Il minimum unit pricing entra in vigore in Scozia

Il minimum unit pricing, il prezzo minimo sugli calcoli, dopo una battaglia di sei anni è realtà. Ma il mondo dell’alcool è diviso

Il minimum unit pricing (MUP) da questo maggio entra in vigore in Scozia. Dopo una lunga battaglia legale e politica, iniziata nel 2012, il prezzo minimo sugli calcoli è divenuto realtà. La proposta, nata per garantire la salute, pubblica seriamente minacciata da dati preoccupanti messi in luce da un rapporto sul cosumo dall’alcool (basti pensare che nel solo 2016 i morti relazionati all’abuso di alcool sono stati 1.265, in un Paese di appena 5,3 milioni di abitanti), e i costumi di qualità, è stata accolta in modo discordante dalla filiera vitivinicola.minimum unit pricing

Scettica la posizione della Wine and Spirits Trade Association, che ritiene il minimum unit pricing una misura “inefficace per cambiare le abitudini di consumo degli scozzesi”. Di certo, l’impatto sulla bottiglia di vino è importante: a prescindere dalla qualità, non potrà arrivare sullo scaffale ad un prezzo inferiore ai 5,70 euro a bottiglia. Allo stesso modo, una bottiglia di distillato o liquore avrà un prezzo minimo di 15,90 euro, ed un pacco di sei lattine di birra da 500 ml di 4,50 euro.

Da parte della Scotch Whisky Association, invece, arriva una certa condivisione di vedute con il Governo, mentre dai vertici di Tennent’s, la birra più bevuta in Scozia, come racconta il “The Drinks Business” viene addirittura rivendicato l’appoggio alla misura sin dalla prima ora.

Ciò su cui tutti convergono, è la richiesta di un monitoraggio costante e rigoroso, così da capire l’efficacia e la portata di quella che, da qualunque parte la si guardi, è una piccola rivoluzione.

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