Dopo la pandemia, quali cambiamenti apportati all’hospitality in cantina possono aver influito positivamente sulla soddisfazione dei clienti?
I cambiamenti non sempre sono fatti per scelta e spesso rappresentano un’opportunità per chiedersi dove e come migliorare. Negli ultimi anni, dopo la pandemia, molte cose sono mutate nel mondo dell’accoglienza e delle degustazioni in cantina e di nuovo stanno cambiando, in virtù del fatto che stiamo uscendo dalla crisi sanitaria e la bella stagione avanza velocemente e con essa il comparto turistico si rimette in moto.
Nell’hospitality prima della pandemia, non c’era una limitazione nel numero di persone che potevano essere accolte in cantina e nella maggior parte dei casi non era nemmeno prevista la prenotazione. Spesso era il bancone il punto di appoggio per assaggiare i vini e non era raro trovarsi a condividere un calice con qualcuno proveniente da chissà quale nazione straniera.
Tutto ciò accadeva appena 3 anni fa, prima del Covid-19, in un’Italia che si era appena affacciata a una regolamentazione dell’attività enoturistica e che si è trovata improvvisamente in balia di un’alternanza di lockdown e riaperture che ha lasciato davvero poco tempo per pensare.
Turismo enogastronomico. Cosa ereditiamo dal biennio Covid?
Sicuramente la consapevolezza di poter usufruire degli spazi esterni, considerato che durante la pandemia l’ostacolo maggiore per le cantine è stato quello del ri-arrangiamento del punto degustazione.
Lo stile delle nuove sale di degustazione è molto open space e non è raro trovare ampie vetrate panoramiche affacciate sui vigneti. Questo consente, anche in inverno, di sentirsi più a contatto con la natura ma soprattutto di offrire agli ospiti meravigliosi scenari e fare numerose foto. A tale proposito, dato che il vino negli ultimi anni è entrato con successo esponenziale nell’universo social network, le aziende hanno creato dei veri e propri palcoscenici fatti di colori, luci e suoni che “vogliono” essere immortalati e condivisi nei profili social del cliente. La spinta verso il digitale ha poi dato il benvenuto anche al Metaverso. Si tratta di una realtà parallela immateriale che costituirebbe l’evoluzione del mondo 4.0. Nel sistema accoglienza avrebbe numerose possibilità di applicazione. La più entusiasmante ed immersiva sarebbe la possibilità di prendere parte alle operazioni di cantina attraverso un visore per realtà virtuale, oppure sperimentare l’esperienza proposta in cantina, prima di viverla personalmente.
Tutto ciò che è funzionale a creare una buona accoglienza spesso si traduce in una buona vendita. La direct sales in cantina diventa un circuito indispensabile e ogni attenzione in più che rivolgiamo al turista ottimizza la sua esperienza e quando un prodotto è soddisfacente può incidere positivamente sui profitti dell’azienda.
Cosa possiamo invece riporre nel cassetto? Si parla a gran voce di sostenibilità e di valorizzazione del territorio. Mentre eravamo ancora in piena pandemia erano consigliati elementi usa e getta, invece oggi si torna ai materiali riutilizzabili o biodegradabili, dove è possibile. Gli abbinamenti con i prodotti tipici invece diventano un sussidio molto importante per affrontare una degustazione “emozionale”, meglio se si dispone di prodotti a chilometro zero e stagionali per l’abbinamento ai vini.
Si allo smart working nelle cantine ma con maggiore consapevolezza e maturità rispetto all’improvvisazione degli anni passati, per incentivare un turismo bleisure, che unisca quindi sia lo svago del tempo libero che il lavoro e occasioni di network.