Vini per l’estate: i nostri consigli

Dove andare, cosa bere. La redazione de IGV ha detto la sua. E voi come passerete questa estate?

giovanni-pellicci“Estate in montagna, collina o al mare? Qualsiasi meta sceglierete per le vostre vacanze – sempre che questo pazzo meteo decida di lasciarci un po’ in pace – un buon vino non potrà mancare accanto a voi. Se optate per il fresco, potreste rilassarvi nella splendida Valle da Aosta, ricca di eventi e sentieri (www.routedesvinsvda.it) che uniscono tradizioni e rappresentazioni in un contesto ambientale rigenerante. Nel vostro calice potreste allora provare il Nus prodotto dalla piccola azienda a gestione familiare Les Granges. Un rosso a base di uve Vien de Nus (65%), quindi un piccola percentuale di Petit Rouge 5% e, il restante, a base di Premetta, Mayolet e Fumin. Un vino dalle sfumature intense color rubino, con riflessi che puntano al granata, ottimo da sorseggiare con un’immancabile fontina valdaostana. Se invece preferite il mare ma con un tocco di collina le Cinque Terre in Liguria fanno al caso vostro. Visitate l’incantevole Parco Nazionale con visite guidate (www.parconazionale5terre.it) alla scoperta di borghi incantevoli, affacciati sul mare e caratterizzati da una viticultura eroica, capace di impiantare l’uva dove è anche difficile solo immaginarlo. Concedetevi un giro in barca alla scoperta di calette intatte, dove la natura è ancora assoluta protagonista. Fatevi un rigenerante tuffo e nella cambusa non fate mancare una bottiglia di Pigato della Riviera di Ponente, da stappare al tramonto. Potrete abbinare le sue delicate ed eleganti note profumate alle acciughe tipiche di queste zone. Ecco che allora che l’estate sarà davvero la stagione più bella”.
Giovanni Pellicci – Direttore Responsabile[highlight] @giopellix[/highlight]

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“Se si parla di Piemonte in genere ci si immagina una delle diverse declinazioni del Nebbiolo, il re. E invece per l’estate e per le torride temperature agostane che arriveranno, la regione ha in serbo per i più curiosi un vino insolito e non così popolare, specie nel resto d’Italia. STEFANIAA noi piace proprio per questo, perché le cose rare e non subito evidenti hanno quell’indecifrabile sapore in più. Come un calice di Arneis davanti a una lussuriosa frittura di pesce, dopo una mattinata al mare. Quello di Cantina Del Parroco di Neive ha un ottimo rapporto qualità-prezzo, un profumo intenso e fragrante e grande freschezza, oltre che una piacevole nota amarognola appena accennata nel finale. La leggera sapidità e la persistenza di questo vino sposano molto bene col fritto. Il nome pare che derivi dal dialetto, associato a una persona o cosa originale, ribelle, scontrosa, oltre che dall’antico vitigno del bric Arneiso, che si trova nei pressi di Canale (Cuneo). In zona si usa dire: t’sei propri n’arneis (sei proprio un arnese), quando ci si trova davanti a una persona particolare, che fa cose fuori dagli schemi, a volte utili, altre no. A noi questa storia è piaciuta, e se vi sentite un pò “fuori dagli schemi” allora recatevi nella più vicina enoteca, chiedete un Roero Arneis, servitelo a una temperatura di 8-10° e, come si dice, enjoy!”
Stefania Abbattista – Coordinamento editoriale [highlight]@abba_ste[/highlight]

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claudia-cataldo“Il campanilismo e il mio attaccamento tutto italiano mi ha fatto un po’ dubitare della mia scelta ma alla fine la bontà del vino ha avuto la meglio: così Les Glaciares 2012 dell’azienda Domaine Gardiés mi ha conquistato. Acquistato durante un tour enologico con qualche amico, stappandolo mi ha ricordato le bellezze di quella terra nel sud della Francia:  un bianco del Languedoc – Rousillon, un blend di Granache bianca e grigia, Rousanne e Macabeo, dal naso interessante che si va componendo di note agrumate, di frutti esotici, con qualche tocco floreale e un accenno di legno che non ci sta per niente male. In bocca è altrettanto piacevole e rotondo, con un bel finale lungo. Ma come sempre, anche noi italiani sappiamo difenderci: e mi è tornato alla mente un ottimo Fiano Igt Campania dell’azienda Don Chisciotte, il Fiano più alto del mondo, lungamente macerato sulle bucce: non un bianchino per ogni momento e ogni palato, ma un vino interessante, profumato di sidro ed erbe aromatiche, minerale in bocca, in ricordo di terre aspre, dure quanto affascinanti”.
Claudia Cataldo – redattrice, web editor [highlight]@cla_cat[/highlight]

