Barolo e Barbaresco, il vino diventa pegno per credito a imprese

Misura ad hoc per il territorio messo a punto da Intesa Sanpaolo e il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

Il vino, da sempre tesoro per le aziende vitivinicole, si trasforma in un vero e proprio pegno di garanzia. È la misura studiata dalla Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo e il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani per venire incontro ai bisogno delle cantine del territorio.

“Da quando è scoppiata la pandemia Covid-19 – afferma Matteo Ascheri, presidente del Consorzio, come riportato da Ansa – Barolo e Barberesco hanno subito i danni più rivelanti dalla diminuzione di valore dei vini. Sul piano delle vendite, però, il calo è stato più contenuto rispetto ad altri distretti vinicoli. Nei primi 9 mesi del 2020 la flessione dell’export è stata contenuta al -1,1%“.

Ecco, dunque, la necessità di una una “soluzione su misura per il nostro territorio” come ha commentato Teresio Testa, direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo.

Come funziona? Si tratta di un finanziamento pluriennale e continuativo a 5 anni – spiega ancora Ansa – con un periodo di preammortamento, a fronte dell’iscrizione in pegno delle ultime 3 annate di Barolo e delle ultime 2 di Barbaresco. Il valore della garanzia è calcolato sulla base del prezzo delle uve pubblicato dalla Camera di Commercio di Cuneo. L’operazione si basa sulla struttura giuridica del pegno rotativo non possessorio su prodotti agricoli e alimentari, secondo cui il produttore può disporre liberamente del vino dato in garanzia per tutti i processi di lavorazione e affinamento.

“Il vino che si affina in cantina diventa un attivo nel bilancio dell’azienda – conclude Testa -. Un’idea semplice, ma che richiede una banca che voglia assumersi il rischio, un partner affidabile come il Consorzio e il coraggio dei nostri produttori che comprendono come l’unica via praticabile sia continuare ad investire in digitalizzazione, nuovi strumenti di lavoro, formazione, comunicazione“. 

La misura ricorda quelle messe in atto da altri territori del vino che hanno dato il va a collaborazioni importanti con banche e associazioni del territorio. Un esempio è quello di Banca Mps insieme al Consorzio tutela della Vernaccia e del Chianti Classico. Sempre in Toscana, Intesa San Paolo aveva gà siglato un accordo con il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano a sostegno dei viticoltori.

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