Turismo del vino, si può fare di più

Fidelizzare, diversificare, digitalizzare: ecco le sfide del turismo del vino in Italia

Se è vero che in Italia ci sono tutte le potenzialità e gli asset per cavalcare sempre di più il fenomeno del turismo del vino, è altrettanto vero che tanto ancora si può e si dovrebbe fare.

Ci sono tante leve chiamate a concorrere al successo di questo settore, a cavallo fra il comparto di vino e quello del turismo.

C’è il ruolo rivestito dalle istituzioni, ma un posto fondamentale lo rivestono le aziende, gli intermediari e tutti quei soggetti che aiutano a portare wine lovers di tutto il mondo nelle cantine del Bel Paese.

Trend interessanti su cui andare a lavorare li troviamo ad esempio nel Report Enoturismo e Vendite direct-to-consumer elaborato da Divinea Winesuite. Ne abbiamo parlato con Filippo Galanti, co-founder di Divinea.

“Intanto anche sul fronte dell’enoturismo possiamo individuare uno stato dell’arte post Covid. Le abitudini dei consumatori cambiano. Per fare un esempio: ancora oggi abbiamo registrato una tendenza ad una finestra di prenotazione stretta, data dall’incertezza del momento. Questo significa che spesso è difficile fare una programmazione in cantina con largo anticipo. È diversa e sempre più evoluta anche la richiesta da parte dei wine lovers: la maggior parte delle cantine offrono la classica degustazione di 3-5 vini ma in molti, soprattutto i millennials, cercano proposte sempre più accattivanti. La parola d’ordine è diversificare, puntando su esperienze che mettano in risalto le peculiarità distintive di ogni realtà. I visitatori cercano esperienze originali e autentiche e sono anche disposti a spendere di più per questo tipo di attività (25% più remunerative rispetto all’offerta classica)”.

Ma quali sono ancora oggi le criticità su cui andare a lavorare nel settore turismo del vino?

“Sicuramente quello che emerge è un gap tecnologico, sul digitale. Ad esempio, tre consumatori su quattro preferiscono prenotare e pagare online. Altra nota dolente riguarda la fidelizzazione: pochissime cantine hanno un sistema di raccolta e trattamento dei dati, fondamentali per restare in contatto con i visitatori. In generale insomma il direct-to-consumer in Italia è ancora ben lontano dal modello statunitense, dove nel 2021 si è raggiunto un 66% delle vendite del vino sul totale del fatturato, con un trend in crescita (negli ultimi nove anni il canale di vendita diretta di queste cantine ha registrato un aumento medio annuo del 10,5% del volume delle spedizioni). Infine, possiamo sottolineare come molte cantine spesso non abbiano disponibilità o siano addirittura chiuse nei momenti potenzialmente di maggiore affluenza, come il weekend (ad esempio se prendiamo il sabato, solo il 55% delle esperienze sono a disposizione, dato che diventa ancora più critico in alcuni territori del vino). Se poi stringiamo il campione ad aziende più piccole, qui la situazione è ancora più ricca di potenzialità inespresse: il 68,2% delle cantine non ha personale addetto all’enoturismo e il 53,5% non ha una sezione dedicata alle visite sul proprio sito web. Insomma, ci sono ampi margini di miglioramento sia per quanto riguarda le risorse umane che tecnologiche”. Dato che questo tipo di attività, ancora oggi, si registra per il 70% nei mesi fra luglio e ottobre, non resta che farsi trovare preparati. E magari, perché no, studiare delle offerte che possano sempre più destagionalizzare il flusso di turisti nelle nostre cantine.

Turismo del vino in Italia in breve

  • la classica degustazione corrisponde al 71% dell’offerta enoturistica
  • gli eventi rappresentano il 7% delle proposte
  • ogni cantina propone in media 4,2 esperienze
  • il 98% delle esperienze sono prenotabili dal lunedì al venerdì, solo il 55% se prendiamo il sabato
  • la prenotazione con pagamento in cantina è l’87,7% del totale
  • il numero medio di persone per ogni prenotazione è 2,8
  • lo scontrino medio di ogni prenotazione è 85,5 euro (contro i 77 euro della seconda metà del 2020)
  • il tasso di rifiuto delle cantine è del 11,1%

(Claudia Cataldo)

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