Destinazione Sicilia, la terra del Grillo

Sulle tracce del Grillo uno dei vitigni autoctoni della Sicilia, la regione più meridionale d’Italia

Il Grillo rappresenta uno degli autoctoni bianchi siciliani più conosciuti e interessanti del momento con dati di produzione a segno più sia in termini quantitativi che qualitativi. La sua produzione, conferma il presidente del Consorzio Vini Doc Sicilia Antonio Rallo, nel 2021 è stata di 21.126.895 milioni di bottiglie di Grillo Sicilia DOC, +26 % rispetto ai 16.707.274 del 2020. E’ un vitigno versatile e grazie alle sue proprietà organolettiche e le sue caratteristiche chimiche può assumere diverse interpretazioni nel bicchiere: secco e strutturato, dolce da vendemmia tardiva, spumate.

Antonio Rallo, presidente Consorzio tutela Vini Doc Siclia
Antonio Rallo, presidente Consorzio tutela Vini Doc Siclia

Storia e identità del Grillo

Dagli studi sul genoma del Grillo risulta che questo è un incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo o Moscato di Alessandria (Di Vecchi Staraz et al., 2007, De Lorenzis et al., in litteris) e la sua identità con la varietà Rossese bianco coltivata in Liguria (Torello Mariani et al., 2009).

Le origini del Grillo

Il Grillo è una varietà tradizionale della Sicilia, nata alla fine dell’ottocento dall’incrocio di Catarratto e Zibibbo. La prima citazione sembra risalire al 1873 (A. Alagna-Spanò) e successivamente in una relazione tenuta da Abele Damiani nel 1885 sulla viticoltura dell’area di Trapani. Il Damiani però dichiara che l’elenco delle varietà che riporta gli è stato fornito dal Barone Antonio Mendola e pertanto appare strano come questo vitigno non sia presente nella collezione del noto ampelografo, né nell’elenco delle varietà siciliane preparato, nel 1884, dallo stesso Autore.

Il vitigno non è citato tra quelli coltivati in provincia di Trapani (1886), è assente nella Monografia Sul miglior modo di coltivare la vite in Italia di Giuseppe Frojo (1871) che elenca 35 vitigni coltivati in Sicilia, né viene citato fra quelli utilizzati per la produzione del marsala (1890). Cerletti (1892), in un rapporto sulla produzione del marsala, non riporta il Grillo tra le uve acquistate di preferenza dagli industriali del marsala, mentre il vitigno è citato in un incontro tenutosi a Conegliano Veneto nello stesso anno, sul vino marsala. Il Mondini (1893), nella relazione sulla viticoltura in Sicilia, riporta per la produzione dei vini marsala solo due vitigni, il Catarratto, oggi Lucido, e l’Inzolia.

È comunque certo che dalla fine del XIX secolo, con i reimpianti post fillosserici il vitigno assume una sempre più significativa presenza ed importanza nella viticoltura siciliana e in particolare nella provincia di Trapani.

Il Paulsen (1909) studia il comportamento del Grillo innestato su diversi portinnesti, lo considera una varietà di pregio ed importante per il territorio di Marsala e riferisce che è coltivato in provincia di Trapani e di Messina. Il Murania (1911) lo cita trale varietà coltivate nell’agro di Castelvetrano. Nel rapporto del Ministero (1923), su “Notizie e Studi sui vini Italiani”, la varietà viene riportata per le province di Trapani e di Girgenti.

Il Grillo in vigna

Il Grillo presenta una discreta variabilità intra-varietale, accertata attraverso la sua fenotipizzazione, che ha permesso l’individuazione di due biotipi caratterizzati sia per i parametri morfologici che per quelli legati alle caratteristiche qualitative dei mosti e dei vini. I due biotipi sono denominati come A (grappolo mediamente compatto) e B (grappolo spargolo).

Si caratterizza per un’epoca di germogliamento tardiva e per un’epoca di raccolta precoce, caratteristiche che definiscono una lunghezza del ciclo vegeto-produttivo breve.

