Stress idrici, termici e luminosi, le sfide del vivaista di oggi e di domani secondo Giovanni Bigot

Con i suoi studi ha messo a punto 9 parametri per la valutazione del potenziale qualitativo del vigneto: parliamo con Giovanni Bigot delle sfide future nel vigneto

Osservare il vigneto, concepirlo come una vera e propria entità che reagisce alle circostanze e così intervenire: è questo il metodo che ogni giorno segue Giovanni Bigot, agronomo, ricercatore, docente universitario, consulente di 50 aziende tra le migliori nel panorama italiano ed estero ma soprattutto inventore del metodo di valutazione del potenziale qualitativo del vigneto: l’Indice Bigot.

Le sfide future per i vivaisti secondo Giovanni Bigot

Lui non ha alcun dubbio: “Saper gestire la complessità. I grandi vini – spiega – sono tali perché lo stesso sistema che li rende grandi è complesso e unico. L’Indice Bigot ha dato un metodo di razionalizzazione, insieme ai 9 parametri che contribuiscono ad ottenere uve di ottima qualità, con la raccolta dati e la visualizzazione successiva dal portale, per tenere sott’occhio ogni fattore, gestirlo uno ad uno ed intervenire”.

Giovanni Bigot ha una filosofia ben precisa che parte dall’uomo in vigna: “Con la mia squadra – racconta – monitoriamo i vigneti per avere tutte le informazioni sullo stato di sviluppo e salute, sul potenziale qualitativo del vigneto, dai controlli settimanali riportiamo poi delle osservazioni che ci permettono di fare le scelte migliori. Per farlo dobbiamo essere in grado di reagire in anticipo, come fa l’ampelonauta che camminando attraverso il vigneto monitora ogni singolo cambiamento”.

Un approccio che in parte si è perso nel tempo ma che necessita di essere riscoperto: “Si è pensato che le scelte dell’uomo potessero essere completamente sostituite dalla meccanizzazione, ma i grandi vini non sono creati da rigidi protocolli o da processi standardizzati che non risentono delle variazioni giornaliere come le mutazioni climatiche, non conoscono le evidenze scientifiche, le introduzioni delle tecniche che permettono di migliorare le coltivazioni”.

La soluzione è semplice: “Una fusione tra l’esperienza, le capacità dell’uomo e le macchine, la tecnologia, l’innovazione. Siamo negli anni in cui si inizia a capire che è sempre più necessaria questa integrazione. Amo il concetto della persona al centro del vigneto però mi piace anche raccogliere i dati come ho fatto con il clima”. Bigot ha infatti acquisito i dati delle principali doc italiane dal punto di vista del clima negli ultimi 35 anni, arrivando ad una conclusione: “In Italia abbiamo un problema di incremento delle temperature medie annuali, di conseguenza aumentano alcune malattie della pianta mentre se ne riducono altre. In crescita anche i giorni in cui le temperature sono al di sopra dei 35 gradi, con conseguenti problemi sulla qualità delle uve che risentono delle scottature sugli acini”.

Il vivaista di oggi deve aver ben presenti i problemi di oggi: “Soprattutto stress termici, luminosi e idrici. Bisogna agire sul terreno, sui microorganismi, per aiutare la pianta a resistere, lavorare sulle foglie, sulla protezione, sulla vigoria, sulla chioma e così via”.

Gli obiettivi infatti sono cambiati: “40 anni fa il vivaista cercava grappoli produttivi e zuccherini, analizzava le uve e da questo studio selezionava quelle in linea. Oggi come si opera per ottenere viti più resistenti allo stress idrico? Per almeno tre anni è costretto a cambiare tecniche, finché non avrà sufficiente garanzia di aver ottenuto quel risultato. Ciò spiega perché c’è un ritardo: ci vuole diverso tempo per adattarsi al nuovo, è necessario stravolgere tutte le operazioni quotidiane. Sono pochi i viticoltori illuminati, gli innovatori che guardano al settore in prospettiva dei 20 anni: selezionando i cloni, i portainnesti e tutto il pacchetto che serve per ottenere meno zuccheri, produzioni equilibrate, grappoli spargoli, resistenza a tutti gli stress e tutte le qualità per far fronte ai prossimi cambiamenti climatici”.

Ma solo il 5% ha capito che questo è il giusto approccio.

(Martina Ciliani)

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