La sfida dello Champagne all’impronta carbonica

Obiettivo: ridurre del 75% le emissioni dannose entro il 2050

 

Dal 2003 la filiera dello Champagne si è dotata di un piano a tutela dell’ambiente puntando a una diminuzione del 75% delle emissioni entro il 2050. Ha già ottenuto risultati importanti. In 15 anni ne ha ridotto del 20% per singola bottiglia. Una lotta all’impronta carbonica tenuta sotto stretto controllo attraverso alcuni punti cardine che hanno reso la Champagne la prima regione vitivinicola ecosostenibile al mondo:

– dal 2010 utilizzo di bottiglie più leggere che limitano del 20% l’impatto delle emissioni di CO2;

– un programma di innovazione varietale per selezionare varietà più resistenti agli stress climatici;

– 90% dei rifiuti riciclati e valorizzati;

– da 10 anni la Champagne partecipa al programma di miglioramento varietale INRA-ResDur, studiando in situ le varietà candidate all’iscrizione al registro francese;

– dal 1956 è stata costituita una rete di monitoraggio della maturazione delle uve per contrastare l’impatto del clima nel vigneto che si sta rivelando quanto mai preziosa per calibrare le condizioni della vendemmia e preservare l’equilibrio dei mosti;

– contrastare le vendemmie più calde in cantina: raccolta nelle ore più fresche della giornata, cassette di colore chiaro riposte all’ombra dei filari e lontane dai raggi di sole e tempi di lavorazione ridotti in cantina;

– adattamento alla diversa composizione dei mosti;

– un disciplinare per la certificazione della viticoltura sostenibile in champagne.

Oggi il 20% della superficie della denominazione detiene una certificazione ambientale.

 

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