Export, il vino italiano vola negli Usa

L’emergenza Covid-19 non ferma le vendite di vino italiano negli Usa: l’analisi promossa da Veronafiere rivela un +2,3%. Male la Francia

Sono dati confortanti per l’export del vino italiano quelli che arrivano dall’analisi promossa da Veronafiere e condotta dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor per wine2wine.

Guardando agli Usa, infatti – uno dei mercati principali per il vino nostrano – negli ultimi 8 mesi dell’anno, le vendite salgono del +2,3 %, toccando cifra 1,16 miliardi di euro. “Volano i consumi al di fuori dei luoghi di acquisto – rivela Veronafiere in una nota – e ancora di più le vendite on-line, che compensano in buona parte il gap riscontrato nei locali (bar e ristoranti)”. Buone notizie che arrivano dopo un’altra analisi positiva, quella promossa da Liv-ex che ha evidenziato come l’andamento del mercato dei Fine Wine non ha ancora subito dei brutti cali, anzi da inizio anno è cresciuto dello 0,96% (e nell’ultimo mese dello 0,98%) – qui l’articolo completo.

Male, invece, la Francia complice l’emergenza Covid-19 ma anche e soprattutto il forte impatto dei dazi Usa. L’export dei vini d’Oltralpe non è mai stato con in basso, con un trend in rosso del 25,7%, per una perdita di 998 milioni di euro.

«L’Italia – ha detto Giovanni Mantovanidirettore generale di Veronafiere – oggi detiene una quota di mercato sulle importazioni Usa di vino che si avvicina al 35%, un record raggiunto grazie alla congiuntura e a un rapporto qualità-prezzo più che mai competitivo. Ora serve mantenere le distanze e riallineare i segmenti di mercato penalizzati dal Covid-19 attraverso un’accelerazione della promozione made in Italy”.

“A questo – ha proseguito Mantovani – servirà wine2wine exhibition & forum, un evento fisico e digitale a cui parteciperanno, grazie alla partnership con Agenzia-Ice, centinaia di buyer in presenza e altrettanti on-line, per cui sono previsti masterclass, networking, b2b e seminari in remoto». Alla voce del direttore di Veronafiere si è aggiunta quella di Michael Osborn,  fondatore del portale Wine.com: “La quota dei nostri utenti che operavano acquisti è passata dal 24% in regime pre-Covid all’86%. Un dato incredibile, che secondo un nostro sondaggio sarà mantenuto anche in fase post-Covid. Nel corso dell’anno – ha concluso – gli acquisti di vini italiani sono cresciuti del 53% grazie agli acquisti in fascia alta dei millennials e generazione X”.

Un trend positivo influenzato, dunque, anche e soprattutto dall’e-commerce: Obsorn entra, poi, nel dettaglio parlando anche di alcune denominazioni italiane: “In questi mesi abbiamo assistito agli incrementi di acquisto più forti di sempre da parte dei nostri 46 milioni di utenti, con crescite in tripla cifra nei 5 mesi di emergenza. Nel periodo – ha proseguito – abbiamo registrato un punto di svolta per i fine wine italiani, soprattutto per i rossi toscani, l’Amarone e il Brunello di Montalcino“.

Diverso lo scenario sul fronte del segmento horeca, che secondo Aaron Sherman, co-fondatore e Ceo di SevenFifty, è «calato del 33%». «Il business del vino negli Stati Uniti è molto resiliente, anche durante il lockdown – ha detto il fondatore della Colangelo & partnersGino Colangelo – e in questo contesto il vino italiano è favorito. Oggi infatti la categoria in più rapida crescita è quella di fascia alta (oltre i 50 dollari), che corrisponde al profilo delle grandi aziende del Belpaese».

 
I webinar con gli Usa – conclude la nota di Veronfiere – sono organizzati da Vinitaly insieme alla Camera di Commercio italoamericana di Chicago e la collaborazione del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Assocamerestero, Terlato Wines International, Banca Popolare di Sondrio e Promos Italia.

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