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“Partiamo dal nord, precisamente dal bellissimo paesaggio del Collio friulano, dove vi suggerisco un vino grande come la persona 1508584_10202760545629097_6che lo produce, la Malvasia di Damijan Podversic. Molto più di un semplice bianco, molto più di un vino macerato. La macerazione sulle bucce, ovviamente, c’è ed è lunghissima, così come l’affinamento in vecchie botti, perché il vino ha bisogno del suo tempo. Nel bicchiere si ritrova un vino pieno di energia e in continuo divenire, complesso, con note che vanno dalla camomilla, al gesso e alle scorze di agrumi, in bocca emerge la maturità del frutto e la persistenza.
Cambiamo decisamente panorama, con T, il Trebbiano di Francesco Guccione, produttore siciliano, le cui vigne si trovano a contrada Cerasa (Monreale). Un caso. Dimenticate l’irruenza dei vini siciliani, questo è un vino inizialmente quasi reticente, delicato con fiori di camomilla, per poi lasciarsi andare a profumi e sapori più mediterranei, di zagara e fiori di arancio, ed è qui che si ritrova tutta la mediterraneità di questa isola”.
Marina Ciancaglini – wine trotter per passione/professione 

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“Se quest’estate lo riuscite a trovare, non potete non assaggiare Rosantico Bressan: poche e degne di nota le bottiglie prodotte, appena 2000!
1794812_10202284411864374_1512947395_nUn 100% Moscato Rosa, rigorosamente non filtrato, dal colore ricco di riflessi ramati, dal profumo estivo di fiori e di frutti maturi, che si presenta all’assaggio un po’ “burbero”, come il suo discusso produttore.
Ottimo in un’estate non troppo calda come questa e perfetto da abbinare a piatti freddi, pesce alla griglia e formaggi, anche quelli erborinati. Se invece preferite la freschezza di un bianco, Maìa Siddura, Vermentino in purezza, non vi lascerà indifferenti. Fresco nel profumo e nel sapore, leggermente sapido, porta in bocca tutta la magia (da qui il suo nome!) della Gallura. Ideale per primi piatti di pesce, crudités e davvero notevole con la bottarga.
Da stappare anche in un caldo dopocena, magari aspettando qualche stella cadente. Vi rimarranno ben pochi desideri da esprimere dopo averlo assaggiato…”
Elisa Berti – mamma, giornalista, wine addicted

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“Forse perché ci sono cresciuta, per me l’estate è l’Isola d’Elba. Proprio come un vino, l’Elba ad agosto ha il suo corredo olfattivo unico e inconfondibile, fatto dell’aria salmastra e pungente della mattina, del retrogusto di carota, cocco e burro di karité delle creme solari, e di quell’odorino di fritto misto e gamberoni che pervade il lungo mare alle otto in punto di sera. Ricordo che certe sere d’estate, dopo la cena, arrivava a farci visita il parente di turno (proveniente dal Continente) in vacanza all’isola d’Elba. 430183_355555311156446_7568Allora, fatti i primi convenevoli di rito, la mamma si avvicinava con passo felpato al mobile giallo e tirava fuori una bottiglia nera dal collo lungo e affusolato: lo vuoi un bicchierino d’Aleatico?. Il parente se lo assaporava goccia dopo goccia e si vedeva dall’espressione degli occhi al primo sorso che gli piaceva. Ma quando si trattava di capire dove poteva ritrovare quel sapore aromatico, caldo, dolce e così intenso, mia mamma era sempre troppo vaga: c’era un mercatino, un giovedì o forse un lunedì e un contadino di cui proprio non si ricordava il nome… Insomma le piaceva far intendere che quel vino era una rarità riservata a pochi elbani fortunati. Ora non si può certo dire la stessa cosa, l’Aleatico dell’Elba è diventato una Denominazione di Origine Controllata e Protetta e sull’isola lo si trova ovunque, persino nei negozi di souvenir. Ci sono 16 aziende locali che lo producono, quale sia il migliore non saprei dirlo, ma vi consiglio di provarne diversi. Tuttavia, se siete in vacanza all’Isola d’Elba e avete un po’ di spirito d’avventura, di certo riuscirete a trovare quel mercatino e quel contadino che fa sempre troppo poco vino, ma di quello che vi fa sgranare gli occhi dallo stupore fin dal primo sorso”.
Ilaria Tognarini, enogastronomia e web [highlight]@togna[/highlight]

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