L’accumulo degli zuccheri, che ha inizio tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, è precoce e si svolge in modo regolare fino ai primi giorni di settembre quando le uve vengono raccolte raggiungendo contenuti zuccherini da medi ad elevati. Lo scostamento da questo trend, registrato negli anni, è alquanto cospicuo, evidenziando così una instabilità nella cinetica di accumulo degli zuccheri. Il trend di maturazione relativo all’acidità titolabile ha un andamento piuttosto regolare con decrementi contenuti dei valori, ed in particolare nella seconda parte della maturazione. Questi andamenti portano ad avere dei mosti alla maturazione con valori di acidità nella norma. Inoltre, mostrano una maggiore stabilità negli anni rispetto a quella fatta registrare dagli zuccheri.

Il Grillo in cantina

Alla vendemmia i mosti dei due biotipi si differenziano in modo sostanziale per tenore zuccherino, che va da medio ad alto. Risultano comunque possedere un buon equilibrio con la componente acida, dove l’acido tartarico è predominante sul malico; i valori di APA registrati sono medio-alti ed anche il contenuto di potassio risulta elevato.

I vini presentano una gradazione alcolica da media a particolarmente elevata in funzione del biotipo. In entrambi i casi le gradazioni alcoliche sono accompagnate da una buona acidità totale, con valori di PH piuttosto contenuti.

Il Grillo nel bicchiere

Il vino presenta un colore giallo intenso con riflessi verdolini, all’olfatto è di elevata intensità aromatica, da cui emergono le note tipiche di agrumi, come il pompelmo, accompagnate da quelle vegetali speziate e di fiori bianchi. A queste si possono anche aggiungere note di frutto della passione; al gusto risulta ricco di elevata struttura ed ha un buon equilibrio tra la sensazione alcolica e quella acida; inoltre sovente risulta particolarmente sapido. La persistenza aromatica è elevata.

La carta di identità della Sicilia, la variabilità del territorio e dei microclimi

Con oltre 25 mila chilometri quadrati la Sicilia è l’isola più grande del Mediterraneo. La sua posizione centrale nel Mare Nostrum l’ha resa particolarmente ambita in passato, quando qui si concentravano le maggiori tratte commerciali. La Sicilia rappresenti, con 97.937 ettari (dato al 31 luglio 2020, fonte Mipaaf), il primo territorio vitivinicolo italiano per superficie vitata.

Terra bagnata da tre mari, Mar Tirreno a nord, Canale di Sicilia a sud e a est, nel lato corto, dal Mar lonio, ed estremamente diversificata sia nella sua geografia che nei suoli.

  1. La regione ha una prevalenza di territorio collinare, per il 62% del territorio, presenti soprattutto nella zona centro meridionale e sud-occidentale
  2. Per il 24% è montuosa, soprattutto nella parte settentrionale. A ridosso della costa nord-orientale si trova l’Appennino siculo, che a sua volta comprende i gruppi dei Monti Peloritani, Monti Nebrodi e le Madonie. Nella Sicilia centrale e occidentale si trovano massicci isolati. Nelle Madonie si trova la vetta più alta dell’isola (dopo l’Etna): il pizzo Carbonara (1.979 metri).
  3. Nella zona sudorientale troviamo una prevalenza di altopiani. La pianura copre circa il 14% del territorio della Sicilia.
  4. Le isole minori: l’arcipelago delle isole Eolie, Ustica, l’arcipelago delle isole Egadi, Pantelleria, le isole Pelagie con Lampedusa e la piccola Linosa.
  5. Il territorio vulcanico dell’Etn. Il monte dell’isola più elevato è appunto il Monte Etna (3.323 metri) – situato nella parte nord-orientale dell’isola – che risulta fra l’altro uno dei più grandi vulcani attivi al mondo.

Il clima della Sicilia è generalmente mediterraneo, con estati calde ed inverni miti e piovosi, ma si può riscontrare tuttavia la stessa diversità:

  1. Nelle coste si riscontra un clima mite, con una piovosità media annua di 400-500 mm, e precipitazioni pressoché assenti nella stagione estiva.
  2. L’area dell’Etna, con un clima generalmente umido e un versante orientale più caldo, e un versante settentrionale più freddo;
  3. Le aree delle montagne, con un clima più freddo e una temperatura media minima di 0 gradi e una massima di 25;
  4. Nella Sicilia interna troviamo una temperatura media annua superiore ai 15 gradi e un ambiente caldo umido soprattutto nelle province di Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta.

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