe salvare la produzione dal cambiamento climatico

In Baja California, la siccità spinge i viticoltori locali ad affidarsi all’uva misión, più resistente e adattabile al clima.

A prima vista, i filari di vigne erette a girandola nella località di
Viñas del Tigre, in Baja California (Messico) non sembrerebbero
degni di nota. Eppure secondo quanto riporta il National Geographic, l’uva misión rappresenterebbe il futuro della produzione vitivinicola nella penisola messicana.

Negli ultimi anni, alcune varietà di uve (girandola, tempranillo, merlot, granache) hanno risentito delle forti ondate di calore e della siccità record provocata dal cambiamento climatico.

L’uva misión, discendente del primo vitigno portato in Nord America dai missionari spagnoli, sembra invece resistere imperterrita alle nuove, impervie condizioni atmosferiche.

Dalla colonizzazione spagnola a oggi

Appartenente al genere Vitus Vinifera, l’uva misión si è sviluppata nelle steppe alte e secche della regione spagnola di Castilla la Mancha ed è stata esportata
durante le prime missioni spagnole tra la fine del Quattrocento e
l’inizio del Cinquecento.

Immagine di Maja Petric | Unsplash

Già all’epoca era considerata ideale per il trasporto in mare, proprio in virtù della sua notevole resistenza. Gli esploratori in viaggio verso il Nuovo Mondo non intendevano infatti abbandonare l’amato vino locale, che veniva consumato al posto dell’acqua ed era una componente fondamentale delle cerimonie religiose cattoliche. Nel 1522, il conquistatore Hernan Cortez decretò che dovevano essere piantate 1.000 viti per ogni 100 persone negli insediamenti colonizzati dagli spagnoli. Nel 1531, le navi che arrivavano dalla Spagna consegnavano regolarmente carichi di viti, vini e olive.

Baja California: il paradiso del vino

L’uva si diffusa gradualmente in Florida, a Cuba e nel Messico continentale. Ma fu solo all’inizio del Settecento, quando i sacerdoti gesuiti istituirono una serie di missioni lungo la costa della Baja California sulla scia degli esploratori precedenti, che gli spagnoli trovarono il paradiso della vinificazione. Nelle valli soleggiate e rinfrescate dalla nebbia costiera, alimentate dall’acqua che sgorga dalle basse sierras innevate a est, l’uva misión prosperava.

La Baja California divenne il cuore pulsante della produzione vinicola sulla costa occidentale del Nord America.

Dopo l’indipendenza del Messico, avvenuta nel 1821, la produzione iniziò a crescere; per svincolarsi dall’importazione spagnola, i leader del nuovo Stato nazionale invitarono i produttori locali a produrre di più.

Valle di Guadalupe | National Geographic


La prima cantina commerciale, Bodegas Santo Tomas, aprì nel 1888. Vendeva vini bianchi e rossi, oltre a moscato e porto. Nel giro di pochi decenni ne vennero aperte altre, che fornivano alcolici in abbondanza alla regione e persino ai contrabbandieri provenienti dagli Stati Uniti durante il proibizionismo.
A partire dagli anni Settanta la regione ha iniziato a svilupparsi seriamente tanto che una manciata di viticoltori produceva la maggior parte dei vini  della regione. Ma è solo nell’ultimo decennio che la scena enologica è realmente esplosa. Nel 2014 si contavano all’incirca sessanta produttori di vino nella Valle de Guadalupe, a circa due ore da San Diego.

Oggi, secondo i dati riportati dal Consejo Mexicano Vitivinicolo  ne esistono almeno centosettanta. Attualmente circa il 70% del vino prodotto in Messico viene dalla Baja California.

Lo spettro del cambiamento climatico

La Baja California presenta un problema di “siccità prolungata” simile a quello che ha colpito il sud-ovest degli Stati Uniti a partire dai primi Duemila, con un’intensità che non si verificava da almeno 1.200 anni. Caldo e condizioni meteorologiche estreme, come un recente uragano che ha spazzato la regione, e grandi cambiamenti nei modelli di pioggia e neve previsti hanno messo a rischio raccolto dopo raccolto.

A differenza delle regioni vinicole californiane, che ricevono acqua da zone dello Stato più ricche di precipitazioni, la penisola di Baja non ha accesso a nessuna fonte d’acqua al di fuori dei suoi confini. I coltivatori si affidano quindi alle nevi invernali delle montagne vicine per riempire torrenti e fiumi e alle acque sotterranee pompate dal basso.


Entrambe le fonti si sono ridotte in modo allarmante. I modelli di precipitazione stanno cambiando, afferma Tereza Cavazos, scienziata del clima presso il Centro per la ricerca scientifica e l’istruzione superiore di Ensenada (CICESE).

In generale, dal cielo cade meno acqua. Quando arriva, è in raffiche più brevi e più intense e in periodi dell’anno diversi rispetto al passato: in modo meno affidabile in inverno, ma a volte anche in inaspettati temporali estivi. Un grosso problema per i coltivatori che devono pianificare il fabbisogno idrico del prossimo anno e oggi convivono con l’incertezza.

I segreti della misión

Tra i ricercatori che lavorano per capire l’effetto del cambiamento climatico sull’uva da vino, c’è Rufina Hernández che attualmente si sta focalizzando proprio sulla resistenza della vite misión alle alte temperature e alla scarsità d’acqua, studiando il suo microbiota e i benefici che potrebbe avere nella prevenzione di alcune specie di funghi che colpiscono le viti da vino nella regione. I produttori messicani intanto hanno già cominciato a mettere a frutto le conoscenze in loro possesso, sfruttando le caratteristiche di questa varietà.

Intervistato dal National Geographic, Aldo Quesada, proprietario di un vigneto a Viñas  de Tigre, ha raccontato come l’uva misión richieda circa un quinto dell’acqua necessaria alla coltivazione di altre varietà di uve più comuni e
popolari come il cabernet sauvignon, e garantisca al contempo una resa triplicata.

Un vigneto in Baja California | Food and Travel México

 
Bichi è la prima azienda vinicola specializzata in vini naturali in Messico, con sede nelle valli di Tecate, costellate di massi.

Quando ha aperto nel 2014, quasi tutti i produttori della Baja producevano vini tradizionali in stile europeo. L’azienda ha scelto invece di sperimentare, producendo vini a volte strani che esprimono l’unicità di ogni specifico vigneto in cui sono state coltivate le uve. 

Bichi si rifornisce di uve misión da un vigneto vicino a Tecate, in Messico. Le viti sono spesse e robuste, di età compresa tra gli 80 e i 100 anni. A differenza dei vigneti più tradizionali, queste viti sono state piantate in modo un po’ disordinato e sono state lasciate crescere in qualsiasi forma decida la pianta.

Sono coltivate a secco, il che significa che la loro unica fonte d’acqua è rappresentata dalle sporadiche precipitazioni della regione alle quali le piante sembra essersi insolitamente adattate. Un apparato radicale profondo garantisce alle uve misión una maggiore tolleranza alla siccità e una migliore sopportazione delle ormai frequenti ondate di calore. Gli studi in materia sono ancora in corso, ma le premesse sembrano assolutamente positive.


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