Il Chianti in un click: nasce l’Ecomuseo del Chianti

Ecomuseo del Chianti logoNasce il museo digitale sul Chianti: tutti i territori che danno vita alla polifonica declinazione enologica del Chianti diventano accessibili con il loro patrimonio architettonico e artistico, le usanze popolari e contadine, e poi tradizioni, leggende e luoghi della memoria. Il progetto, da oggi online, si chiama Ecomuseo del Chianti e nasce da una sinergia fra Fondazione Musei Senesi e i quattro comuni di Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti. Il sito è consultabile su www.ecomuseochianti.org e offre al visitatore una mappa navigabile e aggiornata che permette, attraverso la selezione di alcuni puntatori corrispondenti ai singoli punti d’interesse, georeferenziati, di scoprire le eccellenze culturali del Chianti. L’ottica in cui nasce l’Ecomuseo è quella di un vero e proprio museo diffuso che ha come obiettivo quello di stimolare alla visita diretta viaggiatori, enoappassonati ma anche abitanti locali.

Chianti vigne, foto Bruno Bruchi per Fondazione Musei Senesi
Chianti vigne, foto Bruno Bruchi per Fondazione Musei Senesi

Grazie all’ausilio dell’Ecomuseo, essi potranno infatti scoprire un Chianti probabilmente poco conosciuto, che oltre al classico bicchiere di vino può regalare anche molto altro: dalle piccole chiesette ai casseri e i castelli, dalla toponomastica alle aree archeologiche etrusche e romane, dall’arte pittorica fino all’arte agroalimentare, con i tipici prodotti locali e gli appuntamenti gastronomici. Gli utenti possono effettuare le proprie ricerche in base a quattro macro categorie (paesaggio, patrimonio culturale materiale e immateriale, vita quotidiana, sensi) ma anche per scaglioni cronologici e infine cercando per parole chiave. Un sistema di cross-tagging permette inoltre di correlare le diverse schede relative ai vari oggetti d’interesse e infine di condividerne i contenuti sui social, rendendoo uno strumento accurato, agile e al passo coi tempi.

Foto di apertura di Bruno Bruchi per Fondazione Musei Senesi

 

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