“L’agronomo al centro”: intervista a Luca Toninato

Il progetto Magis con il suo “manuale sulla sostenibilità in viticoltura” raccontato dal coordinatore del comitato scientifico

[dropcap]L[/dropcap] [dropcap][/dropcap]uca Toninato è il coordinatore del comitato scientifico del progetto Magis, che vede aziende viticole, università e fornitori uniti per un unico scopo: l’innovazione applicata alla sostenibilità. Ma è anche presidente di Ager (Agricoltura e Ricerca) società che si occupa del delicato compito di trasferimento dell’innovazione dall’industria alle aziende agricole. Affrontiamo con lui i temi centrali della viticoltura italiana e mondiale, attraverso la prospettiva di Magis, che ha presentato due settimane fa il suo “manuale di sostenibilità per la viticoltura italiana”.

Dott. Toninato, cosa è il manuale di sostenibilità Magis?
“E’ un protocollo per la sostenibilità in viticoltura. Ovvero una guida per utilizzare i mezzi tecnici (dalle macchine ai trattamenti), senza demonizzare i progressi che la tecnica e la scienza hanno fatto nel corso degli anni. Un manuale che ha puntato molto sulla viticoltura di precisione, che ci consente da un parte di gestire meglio i mezzi tecnici, e dall’altra di risparmiare (fino al 30% sui concimi, per esempio). Questo grazie a tecniche di rilievo con i sensori che leggono lo stato vegetativo delle piante (un vigneto non è mai uniforme in questo senso), con le macchine dette VRT (variable rate tecnology), che distribuiscono la quantità di prodotto che serve, nel punto che serve; il tutto grazie a gps, computer e attuatore, ovvero un modulo di distribuzione variabile”.

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Questo protocollo rivaluta la figura dell’agronomo…
“E’ così, nel mondo del vino si parla molto degli enologi e poco degli agronomi, dimenticandosi che se l’uva non è sana e buona, il vino che ne deriva, difficilmente sarà migliore. Per questo abbiamo messo al centro di tutto il protocollo la figura dell’agronomo. Noi però imponiamo all’agronomo di fare scelte giustificate e consapevoli, e non “a ricetta”, cioè “ogni anno faccio così perché mi trovo bene”. Ogni annata è diversa dall’altra e bisogna interpretare il territorio”.
Quali sono le sinergie del progetto?
“Per la realizzazione del protocollo vi è stata una partnershiptra fornitori per l’agricoltura, Ager (come supporto tecnico), mondo accademico universitario ed enti di ricerca”.
La sostenibilità in viticoltura è il futuro?
“E’ sicuramente il futuro, perché non è un discorso solo italiano, ma un tema che si impone sempre di più a livello europeo. Ci sono infatti pratiche che dovremo adottare per legge. Inoltre il consumatore è sempre più attento a questi temi. I primi progetti di sostenibilità sono partiti ben 15 anni fa, in Australia, Cile e Sudafrica, che ora sono a livelli avanzati. L’Italia è sicuramente tra i paesi più avanti in Europa”.
Come si evolverà ora Magis?
“Oggi Magis è legato a quello che succede in vigneto, ma è un protocollo in continua innovazione: la “i” di Magis infatti sta per Italia ma anche per Innovazione. A breve si svilupperà poi la parte di cantina, grazie a una collaborazione con il progetto Tergeo. Inoltre inseriremo nel protocollo l’utilizzo di indicatori: carbon footprint e water footprint, ma anche indicatori su valutazione della biodiversità. Infine svilupperemo la parte del progetto che riguarda l’etica della sostenibilità, per promuovere e sviluppare le iniziative legate al territorio”.
In Italia finalmente qualcuno riesce a fare sistema?
Esatto, è uno dei nostri punti di forza: un certo numero di aziende si sono messe insieme e hanno fatto sistema, decidendo di seguire un percorso in un’ottica di confronto e non di concorrenza. Si è riusciti poi a valorizzare quello che l’agricoltura italiana di buono fa per il territorio: le aziende agricole non sono inquinatrici, ma valorizzatrici, sono loro che preservano la natura e ne esaltano il ruolo”.

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