Dreaming California: l’enoturismo in Sicilia vola

Settanta vitigni autoctoni e un patrimonio culturale e paesaggistico unico al mondo. La Sicilia punta a diventare una meta d’eccellenza per l’enoturismo, facendo proprio e migliorando il modello di marketing della California.

La Sicilia come meta enoturistica d’eccellenza. Sull’isola, nota soprattutto per il suo mare e le sue città ricche di storia, sono presenti tantissime cantine. La quasi totalità delle aziende organizza degustazioni, quindi perché non puntare sull’enoturismo? Un modello a cui ispirarsi può essere la California.

I vini siciliani

Come ha dichiarato a Il Sole 24 ore, Antonino Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, «la ricchezza dell’isola è data da un clima invidiabile ma anche da un territorio che presenta più di 70 varietà autoctone e 42mila ettari di viticoltura sostenibile». Tra i vitigni siciliani, il più noto e diffuso è sicuramente il Nero d’Avola.

Il modello California

In Sicilia (e non solo) tanti guardano con interesse al modello enoturistico californiano. Qui, le aziende hanno costruito attorno all’enoturismo una parte importante del loro fatturato. In questo momento le cantine italiane hanno un fatturato legato all’enoturismo che va dal 6% delle grandi al 14% delle più piccole. Ma possiamo aspirare ai numeri californiani dove enoturismo, vendite dirette ed e-commerce coprono il 70% di fatturati milionari. L’esperienza americana, e californiana in particolare, ci insegna quanto sia importante segmentare l’offerta e puntare sul marketing.

E la Sicilia, rispetto alla California, potrebbe avere alcune marce in più. Quali?

  • un patrimonio culturale e paesaggistico unico al mondo,
  • una grande tradizione gastronomica,
  • la storia dei vitigni, delle vigne e delle cantine. 

Insomma, la Sicilia ha, come era uso dire fino a qualche tempo fa, un giacimento infinito il cui valore è riconosciuto dai turisti.

«Unendo le strategie vincenti di marketing dell’accoglienza adottate in California, con l’unicità, la ricchezza del patrimonio storico, culturale, archeologico della Sicilia e l’autenticità dei luoghi e dei produttori siciliani, la Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare una wine destination di eccellenza – dice a Il Sole 24 Ore il presidente di Assovini Sicilia Laurent de la Gatinais – . Con la wine experience si vogliono trasferire le emozioni dalla vigna al vino fino al consumatore finale, attraverso la personale esperienza e storia dei produttori. E lo si vuole fare in una cornice unica: quella del territorio, della cantina, del vino. Intendiamo valorizzare l’enoturismo come strategia per promuovere la diversità e la qualità dei territori siciliani, la loro ricchezza e cultura gastronomica, il patrimonio paesaggistico-culturale».

I numeri dell’enoturismo in Sicilia

Alcuni dati riguardo l’enoturismo in Sicilia sono stati presentati nei giorni scorsi nel corso di Sicilia en Primeur da Roberta Garibaldi, docente all’Università degli Studi di Bergamo e presidente dell’Associazione italiana turismo enogastronomico. E i numeri giocano a favore dell’isola: «La Sicilia conferma il suo primato come migliore meta enogastronomica per i turisti italiani grazie al fascino esercitato dal food & wine – dice Garibaldi –. L’enoturismo è uno dei punti di forza dell’offerta, e nel futuro sarà chiamato ad evolversi ed arricchirsi. Guardando ai desiderata degli italiani che hanno intenzione di compiere un viaggio enogastronomico in Sicilia forte è la voglia di vivere gli spazi aperti ed immergersi nella ruralità, primeggiano le degustazioni al tramonto (indicate dal 66%), cene in vigna (60%), vendemmia turistica (46%), wine trekking (42%) passando per il nuovo trend del foraging (46%). La parola chiave è diversificare, ma in base al target, senza dimenticare proposte ad hoc per famiglie con bambini».

La nuova generazione della vitivinicoltura siciliana

Consapevoli del trend generale di crescita, le cantine siciliane scommettono quindi sull’enoturismo. Il binomio turismo e vino può contribuire a trainare il brand Sicilia, attraverso la valorizzazione del proprio territorio. E in questo è rilevante il ruolo della Next Generation, la nuova generazione della vitivinicoltura siciliana che si sta preparando al ricambio generazionale. Molti dei giovani under 40, infatti, si occupano di accoglienza con l’obiettivo di diversificare l’offerta enoturistica trasformandola in wine experience.  

Le cantine, negli ultimi anni, si sono attrezzate. Secondo un sondaggio di Assovini, il 90% delle aziende ha una struttura destinata all’enoturismo per la degustazione in cantina; il 32% possiede una struttura ricettiva con posti letto e il 30% offre una proposta di ristorazione. I servizi offerti dalle cantine sono sempre più curati e diversificati, trasformandosi in wine experience: oltre il 51% offre dai corsi di cucina ai percorsi benessere, dal wine trekking ai tour che interagiscono sempre più con il paesaggio e la cultura dei luoghi. Ma, evidentemente, c’è da fare ancora qualche passo avanti puntando di più sulla wine experience e su quella che possiamo chiamare la coda lunga della visita in cantina che può portare benefici in termini di marketing e di acquisti anche futuri nei luoghi di residenza dei turisti.

Il Nero d’Avola

Il Nero d’Avola è un vitigno a bacca nera autoctono della Sicilia. Probabilmente la pianta è stata importata dai Fenici in Sicilia. Tuttavia, la questione è incerta poiché sono state rinvenute delle piante selvatiche alle pendici dell’Etna che fanno pensare che sia presente da sempre sull’isola.

Il suo nome attuale, Nero d’Avola, è in uso dall’inizio del Novecento. La zona di produzione dell’uva Nero d’Avola si trova principalmente nella località di Eloro, Pachino e Avola, tutte in provincia di Siracusa. In ogni caso, è possibile trovarlo in tutto il territorio siciliano. Infatti, la superficie coltivata con questa vite è di circa 12 mila ettari complessivi, rendendolo il vitigno più diffuso nella regione.

vini Nero d’Avola hanno delle leggere differenze in base alla parte del territorio Siciliano in cui vengono prodotti. Il Nero d’Avola delle terre siciliane che si trovano nella parte nord-occidentale risulta essere più dolce e dal gusto fruttato. Invece, il vitigno Nero d’Avola che si trova nella parte sud-orientale produce un vino che risulta essere più fino al palato e con spiccati toni speziati.

Inizialmente, questa tipologia d’uva veniva esportata per essere utilizzata come vino da taglio, in appoggio alle produzioni di vino toscane, piemontesi e francesi per donare alle misture colore, forza e sapore. Ai giorni nostri, invece, si utilizza il Nero d’Avola in purezza, e infatti è ormai considerato il re dei vitigni a bacca nera in Sicilia.

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