Intervista a Pinton di FederBio

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Roberto Pinton, segretario della sezione trasformatori e distributori di FederBio: il vino bio piace e non teme la crisi.

E’ passato più di un anno dall’entrata in vigore della 203/2012 sul vino biologico. Cosa è cambiato?
“Questo regolamento ha benedetto la categoria. I vini biologici esistevano anche prima, o meglio: i vini prodotti con uve da agricoltura biologica. Prima mancava un quadro che controllasse i processi di trasformazione, quindi il lavoro in cantina; adesso è c’è un marchio europeo e il prodotto è normato in tutte le fasi, dalla vigna alla cantina”.

Questo ha portato giovamento al comparto?
“Ha portato sicuramente chiarezza e standard uniformi, nel rispetto del medesimo regolamento. I prodotti sono più confrontabili: non omogenei al gusto, ma omogenei per i criteri produttivi, a livello europeo. Prima esistevano disciplinari privati, ma il marchio europeo è tutta un’altra cosa. Anche per il mercato”.

In che senso?
“Il marchio aiuta a dare visibilità sullo scaffale. Si stanno sviluppando sempre più consumatori sensibili al tema del bio, anche tra i winelovers. Questo succede in mercati quali la Germania (dove il bio registra un indotto di 6 miliardi di euro), gli USA, la Svizzera e il Giappone. Anche nei mercati monopolistici scandinavi, dove l’essere bio – a parità di qualità – conferisce punti ulteriori per l’ingresso e vengono aperti tender riservati a questa tipologia”.

E il mercato interno?
“Anche qui il trend è positivo, con una crescita annuale negli ultimi 8 anni di circa il 10%. La GDO stava aspettando il marchio europeo per inserire i vini bio nella sua distribuzione: oggi si parla di numeri importanti. Anche nei ristoranti e nelle enoteche i vini biologici vanno forti, per l’ottima qualità raggiunta. Si potrebbe potenziare la vendita attraverso il canale del dettaglio specializzato: si tratta di 1.200 punti vendita e solo pochi di loro hanno una cantinetta, spesso poco fornita”.

Cosa ne pensa dei vari nomi “vini naturali”, “vini liberi”, ecc. di cui sempre più si sente parlare?
“Sono solo operazioni di marketing, almeno finchè non si dotano di standard di riferimento, di un disciplinare e di un sistema di controlli, per tutelare il consumatore. Per ora sono più i rumors dell’effettiva penetrazione”.

Vinitaly ha annunciato per il 2014 il VinitalyBio…
“Come FederBio avevamo scritto a Vinitaly circa l’esigenza di una maggiore chiarezza. La fiera ci ha ascoltati e ne è nato un salone riservato, a cui avranno accesso solo le aziende che rispetteranno parametri oggettivi (il gusto poi, lasciamolo a chi assaggia). Le aziende potranno esporre nel padiglione dedicato oppure mantenere la tradizionale posizione e mettere alcuni vini al banco d’assaggio riservato ai soli vini biologici. Vinitaly si occuperà anche del supporto promozionale e di portare buyer specializzati”.

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