Consapevolezza, formazione, defiscalizzazione: la ricetta del vino sostenibile

Ne parliamo con Davide Ferrarese, tecnico enologo e preparatore d’uva con Simonit & Sirch.

L’assist viene dalla nascita della Carta di Gavi del Vino Responsabile. Abbiamo chiesto a Davide Ferrarese, tecnico agronomo del Consorzio Tutela del Gavi e membro dello staff di Simonit & Sirch, quali sono i passi per realizzare una viticoltura sostenibile.

Cosa pensa della Carta di Gavi del Vino Responsabile?
“È molto positiva, anche se non sarà applicabile nell’immediato: porterà innovazione perchè i viticoltori sono portati a sperimentare, provare, fare esperienze. Il concetto di sostenibilità ci accompagnerà verso il biologico: forse ci vorrà una generazione, ma è un passaggio obbligato. È fondamentale però una risposta da parte di mercato e istituzioni, affinchè riconoscano gli sforzi delle aziende: nulla è praticabile se non c’è un’economia che sostiene”.

Cos’è di immediata applicazione quando si parla di sostenibilità ambientale?
“La consapevolezza che si può fare qualcosa, dalla gestione del terreno, con l’eliminazione dei diserbi chimici o la riduzione degli agrofarmaci. Inoltre non si possono lasciare i viticoltori da soli, è necessario un network, un punto di confronto. Noi tecnici vediamo numerosi casi, mentre l’azienda vede solo il suo”.

Investire nella formazione potrebbe essere d’aiuto?
“Secondo me si. Saper comunicare in modo semplice e costante, instaurare un rapporto con i viticoltori, con i produttori, il territorio, le istituzioni, con tutti gli attori della filiera. E avere l’umiltà di imparare nuove cose, ad esempio andando ad un convegno. Altra parola chiave è defiscalizzare: avere dei margini darebbe spazio di manovra ai viticoltori”.

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