Il Monte Vulture, nella zona nord della Basilicata, è un vulcano inattivo da migliaia di anni. La particolare conformazione del terreno ha reso quest’area la culla dell’Aglianico. Fuori dai percorsi turistici mainstream, il Vulture nasconde bellezze paesaggistiche e artistiche.
La Basilicata, racchiusa tra Puglia, Calabria e Campania e bagnata da due mari – Tirreno e Ionio – è stata per tanti anni una meta turistica poco gettonata, anche per via della scarsità di infrastrutture. Dal 2019, con la designazione di Matera come capitale europea della cultura, il turismo ha conosciuto un vero e proprio boom. I wine lovers e gli amanti dell’enoturismo possono trovare in questo territorio la metà ideale per coniugare sapori, relax e cultura, degustando un buon bicchiere di Aglianico, il vino per eccellenza della Basilicata, prodotto sulle pendici del Monte Vulture.
L’Aglianico del Vulture
L’Aglianico del Vulture è un vino DOC del vitigno Aglianico, la cui produzione è consentita nella zona del Vulture, situata nella parte nord della provincia di Potenza per una superficie vitata di oltre 1500 ettari. I comuni interessati alla produzione dell’Aglianico del Vulture sono i seguenti:
- Rionero,
- Barile,
- Rapolla,
- Ripacandida,
- Ginestra,
- Maschito,
- Forenza,
- Acerenza,
- Melfi,
- Atella escluse le tre isole amministrative di Sant’Ilario, Riparossa e Macchia),
- Venosa,
- Lavello,
- Palazzo San Gervasio,
- Banzi,
- Genzano di Lucania.
E’ un vino di colore rosso rubino intenso dal sapore caldo e armonico. E’ ottenuto dalla vinificazione in purezza delle uve appartenenti al vitigno omonimo, che si trova nei vigneti ubicati ai piedi del Monte Vulture, un vulcano spento da millenni. In questa zona l’Aglianico viene coltivato fino a 800 metri di altitudine, ma trova le condizioni più propizie fra i 200 e i 600 metri.
Nel 1971 l’Aglianico del Vulture è stato riconosciuto come DOC, mentre nel 2010 la tipologia superiore ha ottenuto il riconoscimento di DOCG.
Il Vulture
Il Monte Vulture, con i suoi sette colli e i due laghi vulcanici, rappresenta uno dei luoghi più suggestivi della Basilicata. Si trova nella zona nord della Basilicata, al confine con la Puglia e la Campania e si eleva fino a 1326m di altezza. È l’unico vulcano esistente sul versante adriatico dell’Appennino Centro Meridionale: le sue ultime manifestazioni vulcaniche risalgono a 130.000 anni fa.
Il Vulture, fuori dai circuiti turistici mainstream, nasconde laghi vulcanici incastonati nella roccia come diamanti, chiese che nascondono capolavori, foreste a tratti impenetrabili rifugio dei briganti in passato, incantevoli castelli. Qui l’Aglianico trova la sua espressione più alta.
Tanti sono i luoghi di interesse storico e naturalistico in questo territorio. Eccone alcuni.
Laghi di Monticchio
I Laghi di Monticchio si trovano nella Riserva del Vulture in Basilicata, precisamente al posto del cratere del Monte Vulture, antico vulcano ormai spento.
Questi due laghi vulcanici, uno più grande e l’altro più piccolo, rappresentano uno scenario imperdibile e suggestivo.
I due verdeggianti bacini d’acqua naturale sorgono dunque proprio nel cratere del vulcano Vulture e sono ubicati nel comune di Monticchio in provincia di Potenza, da cui prendono il nome.
Noti anche come Lago Piccolo e Lago Grande di Monticchio, questi specchi d’acqua differiscono tra loro in quanto a dimensioni e colore – il primo è verdastro, mentre quello più grande è di una tinta che si avvicina molto al verde oliva. La zona offre la possibilità di passeggiate ed escursioni, nonché di mangiare piatti e vini locali.
Cascate di San Fele
Le cascate di San Fele sono formate dal torrente Bradano e si trovano nel territorio del Comune di San Fele, in provincia di Potenza. Il corso d’acqua solca le pendici dell’Appennino Lucano, sgorga prima nella fiumara di Atella e poi nel Fiume Ofanto, formando dei particolari salti di quota. Negli incavi e nelle fenditure l’acqua dà origine ad uno spettacolo naturale degno di ammirazione. Le cascate in dialetto sanfelese sono denominate U Uattënniérë. Il riferimento è alla “gualchiera”, la macchina che veniva adoperata dagli antichi opifici, ossia le fabbriche costruite nell’area immediatamente adiacente alle cascate che utilizzavano la forza dell’acqua per epurare la lana grezza.
Melfi
Melfi è la città federiciana per eccellenza, situata all’estremo nord della Basilicata, nella provincia di Potenza e nel cuore del Vulture. L’Imperatore Federico II di Svevia scelse il castello normanno svevo come residenza estiva e nelle foreste del Vulture praticava la falconeria, il suo hobby prediletto.
Immersa nella splendida cornice paesaggistica del Vulture, la città federiciana ha una cinta muraria unica nell’Italia meridionale, circondata interamente da antiche mura normanne con torrioni di avvistamento. Melfi, patria dell’Aglianico, è uno scrigno di bellezze culturali e sacre da scoprire. Notevoli sono le chiese rupestri di Santa Margherita e Santa Lucia (XIII sec.) scavate nel tufo, oltre alla cattedrale di Santa Maria Assunta in stile svevo bizantino gotico, con soffitto a cassettoni decorato in oro zecchino.
Barile
La particolarità di Barile è l’essere stata fondata da esuli greco-albanesi, giunti sulle falde del Vulture circa 5 secoli fa, in fuga dal loro paese in seguito all’invasione turca. Dopo tanto tempo, in questo piccolo paese è ancora parlata la lingua arbëreshe e sono ancora vive le tradizioni d’origine balcanica.
La chiesa della Madonna di Costantinopoli conserva un affresco murale della Madonna in uno stile bizantino riconducibile al XIV secolo. Venne costruita nella metà del XVII secolo e, secondo la tradizione, laddove la Madonna indicò, in sogno ad un contadino, il luogo nel quale scavando avrebbe trovato dipinta la sua immagine.
Da visitare le caratteristiche cantine scavate nel tufo risalenti a circa cinque secoli fa. Il Sheshë è una collina caratterizzata da una miriade di grotte adibite, ancor oggi come nel passato, alla custodia del vino, il famoso Aglianico del Vulture.
Ripacandida
L’abitato di Ripacandida sembra sia sorto dopo l’invasione gotica di “Candida Latinotum”, i cui abitanti si rifugiarono sul territorio dove sorge attualmente il borgo e che diedero il nome al paese.
Il paese è noto come terra di santi: qui sono nati o hanno vissuto alcuni uomini di chiesa, quali i santi Donatello, Mariano e Laviero, il venerabile Giambattista Rossi e Maria Teresa Araneo, conosciuta come Suor Maria di Gesù.
Disotto all’abitato scorre la fiumara di Ripacandida (l’Arcidiaconata), dove sono visibili i resti di un acquedotto romano. Di notevole interesse è la Chiesa di San Donato, la più antica tra le numerose chiese di Ripacandida. È caratterizzata da una struttura architettonica romanica e dal portale del sec. XVII. La navata unica, dalle pareti alle volte a sesto acuto, è affrescata con un complesso ciclo pittorico che rappresenta la Bibbia a partire dalla Resurrezione. Tali affreschi sono noti come la «Bibbia di Ripacandida».