Circa 20 aziende lasciano UIV

Tra chi lascia nomi del calibro di Antinori, Masi, Ferrari, Santa Margherita e molti altri. Quali le cause?

Alla fine la rottura è arrivata. Una ventina di aziende, tra cui molte big, per un fatturato complessivo di circa un miliardo di euro, hanno lasciato Uiv, l’Unione italiana Vini, che raggruppa 500 cantine e metà dell’export italiano, per restare solo in Federvini.

Le avvisaglie di una possibile spaccatura si potevano scorgere sottotraccia già un mese fa, durante i lavori per il Testo Unico sul Vino, al quale l’intera filiera vitivinicola si era presentata unita, ma solo in apparenza. Già infatti correvano le voci di un valzer delle cantine tra le due

vino-export associazioni di rappresentanza più importanti del mondo del vino.
Uno strappo che si è concretizzato in questi giorni, con nomi del calibro di Antinori, Masi, Ferrari, Santa Margherita e molti altri, che hanno lasciato Uiv. Le cantine sono le stesse che ad aprile scorso avevano proposto alle elezioni per i vertici di Uiv Ettore Nicoletto, elezioni poi vinte da Antonio Rallo. L’uscita da Uiv non è tuttavia una semplice protesta per la nomina di Antonio Rallo.
Molte di queste aziende stanno chiedendo da tempo una rappresentanza più unitaria del mondo del vino, un’unità che si è avuta solo di facciata in due momenti chiave per il mondo enoico italiano, come l’approvazione del Testo Unico del Vino e la vicenda Ocm. Le due associazioni hanno infatti mostrato strade molto distanti su questi due temi, da qui la decisione di queste aziende di restare solo con Federvini, nella quale vedono maggiore omogeneità tra le imprese rappresentate.

Sintetico il commento di Antonio Rallo, presidente di Uiv, nel pieno rispetto della decisione di queste aziende, ma sottolineando come Uiv continuerà nella propria mission, portando avanti i cantieri aperti, come quello della Pac 2020, fino al rinnovo del Cda.

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