L’enoturismo alla conquista del sogno americano

L’enoturismo ha fatto registrare numeri record. Le potenzialità di crescita sono enormi: le cantine italiane possono aspirare ad un 70% di fatturato da enoturismo, e-commerce e vendite dirette sulla scia del modello americano.

Le cantine italiane possono e devono inseguire e coltivare il “sogno americano”. L’enoturismo rappresenta una fetta importante del turismo italiano. I numeri sono importanti, ma i margini per continuare a crescere sono molti ampi. E un modello possono essere le cantine americane, che fanno registrare, dati alla mano, un giro di affari davvero importante. In questo momento le cantine italiane hanno un fatturato legato all’enoturismo che va dal 6% delle grandi al 14% delle più piccole. Ma possiamo aspirare ai numeri californiani dove enoturismo, vendite dirette ed e-commerce coprono il 70% di fatturati milionari.

Il valore dell’enoturismo in Italia

L’enoturismo in Italia ha fatto registrare nel 2021 e, stando alle stime, anche nel 2022 numeri molto alti. Si parla di un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro annui e di 14 milioni di presenze sul territorio italiano. A giovarne sono stati soprattutto i piccoli borghi e i territori rurali che si sono popolati di turisti. Questo però deve essere considerato un punto di partenza per continuare a crescere, rendendo così il vino e le cantine italiane protagoniste di una nuova stagione turistica. Insomma, non bastano gli appassionati: il numero di turisti in continua crescita e l’entusiasmo che c’è attorno al vino deve essere messo a valore per creare ricchezza e benessere.

Cosa ci insegna l’esperienza americana? Che per crescere è necessario ampliare e segmentare l’offerta e fare leva sul marketing. Di questo è convinta Donatella Cinelli Colombini, autorevole esperta del settore. La Cinelli Colombini, oltre ad essere una produttrice di vino, è fondatrice del “Movimento del turismo del vino”, ideatrice di “Cantine aperte” e autrice di diversi libri sul marketing del vino. In una recente intervista al Sole24Ore ha analizzato la questione, sottolineando, appunto, come “il 2022 sia stato una stagione trionfale per l’enoturismo” e come nello stesso tempo sia necessario attrezzarsi per sfruttare il trend e crescere ancora. E il modello americano può offrire tanti spunti per farlo. Vediamo perché si può e si deve coltivare il “sogno americano”

L’E-COMMERCE

La vendita online di vino è uno dei canali che ha un enorme potenziale di crescita. Dopo la pandemia, durante le quali per forza di cose sono aumentate enormemente le vendite online, l’e-commerce è tornato ad essere irrilevante. Secondo un’analisi di Mediobanca, questa fetta di mercato incide per meno del 5% del fatturato per il 39% delle cantine e addirittura meno del 3,6% per il 50% dei produttori. Per migliorare questi dati servono un cambio di passo e un cambio di mentalità su marketing, puntando decisamente sulla customer relationship management. Vale a dire sulla profilazione puntuale dei clienti per poter promuovere in maniera mirata i prodotti, attraverso offerti speciali ed eventi. Come fare? Ecco che entrano in gioco i social network.

Secondo un’indagine di Divinea, il portale dell’enoturismo in Italia, il 25% delle cantine italiane ha oltre mille followers, ma un altro 25% ne ha tra 500 e mille, un 14% meno di 500 e il 35% meno di 100 fan. Numeri sostanzialmente irrilevanti e su cui riflettere perché il consumatore non arriva da solo allo shop aziendale ma ci va condotto. E come fare? L’enoturismo può essere la risposta. Questa tipologia di turismo porta nelle cantine italiane in media 15 milioni di turisti l’anno. Può quindi svolgere la fondamentale funzione di mettere in contatto i consumatori con le cantine e portare quindi a seguire i canali social della cantina stessa. In questa modo nasce un rapporto tra produttore e turista che va al di là della vacanza, ma prosegue online con un potenziale aumento della vendita di vino online al turista soddisfatto.

Bisogna innanzitutto cominciare a ragionare in questa ottica – conferma Cinelli Colombini – . Il contatto diretto è importante. Occorre avere dai clienti l’assenso sulla privacy e le autorizzazioni a spedire loro il vino. Tutti adempimenti che con la visita in cantina sono molto più semplici e immediati rispetto a un rapporto nato solo online”.

Evolvere l’offerta: il modello americano

L’offerta enoturistica va ampliata e portata ad uno step successivo, passando dalla semplice degustazione di vino e prodotti tipici locali ad una experience vera e propria. Qualche numero.

  • L’offerta enoturistica oggi al 98% propone la degustazione dei vini e di prodotti tipici locali e solo al 21% offre qualcosa di più esclusivo come l’assaggio di vini pregiati alla presenza dell’enologo.
  • C’è una ridotta segmentazione anche di prezzo. La degustazione costa in media tra i 15 e i 25 euro con quelle Premium si può arrivare fino a 150 euro
  • Negli Stati Uniti si parte da 25 – 50 dollari circa e si può arrivare a fino a 6 mila dollari.

Le cantine italiane, differenziando la propria offerta di degustazioni, possono puntare a entrate molto più alte da questa tipologia di attività, tenuto conto del fatto che l’enoturista è ben disposto a spendere per vivere un’esperienza enogastronomica unica e di qualità.

Restano poi alcune altre criticità. Una su tutte: si stima che il 50% circa delle cantine italiane siano chiuse al sabato. Perché? La domanda resta senza risposta ma è un segno evidente di un potenziale di crescita davvero importante.

Tirando le somme, emerge che in questo momento le cantine italiane hanno un fatturato legato all’enoturismo che va dal 6% delle grandi al 14% delle più piccole. Ma possiamo aspirare ai numeri californiani dove enoturismo, vendite dirette ed e-commerce coprono il 70% di fatturati milionari. E dove dal turismo nelle cantine scaturisce un rapporto tra produttore e consumatore che porta a vendite online e offline.

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