L’importanza dell’enoturismo per le piccole cantine

Secondo uno studio della Business School ESCP Europe sui territori di Langhe e Roero, l’enoturismo è probabilmente il modello di business più adatto per i piccoli produttori

In un mercato in continua evoluzione come quello del vino, sembra proprio che per le piccole cantine l’attività enoturistica costituisca una corsia preferenziale per il proprio business, nello specifico le attività inerenti la vendita diretta e le attività legate alle cantine. Un settore dai grandi numeri, che in Italia vale oltre 2,5 miliardi di euro (dato 2016), e coinvolge oltre 14 milioni di persone. A sostenerlo è uno studio di Magali Canovi, ricercatrice della Business School ESCP Europe (prima Business School del mondo, con sedi a Berlino, Londra, Madrid, Parigi, Torino e Varsavia), incentrato sulle Langhe ed il Roero, uno dei territori più importanti del vino italiano e mondiale.

Lo studio, presentato in occasione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino, ha coinvolto 28 cantine di diverse dimensioni, con una produzione annuale compresa tra le 5.000 e le 120.000 bottiglie, soprattutto a conduzione familiare, che hanno modificato la gestione aziendale anche in funzione dell’enoturismo. In particolare, mentre in passato per queste realtà il business verteva soprattutto sulla produzione ed era rivolto prevalentemente agli importatori, ad oggi è stata registrata un’inversione di tendenza con la creazione e il rafforzamento delle relazioni con il consumatore finale.

Su questo fronte, per la fidelizzazione del cliente e per la promozione dei prodotti si punta soprattutto sulla comunicazione attraverso ogni canale disponibile – digitale, esperienza diretta, passaparola, pubblicità. Lo stesso turismo costituisce un ulteriore canale di vendita: infatti, con un aumento del 45% in 10 anni, i visitatori sono quasi raddoppiati, con una notevole ricaduta su tutto il territorio e con una diversificazione delle attività. Numeri significativi, che vedono il 100% delle cantine proporre degustazioni e il 96% promuovere le visite e la vendita diretta. Dati che, secondo la ricerca, si configurano come particolarmente importanti sotto diversi aspetti: come il fatto che, vendendo direttamente al consumatore finale, si spuntano prezzi a bottiglia tendenzialmente migliori rispetto alla vendita fatta a grossisti, enoteche, ristoranti ed importatori. Ma soprattutto si genera un nuovo modello di marketing a costi più bassi, che passa molto dai social, ma è incentrato molto sul contatto diretto tra produttore e consumatore finale rendendo meno complessa la “fidelizzazione” del cliente alla cantina.

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