
anfore, utensili e tracce di impianti di viti

Secondo l’Università di Lione le nuove scoperte sembrano riscrivere la storia del vino francese
Secondo l’Università di Lione gli ultimi ritrovamenti di anfore, utensili e tracce di impianti di viti e la presenza di numerosi siti commerciali, come nella Valle del Rodano sembrano riscrivere la storia del vino francese, retrodatando le prime tracce della sua produzione al V secolo a.C. e precisamente a Massilia, l’attuale Marsiglia, da dove poi si sarebbe diffusa su tutto il territorio. Lo riporta il magazine francese “Vitisphere”, raccontando il moltiplicarsi e l’accelerata Oltrarpe di scavi e ricerche archeologiche negli ultimi 15 anni.
La chiave sta tutta nei numerosi resti vegetali che vengono alla luce, come pedicelli e semi d’uva, che, negli anni passati, hanno permesso di datare la presenza precoce di vigneti coltivati in Europa, nel Nord dell’Italia e in Sardegna, a partire dal 1.400 a.C., superando l’idea che questa pratica sia stata introdotta nel Vecchio Continente durante la colonizzazione greca. È dunque possibile che da quell’epoca si sia iniziata a coltivare la vite anche in Francia, come diverse tracce sembrano suggerire.
I più antichi resti di un vigneto coltivato sono quelli di Saint-Jean du Désert a Marsiglia, risalenti al V-IV secolo a.C. Il tutto a fronte delle primissime tracce della presenza di vigneti coltivati nel mondo risalenti a 5.000 anni a.C., recentemente aggiornate, in Europa Centrale e in Georgia, epoca a partire dalla quale l’addomesticamento della vite selvatica ha subito un’accelerata.