Vini senza solforosa aggiunta: il futuro?

Barberani, azienda vinicola umbra, dopo la conversione al biologico ha iniziato a sperimentare la vinificazione senza aggiunta di solforosa. Con l’enologo Niccolò Barberani vediamo quali possono essere i benefici e le caretteristiche di questi vini.

 

vinoso
Barberani è una delle aziende storiche dall’antica città umbra di Orvieto, dalla quale dista pochi chilometri, in direzione del lago di Corbara. L’azienda a gestione familiare si compone di 100 ettari, di cui circa 50 vitati, su terreni che combinano caratteristiche di origini vulcaniche, sedimentarie e calcareo-argillose. Tali differenti terroir determinano la complessità e la particolare mineralità dei nostri prodotti. L’azienda da anni si è convertita all’agricoltura biologica, eseguendo procedure totalmente naturali evitando l’utilizzo di prodotti chimici ma ha iniziato a produrre anche una linea di vini senza l’uso della solforosa aggiunta. I due vini si chiamano Vinoso, il bianco è un Orvieto Classico Superiore Doc, il rosso è un Igt Umbria a base di Sangiovese e Montepulciano.

Proprio a Niccolò Barberani, enologo nell’azienda di famiglia, chiediamo quali sono i vantaggi nel non aggiungere la solforosa:
“I benefici che possiamo ottenere da un vino prodotto senza alcun utilizzo di solfiti possono essere molteplici. Primo fra tutti il contenuto totale di solfiti al suo interno può variare dai 5 mg/l ad un massimo di 35 mg/l (almeno secondo le nostre esperienze) e questi sono prodotti dalla naturale fermentazione alcolica dei lieviti. In un vino biologico certificato possiamo anche aggiungere solfiti fino ad un contenuto totale di 100-120 mg/l a seconda della tipologia. Tutto ciò ci porta ad avere degli assoluti benefici alla salute degli individui più sensibili a queste sostanze. Inoltre, condurre la vinificazione in totale assenza di solfiti aggiunti, se effettuata correttamente, conduce alla formazione di caratteristiche organolettiche nei vini del tutto nuove ed assolutamente interessanti.
Da un punto di vista organolettico, ci sono delle differenze percepite tra i vini senza solfiti e quelli con l’aggiunta?
“La sfida sta nel riuscire ad ottenere un vino con caratteristiche tecniche –analitiche corrette. Se si riesce in questo intento, quindi il vino senza solfiti è assolutamente corretto a livello analitico, le differenze sono davvero interessanti sotto il profilo organolettico. Ho riscontrato un carattere molto più “vivo” in queste tipologie di vini, colori intensi, aromi primari molto spiccati di frutta e soprattutto di uva! La più grande scoperta che abbiamo fatto riguardo a questi vini è che in tutti è presente un grande impatto aromatico che ricorda moltissimo i profumi vendemmiali dell’uva appena spremuta, dei frutti appena raccolti, dei mosti in fermentazione”.
Come accoglie il mercato questo tipo di prodotto? Ci sono dei Paesi in particolare che ne fanno una maggiore richiesta?
“Questa tipologia di prodotti rappresenta ancora una nicchia di mercato che sta avendo una crescita davvero importante. I paesi del nord Europa già da dieci anni dimostrano grande attenzione rispetto a questi prodotti, credo però che la più grande sensibilità in merito a queste tipologie di vini verrà rappresentata dagli stati uniti d’america entro 5 o 6 anni da oggi. In USA vi è un grandissimo interesse su tutto ciò che è biologico, organico e naturale. I vini senza solfiti rappresentano quindi una chiave, una scelta, una sfida, per entrare anche in mercati nuovi ed alternativi che sono ogni anno sempre più interessanti”.
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