Sulla Weinstrasse in bici o a piedi con pause alle terme…

 … alla scoperta della Doc Alto Adige, dei vitigni sudtirolesi e della pace che solo le montagne sanno donare.

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Alto Adige, leggi anche: Bolzano e dintorni.
E sono dintorni di fascino indiscusso, quelli che hanno connotati sudtirolesi e in cui ogni cosa è tradotta in doppia lingua a ricordare che in fondo sì, siamo in Italia, ma senza esagerare. La Doc Alto Adige si declina in sei sottozone: Colli di Bolzano, Meranese di Collina, Santa Maddalena, Terlano, Valle Isarco, Valle Venosta (immediata l’associazione con le buonissime mele).
Le altitudini a cui si spesso coltiva la vite, il terroir di collina e montagna rendono spesso il mestiere di vignaiolo difficile e impegnativo. Più che altrove, si direbbe (gli altri non ce ne vogliano). I vitigni disponibili da queste parti sono tali e tanti che bisogna saperli gestire e vinificare con maestria: il compito dell’enologo diventa fondamentale per dare a ciascuno la propria impronta, prendendo il meglio sia dai grappoli che dal clima che fa da cornice. Le forti escursioni termiche tra giorno e notte danno una marcia in più che si ritrova nel calice, insieme agli aromi netti, decisi, con la giusta acidità che sostiene e dà eleganza.

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In Alto Adige a farla da padrone sono le Cantine sociali (anche perché la coltura della vite fino a qualche tempo fa raramente era l’unica attività delle aziende), ma negli ultimi anni la tendenza sempre più frequente è veder nascere molte piccole e medie aziende agricole, specializzate nella viticoltura. Questo ha aggiunto fermento e una bella eterogeneità, dovuta in primo luogo allo straordinario patrimonio ampelografico. Tra i vitigni i più importanti, gli internazionali Chardonnay, Riesling, Sauvignon, i vari Pinot e Cabernet con le loro inconfondibili note erbacee, il Merlot e l’aromatico Gewürztraminer. E l’elenco continua col Müller Thurgau, la Schiava (vitigno autoctono e di nicchia) passando per la Nosiola, il Lagrein, il Marzemino.
L’elenco non è concluso e questa ricchezza è tale da trasformare la nostra incompletezza in un invito al viaggio. Perché in Alto Adige i vignaioli sono sicuri e tenaci e hanno imparato ad avere degli obiettivi di sviluppo molto più chiari rispetto al passato: il turista si sentirà accolto dal connubio uomo-natura, in una raffinata verità di proposte per tutte le stagioni.
Ed ecco che l’enoturismo propriamente detto si fonde amabilmente con l’escursionismo, le passeggiate, la bike, l’arrampicata, le terme e il wellness. A voler programmare qualche giorno della primavera in arrivo, c’è l’imbarazzo della scelta. Basta mettersi sulla weinstrasse e sapere per esempio che dal 25 aprile al 6 giugno i 16 comuni lungo la Strada organizzano “Vino in festa”, il 6 giugno c’è la “Notte delle cantine”, mentre per tutta l’estate si organizzano dei Vinosafari, un’esplorazione alla scoperta dei vitigni dolomitici.
Tutte le informazioni si trovano su: www.suedtiroler-weinstrasse.it/italiano

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Lungo il percorso, noi consigliamo la sosta da Arunda (da provare le loro bollicine metodo classico ad alta quota) e da Cantina Tramin, dove la completezza dei vitigni vinificati renderà impossibile lasciare qualcosa fuori dall’assaggio, con annesso imperdibile abbinamento gastronomico suggerito. Rigorosamente made in Sudtirol.

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