Mamoiada: i viticoltori con il progetto di una comunità sostenibile

Mamoiada, vini, vignaioli e territorio: questi i temi scaturisti dall’incontro con l’associazione culturale Mamoja, un esempio di comunità sostenibile

Nasce nel 2015 l’associazione culturale sostenibile viticoltori di Mamoiada chiamata Mamoja per favorire la valorizzazione e la tutela della viticoltura e i vini della zona. Ad oggi ha incluso un gruppo molto attivo di produttori che si occupano del territorio (aspetti ambientali, climatici e paesaggistici), incentivando l’agricoltura biologica, promuovendo gli aspetti culturali legati alla vite e al vino e il patrimonio gastronomico, divulgando il modello associazionistico Mamojà che incentiva le produzioni locali a perseguire politiche di sviluppo sostenibili per le persone e per il territorio in tutti gli aspetti.

Un territorio vocato per fare il vino

Il vino qui ha una valenza tutta particolare dal punto di vista sociale, culturale, religioso ed è oggi il mezzo più importante per educare al rispetto ambientale, creare posti di lavoro, veicolare l’economia del territorio, combattere lo spopolamento che affligge le cosiddette zone interne e l’intera isola sarda.

L’associazione è regolamentata da un disciplinare che ha la funzione di autocontrollo dei soci rispetto ai contenuti tecnici della coltivazione della vite e della produzione del vino, e ha lo scopo di preservarne i caratteri tradizionali e la tipicità, nonché di educazione dei soci al rispetto del territorio.

Il Mamojada Vives 2023

Un appuntamento che quest’anno compie quattro anni quello con i produttori di Mamoiada, che quest’anno hanno proposto una anteprima delle loro annate nella loro base operativa sopra alle cantine Sedilesu, socio e fondatore del “movimento” mamoiadino. Una associazione culturale guidata oggi dal giovane Giovanni Ladu, altro produttore, che conta 55 iscritti di cui di 24 imbottigliatori.

La quarta uscita di gruppo per loro e la prima per me per conoscere questi produttori la cui fama mi aveva già da tempo invogliato a conoscere. Senza stilare classifiche, vorrei rinnovare i miei complimenti ai produttori per il livello qualitativo in primis, ma anche per la loro fedeltà all’obiettivo che si sono prefissi. In un mondo alienante e alienato comandato dal mors tua vita mea, ho trovato un ambiente pulito, concentrato a cercare il suo equilibrio. Non intendo dire che non ci sono problemi, ma quando ho visto i produttori di Mamoiada, seduti tutti insieme allo stesso tavolo, spiegarci come si prepara il Su Sambeneddu o la Cordula o la Pecora In Cappotto, mi sono sentita a casa e ci ho messo un po’ per tornare nei panni dell’ “avida cercatrice di segreti da carpire ai produttori”. E non ho trovato segreti. Non sono delusa, anzi, quello che più mi ha colpito è stato proprio il modo semplice e preciso in cui hanno raccontato il loro vino.

La degustazione si è divisa in due momenti:

  • Quella al tavolo per stampa e operatori con 50 vini degustati divisi in 10 Granazza, 8 rosati e 32 rossi.
  • Quella al banco, aperta anche ai non operatori, con i vini in bottiglia e sfusi. Nei banchi d’assaggio vi erano infatti i produttori di vino sfuso (completamente o parzialmente) di Mamoiada.

Le varietà protagoniste erano due:

  • La Granazza, bianca, autoctona, dalla grande acidità e allo stesso tempo delicatezza di profumi. Diverse le interpretazioni in degustazione, dalle vinifcazioni classiche ai macerati.
  • Il Cannonau, coltivato oltre i 400 metri. Tra i vini anche qualche annata più vecchia che ha dato l’idea di un cambio di passo nel 2020, favorendo meno estrazione, più acidità, meno legno. Ottime a mio avviso le 2021.
  • In degustazione anche alcuni rosati da Cannonau.

Altra “chicca” di questo territorio della Sardegna sono le Ghirada, ossia i vigneti che vengono menzionati in etichetta.

Vini con una marca territoriale davvero importante, qualità che ha soddisfatto le mie aspettative. Volumi permettendo, mi chiedo, quali possano essere i loro prossimi obiettivi di mercato con l’augurio che riescano a crescere, a raccogliere i frutti del loro lavoro e a restare un bellissimo esempio di comunità di valori e di intenti.

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