Russia, dazi sul vino in aumento: il punto della situazione

Ai tempi della guerra con l’Ucraina, la Russia punta su tasse doganali più alte per potenziare la produzione nazionale.

La guerra tra Russia e Ucraina si gioca anche sui dazi, con ripercussioni per tutto il mondo, Italia inclusa, e per diversi settori produttivi. Tra questi non fa eccezione il mondo del vino. E le esportazioni potrebbero risentirne.

L’aumento dei dazi annunciato dalla Russia

L’ultimo aggiornamento è arrivato proprio questa estate, verso la fine di luglio. La notizia dava Mosca come pronta a far lievitare i dazi sulle importazioni di vino da parte di 49 Paesi considerati ostili, Belpaese compreso.

Si è parlato così di aumenti che partono da non meno di 1,5 dollari al litro, andando da percentuali del 12,5% e arrivando fino al 20%.

Il quotidiano economico russo “Vedomosti” ha riportato così un pacchetto di misure firmato dal Primo ministro Mikhail Mishustin e non ancora pubblicato.

Per il Cremlino quel provvedimento rappresenterebbe una forma di ritorsione contro gli Stati che sostengono Kiev.

La strategia della Russia

L’idea del Cremlino sarebbe quella di soddisfare la domanda interna di vino valorizzando la produzione nazionale. Inoltre verrebbe potenziato l’import ma solo dai Paesi considerati amici e neutrali.

Stando ad alcuni dati, infatti, nel corso dell’anno passato sono cresciute del 9% le importazioni di vini fermi dal Cile e addirittura del 161% quelle dall’Armenia. Anche le bottiglie dal Sudafrica sono arrivate in grandi quantità.

Fonti vicine al Ministero dello sviluppo economico russo hanno confermato l’intenzione di tutelare le imprese vitivinicole locali e di stabilizzare i prezzi nel mercato interno.

Le possibili conseguenze

Le prime ripercussioni previste parlano di un aumento dei prezzi al dettaglio del 10% dei vini considerati “nemici”.

Inoltre, con l’entrata ufficialmente in vigore della norma, a fronte di una reale tassazione di 1,5 dollari al litro, le bottiglie finirebbero inevitabilmente per assistere a un raddoppio del loro costo.

Queste previsioni sono state realizzate dal direttore esecutivo della società commerciale di vini Fort, Alexander Lipilin, come riporta sempre Vedomosti.

Le preoccupazioni interne

I minacciati dazi all’importazione potrebbero avere effetti anche all’interno della Russia. E’ trapelata infatti la preoccupazione delle autorità locali che si occupano di commercio e industria.

L’aumento delle tasse doganali potrebbe far arrabbiare le aziende vinicole nazionali, che temono un’improvvisa crescita generalizzata e indiscriminata dei prezzi di tutto il settore.

Questa eventuale conseguenza potrebbe allontanare i consumatori dagli scaffali delle bottiglie di vino e spingere in brevissimo tempo le loro preferenze verso i superalcolici.

Le ipotesi

Non è da trascurare poi il fatto che l’assenza di concorrenza dei prodotti esteri sul mercato a lungo andare farebbe probabilmente calare la qualità del vino realizzato in Russia.

Il processo potrebbe innescarsi in maniera indipendente e naturale, senza grandi possibilità di contrastarlo né di porre un argine a questa deriva qualitativa.

Così dai dintorni di Mosca si levano voci che chiedono una crescita delle imposte doganali più lenta e graduale, non superiore al 2-3%.

Inoltre, c’è chi chiede l’aliquota zero dell’imposta sia sul valore aggiunto sia sulla proprietà, per quanto concerne gli impianti produttivi e i vigneti. Il tutto andrebbe a sostegno dei produttori locali.

L’import di vino italiano in Russia

La notizia dell‘aumento dei dazi rappresenta una doccia fredda per l’Italia perché i dati finora erano positivi, perlomeno dal punto di vista del settore produttivo.

Le importazioni del nostro vino in Russia, infatti, risultavano in forte e costante aumento. Se l’anno scorso avevano fatto registrare un ottimo +15,8%, nel 2023 la crescita è continuata.

L’import ha segnato un +65,5% soltanto nei primi quattro mesi dell’anno corrente, per un valore corrispondente a 45,5 milioni di euro. Lo evidenziano i dati messi a disposizione dall’Istat.

Il ruolo delle associazioni dei produttori russi

Da tempo le organizzazioni che tutelano gli interessi dei viticoltori in Russia cercano di sfruttare le contingenze oltreconfine per portare acqua (…o vino) al proprio mulino.

E così ad esempio hanno proposto di aumentare il prezzo minimo dei vini importati o comunque di alzare i dazi doganali su questi prodotti fino alla soglia record del 50%.

Queste associazioni parlano di “concorrenza sleale” da parte dei prodotti stranieri sul mercato interno.

Una lettera scritta dai rappresentanti delle imprese russe mette nero su bianco che ingenti quantità di vino in bottiglia a basso prezzo arrivano proprio da Paesi europei ostili come l’Italia, la Spagna e la Francia.

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