Monterosso Val d’Arda Festival 2023: sapori ed eccellenze piacentine

Monterosso Val d’Arda Festival 2023: a Castell’Arquato il 29 e 30 aprile tornano le degustazioni di vini eccellenze del territorio piacentino.

Cresce l’attesa per il Monterosso Val d’Arda Festival 2023, la rassegna dedicata al vino Monterosso Val d’Arda, un bianco doc dei Colli Piacentini, che si svolge ogni anno a Castell’Arquato, in provincia di Piacenza. Le date scelte per l’edizione 2023 sono sabato 29 e domenica 30 aprile. Nell’ultimo fine settimana di aprile le vie del borgo medievale di Castell’Arquato si vestiranno a festa, conducendo i visitatori in un viaggio alla scoperta del vino Monterosso Val d’Arda e di tutti i prodotti tipici del territorio. A darne l’annuncio è Franco Ticchi, il presidente dell’associazione La goccia, che dal 2011 organizza la manifestazione.

Monterosso Val d’Arda Festival 2023: vino e non solo

“Il Monterosso Val d’Arda non è solo vino (o meglio un uvaggio), ma il simbolo di un territorio con una grande vocazione enoturistica ed enogastronomica – sottolinea Ticchi – . Un sorso di vino deve fare ricordare un territorio ed è per questo che da anni portiamo avanti il Monterosso Val d’Arda Festival, per non fare dimenticare il vino ed il territorio in cui viene prodotto”. Il festival si svolgerà, come sempre, nelle strade del borgo medievale di Castell’Arquato, dove saranno presenti gli stand delle cantine del territorio. Acquistando il calice all’ingresso sarà possibile degustare il vino.

Il vino Monterosso sarà il protagonista della due giorni ma non mancheranno angoli dedicati ai tanti altri prodotti tipici del piacentino, una zona dalla fortissima vocazione enogastronomica. Il Monterosso Val d’Arda Festival è stato ideato dai volontari di Castell’Arquato nel 2011 per promuovere il vino tipico del territorio. Con gli anni, la manifestazione è cresciuta, diventando anche l’occasione per favorire il turismo nella Val d’Arda e dare impulso a tutto quanto il piacentino ha di meglio da offrire.

Degustazione di vino al Monterosso Val d’Arda Festival a Castell’Arquato

Il Monterosso Val d’Arda: vino bianco Colli Piacentini DOC

“Il Monterosso Val d’Arda era il vino dei nostri padri e dei noi nostri nonni, era il vino che veniva offerto dalle rasdure (le padrone di casa, ndr) agli ospiti che arrivano in casa, a cui veniva offerto un vino fresco e spumeggiante ed una fetta di dolce detto buslan (ciambella, ndr) per ristorarsi” racconta con un pizzico di orgoglio Ticchi. “Era uno dei vini che probabilmente ha incontrato e decantato Sante Lancerio, cantiniere di Paolo III Farnese, nelle sue visite nel territorio arquatese. Vogliamo che questo vino sia ricordato anche se qualcuno vorrebbe declassarlo, lo vogliamo difendere perchèé riteniamo che sia una risorsa anche per le giovani generazioni del nostro territorio”.

I racconti e le testimonianze dell’epoca arrivate fino a noi narrano infatti che il Monterosso Val D’Arda fosse uno dei vini preferiti da papa Paolo III Farnese. Storia o leggenda?

Quel che è certo è che nel secondo dopoguerra la tradizione del Monterosso assurse a onore nazionale, diventando una delle prime Denominazioni d’Origine italiane nel 1974 ed entrando a pieno titolo nella DOC dei Colli Piacentini bold dieci anni dopo.

Il Monterosso Val d’Arda, può essere prodotto solo nei comuni piacentini di

  • Alseno
  • Carpaneto
  • Castell’Arquato
  • Gropparello
  • Lugagnano Val d’Arda
  • Vernasca.

Ma è al borgo medievale di Castell’Arquato che questo vino lega il suo nome e la sua storia. Questo vino nasce e prende il nome dalla collina che si erge davanti alla cittadina. E’ un colle caratterizzato da boschi, prati e vigneti, dove si coltivano le uve bianche tipiche del territorio che, unite, danno origine al Monterosso Val d’Arda. La lavorazione combina le loro caratteristiche di spicco: 

  • l’aroma del Malvasia di candia aromatica e del Moscato bianco;
  • la delicatezza dell’Ortrugo;
  • il corpo e l’acidità del Trebbiano romagnolo e del Beverdino;
  • i sentori speziati e la complessità sensoriale del Sauvignon bianco.

Il risultato è un vino dal colore paglierino o giallo leggermente dorato, con un profumo gradevole e un sapore leggermente aromatico, vinoso, delicato, sottile. Può essere secco o amabile; fermo o frizzante ed esiste anche la versione spumante. Servito alla temperatura ideale di 10°C, è indicato con antipasti, salumi e risotti; se amabile, è adatto anche con i dessert.

Il borgo medievale di Castell’Arquato

Degustazione di vino al Monterosso Val d’Arda Festival a Castell’Arquato

L’antico borgo di Castell’Arquato sorge su una collina, vicino al torrente Arda, dove la Pianura Padana lascia spazio ai primi rilievi collinari. È una sorta di terrazzo naturale che domina dall’alto le aree circostanti e assicura una protezione anche da eventuali esondazioni del corso d’acqua. Ed è questo probabilmente uno dei motivi per cui i primi abitanti del borgo scelsero di insediarsi proprio su quell’altura.

Il comune di Castell’Arquato è un territorio a forte vocazione agricola, soprattutto per la vitivinicoltura, e turistico-commerciale. Già nell’antichità, infatti, in queste terre si coltivavano vigneti, la cui crescita era favorita sia dall’esposizione solare a sud-est dei versanti collinari, sia dalla composizione del terreno. Una passeggiata nel borgo di Castell’Arquato permetterà di fare un tuffo nel Medioevo. Partendo dal basso paese, la visita può iniziare da viale delle Rimembranze. Ci si imbatterà nell’imponente Torrione farnesiano. Accanto si erge il Palazzo del Duca con l’omonima fontana. Proseguendo la salita e prendendo la via chiamata “Solata” appare la maestosa Rocca Viscontea. Giunti davanti alla Rocca lo sguardo incontra la piazza monumentale in cui sono rappresentati i tre poteri del medioevo: il potere religioso (la Collegiata), il potere militare (la Rocca), il potere politico (il Palazzo del Podestà). A fare da corollario ai monumenti con la loro storia e la loro cultura, c’è l’enogastronomia del territorio piacentino ed emiliano.

“Il nostro è un territorio con una grande importanza turistica, con gioielli come Castell’Arquato, il borgo che fa cornice al festival; Vigoleno, che é la patria di un’altra chicca enologica: il Vin Santo di Vigoleno; Velleia Romana, sito di epoca romana in cui é stato trovato il Gutturnium, la coppa che dà il nome al vino Gutturnio e tante altre bellezze” conclude Ticchi.

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